La tungiasi è una malattia parassitaria strettamente associata alla condizione di povertà. È causata dalle pulci ematofaghe, ovvero che si nutrono di sangue. Nello specifico, queste appartengono alla specie Tunga penetrans, anche se sono stati riportati casi associati alla Tunga trimamillata.
I primi casi di tungiasi registrati risalgono al 1525, quando il conquistador spagnolo Fernando González da Oviedo notò che diversi nativi di Haiti soffrivano di questo strano male.
Il parassita è originario delle Americhe e da lì si è diffuso ad altre parti del mondo. Al giorno d’oggi le aree endemiche di questa pulce sono l’America del Sud, i Caraibi, l’Africa sub-Sahariana, il Madagascar, lo Zanzibar, le Isole Seychelles, la costa orientale dell’India, il Pakistan e l’Oceania.
Cos’è la Tungiasi?
La tungiasi si manifesta quando una pulce appartenente alle specie menzionate penetra la pelle di un organismo a sangue caldo. La malattia si sviluppa se un esemplare di pulce femmina in gravidanza penetra la pelle. Quando succede, si attiva un meccanismo di ipertrofia che genera migliaia di uova che poi verranno espulse.
La malattia può colpire qualunque parte del corpo, ma in genere interessa i piedi. Questo perché l’habitat naturale di questa pulce è rappresentato dai pavimenti asciutti, ombrosi, sabbiosi e che presentano materiale organico. A questo si aggiunge che molte persone in stato di povertà camminano scalze, il che favorisce lo sviluppo della malattia.
La femmina gravida penetra le pelle attraverso la bocca. Attraversa l’epidermide fino a a cibarsi di capillari del derma papillare. L’apertura ano-genitale del parassita entra in contatto con la superficie della pelle dell’uomo. In seguito a ciò, vengono espulse le uova all’esterno e nel giro di un periodo che varia da 1 a 3 settimane la femmina muore.
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Sintomi della tungiasi
Nella maggior parte dei casi, la tungiasi colpisce la pianta del piede, le regioni periungueali e le pieghe tra le dita. Si calcola che solo nel 5%-10% dei casi colpisca altre parti del corpo.
Nell’area colpita di solito si accusa prurito intenso. Le lesioni possono essere singole o multiple, nonché dolorose o asintomatiche. Nelle 24 ore successive alla penetrazione del parassita si nota una papula eritematosa o macula. Questa, di solito, inizia a comparire due ore dopo il contagio.
La lesione evolve e dà luogo a noduli biancastri con un punto nero al centro. Questo punto nero è l’addome posteriore della pulce. Il più delle volte nei pressi della lesione è visibile un insieme di uova che aderiscono alla pelle.
Dopo la morte della pulce, la lesione si copre di una crosta nera. Quest’ultima è composta da sangue coagulato e detriti. In un secondo momento, compare una cicatrice epidermica. A volte le lesioni sono simili a una vescica dall’aspetto ulceroso e verrucoso.
Possibili trattamenti
La terapia di base per la tungiasi consiste nell’estrazione chirurgica della pulce. A questo scopo si usa un ago sterile e poi si procede con un lavaggio di soluzione salina. In alcuni casi, si opta per il metodo della rasatura profonda. Quindi, si procede applicando un curetage con elettrocoagulazione.
In alcuni casi verrà somministrato il tiabendazolo per trattare la tungiasi. Si tratta di un farmaco per uso orale da assumere secondo un dosaggio di 25 mg/kg al giorno, per un periodo di tempo da 5 a 10 giorni. Lo stesso farmaco, sotto forma di pomata o lozione, viene applicato per ridurre il numero di lesioni.
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Prevenzione
Il modo migliore per combattere la tungiasi è prevenirne la comparsa. A questo scopo la misura più pratica è l’uso di calzature chiuse per evitare di sedersi o sdraiarsi su superfici in cui potrebbe vivere la pulce.
La migliore strategia, in ogni caso, è la lotta alla povertà, asfaltare le strade e prevedere sistemi efficaci di raccolta dei rifiuti. Al tempo stesso, bisognerebbe intervenire sulle abitazioni senza pavimenti.
Allo stesso modo, anche l’educazione alla salute gioca un ruolo fondamentale. Risulta necessario sensibilizzare le persone esposte all’azione di questo parassita, affinché imparino a riconoscerne e a prevenirne il contatto.
Bibliografia
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- Hoon, K. S., Fernández, M. F., Buján, M. M., Cervini, A. B., Laffargue, J., & Pierini, A. M. (2011). Tungiasis: Presentación de un caso clínico. Archivos argentinos de pediatría, 109(4), e82-e84.