Litotripsia: cos’è e quando va eseguita?

La litotripsia è una procedura medica che aiuta a frammentare i calcoli renali per poi espellerli attraverso l'urina. In questo articolo spieghiamo in cosa consiste e in quali casi è indicata.

Medico che visita il paziente.

La litotripsia è un trattamento che viene utilizzato molto spesso in presenza di calcoli renali. I calcoli renali sono residui duri di minerali e sali che si formano all’interno dei reni.

Quando queste pietre viaggiano attraverso l’apparato urinario, causano intenso dolore. Possono persino ostruirlo. La litotripsia ha lo scopo di frammentarle affinché l’organismo riesca a espellerle attraverso l’urina.

Questa procedura può essere eseguita in diversi modi, inoltre vanno tenuti in considerazione alcuni aspetti importanti prima di sottoporsi a essa. In questo articolo diciamo tutto quello che bisogna sapere sulla litotripsia.

In cosa consiste la litotripsia?

La litotripsia è una procedura medica impiegata per trattare i calcoli renali. Secondo un articolo dell’Istituto di Urologia Serrate & Ribal, la parola deriva dal greco e dal latino. Lithos significa ‘pietra’ e terere significa ‘triturare’.

I calcoli renali sono molto diffusi tra la popolazione motivo, per cui la litotripsia è diventata una tecnica ampiamente utilizzata e molto utile. Consiste nel frammentare i calcoli presenti nei reni o lungo le vie urinarie in modo che sia più facile espellerli attraverso l’urina.

Per raggiungere questo scopo si ricorre all’azione di onde d’urto oppure a un laser extracorporeo e non invasivo. L’apparato utilizzato si chiama litotritore nel caso delle onde d’urto. È una procedura indolore che non richiede intervento chirurgico.

Di solito viene eseguito in ambulatorio e senza anestesia. Vengono richiesti altri esami complementari, come l’ecografia e la radiografia, per individuare l’esatta posizione dei calcoli.

Donna con dolore al fianco.
Il dolore da calcoli renali è intenso e parte dalla schiena fino ad arrivare al basso ventre.

Tipi di litotripsia

Esistono diversi tipi di litotripsia. I principali sono la litotripsia extracorporea ad onde d’urto (ESWL) e la litotripsia laser (FURSL). Entrambe le tecniche aiutano a frammentare i calcoli all’interno delle vie renali.

Risulta tuttavia importante conoscerle a sapere quale è la più indicata a seconda delle condizioni di salute del paziente. Anche il numero e il tipo di calcoli influiscono nella scelta.

Litotripsia extracorporea ad onde d’urto

La litotripsia extracorporea ad onde d’urto, come suggerisce il nome, utilizza le onde d’urto per frammentare i calcoli. Il  macchinario impiegato, che si chiama litotritore, si occupa di dirigere le onde fino al punto in cui si trovano i calcoli.

Il vantaggio di questa tecnica è che le onde colpiscono solo i calcoli. In altre parole, non danneggiano la pelle, i muscoli o gli altri tessuti. Questa procedura richiede circa un’ora.

Litotripsia laser

La litotripsia laser prevede l’inserimento di un piccolo tubo flessibile attraverso l’apparato urinario, chiamato endoscopio. Questo presenta una telecamera alla fine che consente al medico di vedere l’interno dei condotti.

Una volta localizzato il calcolo renale, il laser lo colpisce direttamente scomponendolo in frammenti più piccoli. Questa tecnica è più veloce rispetto alla litotripsia extracorporea ad onde d’urto: dura solo mezz’ora.

Tuttavia, l’inserimento dell’endoscopio può causare maggiore disagio. Come nel caso precedente, tuttavia, la persona può tornare a casa lo stesso giorno in cui si è sottoposta alla procedura.

Quanto è efficace la litotripsia?

La litotripsia è una tecnica ampiamente utilizzata, perché considerata sicura ed efficace. Secondo uno studio pubblicato sull’Oman Medical Journal, la percentuale di successo è di circa l’88% in caso di calcoli nell’uretere. Nei calcoli renali la percentuale è leggermente inferiore, ma comunque molto alta (74%).

