
Proteggere la salute mentale si traduce in un generale benessere psicologico, nonché in buona gestione di sentimenti e relazioni. Le…
L'eccessiva preoccupazione per la salute induce a prestare troppa attenzione a ogni possibile fastidio e a pensare di essere malati senza, probabilmente, esserlo davvero.
Viviamo in un’epoca caratterizzata dal continuo bombardamento informativo. I messaggi sulla cura e la protezione del corpo sono all’ordine del giorno e ciò ha contribuito a creare un clima nel quale l’eccessiva preoccupazione per la salute è diventata una costante della realtà quotidiana.
Con il termine “salute” si definisce lo stato di benessere fisico, emotivo e sociale. Non si intende solo l’assenza di malattia. Al giorno d’oggi è sempre più frequente incontrare persone che temono di ammalarsi o che si ammalino i loro cari.
Proteggere il proprio benessere e condurre uno stile di vita sano è fondamentale per prevenire possibili malattie, ma l’eccessiva preoccupazione per la salute, al contrario, può costituire un problema. Nelle prossime righe vi spieghiamo quali strategia adottare per affrontare questa situazione.
Come è facile immaginare, preoccuparsi per la propria salute è del tutto naturale. Abbiamo tutti un po’ paura di ammalarci. È perfettamente normale e persino positivo se ci porta a migliorare le nostre abitudini, come seguire una dieta equilibrata o fare sport con costanza.
Al tempo stesso, ci induce a prestare attenzione ai sintomi di una possibile patologia e a consultare il medico quando necessario. Se però la preoccupazione cresce senza motivo, rischia di generare ansia.
Quando ciò accade, i pensieri negativi e la paura di ammalarsi si impossessano delle nostre menti. Si genera uno stato d’allarme per cui ogni minimo dolore o il rischio di contagio fanno subito pensare alla malattia.
La disinformazione generale sulle diverse situazioni mondiali ha fatto sensibilmente aumentare la paura nella popolazione. Si è creato un fenomeno di preoccupazione collettiva che va oltre quella individuale e che accomuna grandi gruppi di persone nel medesimo stato di allerta.
L’ansia può anche portare a compiere azioni irrazionali. Se l’eccessiva preoccupazione per la salute non viene tenuta a bada, si rischia di adottare misure drastiche tendenzialmente controproducenti, che invece di proteggerci favoriscono la comparsa della malattia.
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Il confine tra preoccupazione motivata ed eccessiva è alquanto sottile. Esistono tuttavia alcuni sintomi che possono indicarci che abbiamo superato tale limite. In primo luogo, si verifica lo stato d’allerta sopradescritto.
Dare peso a un fastidio o un dolore, per quanto insignificanti, può indicare un’ossessione. A maggior ragione quando si iniziano a cercare informazioni sull’argomento e risulta impossibile non pensarvi. La persona organizza la propria esistenza attorno al presunto problema, dunque le relazioni familiari, lavorative e di amicizia risultano compresse da tale ossessione.
Molte persone arrivano persino a considerarlo il sintomo di una specifica malattia. Etichettano la loro ipotesi con il nome di una patologia che autodiagnosticano, spianando la strada all’ipocondria.
In questo caso, cominciano a preoccuparsi delle conseguenze della presunta malattia. Tendono a farne argomento di conversazione frequente e totalizzante, senza lasciare spazio ad altre interpretazioni.
D’altro canto, l’eccessiva preoccupazione per la salute può manifestarsi anche con un rigido controllo dell’alimentazione o dell’attività fisica. È comune, inoltre, assumere farmaci non necessari o integratori vitaminici.
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Risulta indispensabile in questi casi chiedere un aiuto professionale. Quando la preoccupazione si trasforma in ansia, è meglio consultare uno psicologo per trovare soluzione al problema. La psicoterapia rappresenta in genere il trattamento più indicato.
È altrettanto importante ricordare che le varie le fonti d’informazione a cui abbiamo accesso non sempre sono affidabili. Bisogna verificare i contenuti letti ed evitare di cadere vittime della paura. Su internet sono disponibili una moltitudine di articoli, ma dobbiamo verificare l’affidabilità degli autori e dei siti che consultiamo.