Le discussioni nella coppia non possono essere evitate, in quanto sono necessarie quando bisogna risolvere una determinata situazione; dobbiamo però evitare che si trasformino in litigi. Naturalmente, dobbiamo fare in modo di non litigare davanti al bambino.
I bambini che assistono a litigi verbali e fisici cominciano a provare una sensazione di angoscia, che successivamente si trasforma in un sentimento di rabbia, tristezza o paura. E quando sono neonati, le conseguenze del litigare a livello psicologico sono ancora più serie.
Conseguenze del litigare in presenza del bambino
1. A livello subcosciente, quando sono ancora neonati
I neonati sono capaci di registrare nel subconscio gli stati d’animo delle persone che li circondano, compresi il tono della voce e i gesti. Allo stesso modo in cui percepiscono l’amore che li circonda, sentono anche quando la situazione è tesa, quando il tono della voce è un tono di rabbia o lo sguardo esprime aggressività.
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2. Sullo sviluppo emotivo
Non importa quanto serie siano le discussioni, crescere in un clima familiare teso può provocare disturbi emotivi profondi, dal momento che favorisce la comparsa di problemi come l’ansia e la mancanza di autostima.
Un ambiente tranquillo, nel quale il bambino non è coinvolto nei conflitti degli adulti, contribuisce a uno sviluppo psicologico armonioso.
3. In un bambino di età prescolare
In questa fase il bambino non ha sviluppato in modo completo la facoltà del linguaggio e cerca di esprimersi mediante la comunicazione non verbale. Per questo, dopo un litigio può piangere o diventare indisponente, e consolarlo diventa difficile.
I bambini più grandi, ma ancora in età prescolare, ignorano i motivi del conflitto e il loro orientamento mentale, ancora egocentrico, li spinge ad attribuirsi la responsabilità dell’alterco. Questo fa sì che si sentano colpevoli della tensione tra i genitori.
Le reazioni possono variare a seconda del bambino. Alcuni si comportano come se non fosse successo nulla, altri invece possono temere che succeda loro qualcosa di tremendo e si isolano dal mondo esterno fino a quando non hanno nuovamente una sensazione di sicurezza.
Sono soliti mostrare il loro disappunto per mezzo del cambiamento del ciclo sonno/veglia oppure delle abitudini alimentari. Possono regredire a stadi precedenti dello sviluppo, come ad esempio orinare a letto, mostrare irritabilità o avere un atteggiamento aggressivo quando svolgono le loro attività.
4. In un bambino in età scolare
Giunti a questa età cominciano a capire quello che succede. Possono sentirsi spaventati o ansiosi e provare sensi di colpa verso il padre o la madre. In ragione di questo senso di colpa si credono obbligati a prendere le parti dell’uno o dell’altra; solitamente le bambine prendono le parti della madre, mentre i maschietti tendono a difendere il padre.
Che effetto hanno sui bambini le discussioni piccole e frequenti?
In generale i bambini finiscono per abituarsi alle discussioni frequenti e di breve durata. Sono proprio queste a creare un clima familiare instabile. In un contesto di questo genere, il bambino capisce che un piccolo dettaglio può rovinare un momento piacevole.
Questo può generare nel bambino la necessità di tenere la situazione sotto controllo. Può anche portarlo a non esprimere le sue reali necessità per evitare di provocare situazioni spiacevoli. Il litigare in maniera violenta ha effetti ancora più gravi sulla fiducia che il bambino può avere in sé stesso.
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I bambini e i litigi con offese
Non si deve mai usare il bambino per offendere o andare contro l’altro genitore, soprattutto quando si è già verificata la separazione definitiva. E’ importante evitare l’insorgenza di discussioni, specialmente quelle “forti”, di notte o prima che il bambino si addormenti, dal momento che si tratta di un momento cruciale per loro.
In tutte le famiglie accade di litigare, ma è importante fare uno sforzo per essere comprensivi, perché ogni essere umano è diverso. L’ideale è che il bambino cresca in una casa felice.
Discutere in un luogo appartato
Le discussioni dovrebbero sempre avere luogo quando i bambini non sono presenti. E’ probabile che sappiano che i loro genitori hanno avuto una discussione, ma non si sentiranno parte del litigio. I bambini, soprattutto quelli più piccoli, non sono capaci di fare un’interpretazione che non sia letterale.
Se sentono i genitori pronunciare frasi come “Basta!” oppure “Mi hai stancato!”, “Non voglio vederti più!”, non solo si sentiranno feriti, ma sopraggiungerà in loro anche un senso di insicurezza, perché penseranno che i genitori potranno separarsi.
Terapia di coppia e terapia familiare
Fare terapia di coppia in caso di conflitti e problemi serve a migliorare la comunicazione e a ristabilire un equilibrio tra i coniugi. La terapia familiare è adatta quando il bambino presenta comportamenti inadeguati o sintomi psicosomatici che richiedono un intervento professionale.
Nel corso di questo processo, il terapeuta aiuta l’intero nucleo familiare, con l’obiettivo di promuovere relazioni positive.
Parlare ai bambini
A volte è inevitabile litigare in presenza dei bambini. In questi casi, è importante spiegare loro che tutte le persone discutono, anche quando si amano. Approfittate di questo momento di dialogo per spiegare che un battibecco non significa che non ci si ami più.
Se il conflitto è già stato risolto, si può approfittare per svolgere attività in famiglia; se non è questo il caso, non si deve far finta che tutto sia a posto, perché i bambino sono in grado di percepire la tensione.
I genitori come modelli
Bisogna tener presente che i genitori costituiscono un modello fondamentale per i figli.
Vedere uno dei genitori maltrattato verbalmente o fisicamente dall’altro creerà una ferita profonda, che può avere delle conseguenze sulla personalità del bambino e sull’adulto che diventerà. Influirà anche sulla convivenza futura con amici e compagni.
E’ fondamentale insegnargli che ogni volta che le persone hanno opinioni differenti su un determinato tema, possono sempre fare ricorso al dialogo, che è possibile creare un ambiente di tolleranza e rispetto senza bisogno di arrabbiarsi, gridare o dirsi cose sgradevoli.
Bibliografia
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