Le probabilità di complicazioni, come le infezioni del tratto urinario, è molto bassa. Un altro articolo della National Kidney Foundation afferma che il 70-90% delle persone che si sottopongono a litotripsia non soffrono più di calcoli nei mesi successivi.

Tuttavia, a volte i frammenti possono essere ancora troppo grandi per essere espulsi. In questi casi può essere necessario ripetere la procedura.

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Preparazione

Prima di eseguire una litotripsia, il medico deve conoscere la storia clinica del paziente, i trattamenti a cui si è sottoposto e le eventuali patologie. Di solito, inoltre, vengono eseguiti una serie di esami complementari. L’idea è localizzare i calcoli renali e conoscerne le dimensioni prima di frammentarli.

Per questo, il medico può consigliare un pielogramma endovenoso. È un esame simile a una radiografia che utilizza un colorante per individuare i calcoli. Potrebbe prescrivere anche gli ultrasuoni.

Nei giorni precedenti alla litotripsia, potrebbe essere necessario interrompere l’assunzione di determinati farmaci. In particolare, i farmaci anticoagulanti, poiché aumentano il rischio di emorragia durante il passaggio dei calcoli.

L’anestesia generale di solito non è necessaria. Infatti, questa procedura viene eseguita per lo più in anestesia locale e in ambulatorio. Tuttavia, per alcuni pazienti è necessario il ricovero per monitorare eventuali complicazioni.

In cosa consiste l’intervento?

I due tipi di litotripsia sono simili, ma presentano importanti differenze. In entrambi, il paziente solitamente è sdraiato, con o senza anestesia. La procedura in sé è indolore, ma lo è l’espulsione dei frammenti.

Un frammento potrebbe ostruire le vie urinarie. In questi casi bisogna eseguire un’endoscopia attraverso l’uretere per rimuoverlo. È inoltre opportuno ricordare che, sebbene non capiti di frequente, possono comparire emorragie, febbre o addirittura infezioni.

La grande differenza da tenere presente è che nella litotripsia ad onde d’urto sarà necessario introdurre un endoscopio attraverso le vie urinarie del paziente. Questo può essere fastidioso e spiacevole.

Endoscopia per litotripsia.
Le endoscopie sono leggermente più problematiche delle tecniche con onde d’urto, poiché comportano l’introduzione di un oggetto nel corpo.

Il recupero dopo la litotripsia

Dopo l’intervento, di solito è necessario che il paziente rimanga a riposo in ospedale per almeno un’ora. Questo tempo può essere allungato se è stata fatta l’anestesia. È necessario verificare che la persona sia stabile e che non compaiano complicazioni.

Nei giorni successivi, se è stata praticata la litotripsia extracorporea ad onde d’urto, il paziente può tornare al lavoro. Quando viene eseguita con il laser, il recupero è più lento. Questo perché la procedura endoscopica è più invasiva.

Come abbiamo già sottolineato, è probabile che dopo l’intervento compaia dolore o sangue nelle urine. Sono frequenti anche gli ematomi sulla pelle, nella zona interessata dalle onde d’urto. Ecco perché si consiglia di riposare, assumere gli analgesici e gli antidolorifici sotto prescrizione medica e consultare l’esperto in caso di dubbi o in presenza di qualsiasi segnale di allarme.

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Stile di vita e prevenzione

I calcoli renali possono essere causati da molteplici fattori, tra cui alcuni che ne favoriscono la comparsa. Bere molta acqua, tè e tisane riduce le probabilità di soffrirne. Si consiglia anche di modificare le proprie abitudini alimentari.

Per esempio, un consumo minore di proteine ​​animali e sodio. In ogni caso, sarà il medico a indicare le raccomandazioni sulla base della storia clinica del singolo paziente e le cause che hanno provocato la comparsa dei calcoli.

Bibliografia

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