
Tendiamo a pensare che un ictus colpisca solo gli adulti. In effetti, associamo questo evento all’età. Sebbene sia vero che…
L'immunità di gregge ottenuta tramite l'impiego di un vaccino può risultare fondamentale per la scomparsa di alcune malattie. In questo articolo vi spieghiamo il significato di questa espressione.
In seguito ad alcune dichiarazioni rilasciate in ambito politico, l’immunità di gregge è stata al centro di numerosi di battiti negli ultimi tempi.
Che cosa si intende, però, per immunità di gregge? Come funziona a livello individuale e collettivo? Ne parliamo nelle seguenti righe.
Prima di entrare nel vivo dell’argomento, può essere utile chiarire chiarire il significato di immunità individuale:
Dopo aver definito per sommi capi l’immunità a livello individuale, vi invitiamo a entrare nel pieno del concetto di immunità di gregge.
L’immunità di gregge si riferisce a un metodo indiretto di protezione individuale. Si verifica quando una vasta percentuale della popolazione diventa immune a una malattia, di conseguenza gli altri presentano meno possibilità di contrarla.
Dobbiamo considerare la diffusione di un agente patogeno come una ragnatela:
Il principio fondamentale dell’immunità di gregge consiste nell’interrompere questa dinamica di espansione. Una persona immune rappresenta un vicolo cieco per il virus, perché a questo punto la sua propagazione si interromperà. È così possibile rallentare o fermare direttamente la diffusione di una malattia.
Più persone sono immuni, più alto è il numero dei vicoli ciechi che il virus incontrerà davanti a sé nel corso della propria espansione.
I vaccini fondano la propria ragione d’essere proprio su questo meccanismo, perché forniscono alle persone sane una protezione individuale dalle malattie. In questo modo gli individui immunodepressi, che non possono essere vaccinati, godranno di un certo grado di protezione, perché saranno circondati da persone che hanno ricevuto il vaccino, dunque immuni.
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L’immunità di gregge, come tutte le espressioni epidemiologiche, si sviluppa secondo modelli matematici. Quando una parte critica della popolazione ha ottenuto l’immunità da una determinata malattia (che sia per infezione o mediante vaccinazione), si raggiunge il limite che determina l’immunità di gregge (acronimo inglese: HIL).
Da questo momento in poi, l’agente patogeno è destinato a scomparire nel tempo. Questo punto arriva quando la malattia manifesta uno stato endemico continuo, nel quale il numero degli individui infettati non aumenta né diminuisce esponenzialmente.
Nel calcolo di questo parametro entra in gioco il valore R0 a cui si è accennato prima. Chiamando S la parte della popolazione a rischio di contrarre la malattia, la sua formula si presenta nel modo seguente: R0*S=1.
Senza addentrarci in questioni numeriche che potrebbero farci venire il mal di testa, ci limiteremo a dire che minore è il valore di S (popolazione suscettibile), minore sarà il valore di R0. Quindi, si conferma che più sono le persone immuni, meno si espande la malattia.
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Potrebbe sorgere la tentazione, quindi, di lasciare che un’alta percentuale della popolazione si infetti, perché, secondo la teoria che abbiamo esposto, la conseguenza logica consisterebbe in un arresto del contagio. Questa linea di condotta potrebbe essere applicabile nel caso in cui si trattasse di un virus innocuo.
Quando esiste una possibilità, per quanto minima, che la patologia possa condurre al decesso, questa strategia deve essere automaticamente scartata. In termini esclusivamente numerici potrebbe essere applicabile, ma le vite in gioco sollevano una questione etica e morale, più che utilitaristica.
È per questo che si lavora sui vaccini per arrestare una rapida diffusione delle malattie. L’immunità diminuirà enormemente il numero di persone sane a rischio di contagio ponendo così fine all’epidemia.