Olaparib: meccanismo d'azione e indicazioni

L'olaparib è un inibitore della replicazione delle cellule tumorali mediante l'alterazione del processo di copia del DNA nelle cellule neoplastiche. Presentiamo i risultati di alcuni studi scientifici su questo farmaco.
Olaparib: meccanismo d'azione e indicazioni
Franciele Rohor de Souza

Scritto e verificato la farmacista Franciele Rohor de Souza.

Ultimo aggiornamento: 27 maggio, 2021

L’olaparib è un farmaco chemioterapico indicato per il trattamento di diverse forme tumorali in fase avanzata. Viene venduto con il nome di Lynparza ed è commercializzato dalla casa farmaceutica AstraZeneca.

Olaparib è disponibile in diverse formulazioni, ciascuna adatta a una particolare patologia e allo stadio in cui si trova. Per esempio, la formulazione in compresse viene prescritta come monoterapia per la fase di mantenimento delle pazienti adulte con cancro epiteliale dell’ovaio di grado severo e delle tube di Falloppio.

Risulta efficace anche nei casi di recidiva nei pazienti sottoposti a terapia a base di platino. Per quanto riguarda l’olaparib in capsule, invece, si impiega nel trattamento del cancro con mutazione del gene BRCA. Questo gene gioca un ruolo determinante nello sviluppo del cancro, soprattutto al seno e alle ovaie.

Le capsule e le compresse di olaparib non sono intercambiabili a causa delle differenze nel dosaggio e nella biodisponibilità. D’altra parte, non possiamo non menzionare i possibili effetti avversi:

  • Nausea
  • Diarrea
  • Affaticamento
  • Neutropenia
  • Trombocitopenia
  • Vertigini

Meccanismo di azione di olaparib

L’olaparib è un farmaco inibitore degli enzimi umani che si occupano di eseguire una corretta riparazione del DNA. Questi enzimi sono noti anche con il nome di PARP.

È stata dimostrata in vitro la sua capacità di inibire la proliferazione di linee cellulari tumorali selezionate; inoltre inibisce la crescita di tumori in vivo. Può essere somministrato come monoterapia o in combinazione con previo terapia chemioterapica.

Quando l’olaparib incontra gli enzimi associati al DNA, attraverso una serie di reazioni riesce a prevenire la riparazione dello stesso. Nelle cellule sane, questa riparazione prevede il corretto funzionamento dei geni BRCA-1 e BRCA-2. Nelle cellule tumorali che presentano un malfunzionamento di queste proteine si iniziano ad attivare vie alternative di riparazione che sono soggette a errori, provocando una maggiore instabilità genomica.

A seguito di diversi cicli di riparazione di queste cellule tumorali, l’instabilità genomica può raggiungere valori intollerabili. Di conseguenza, si verifica la morte delle cellule tumorali. Il motivo sta nel fatto che queste ultime presentano un numero elevato di danni al DNA rispetto alle cellule normali.

Negli studi condotti sui pazienti che presentavano una mutazione nel BRCA -e che quindi non presentavano un corretto funzionamento di questa proteina- sono stati osservati dei benefici derivanti dalla somministrazione dell’olaparib dopo il trattamento con platino.

Il risultato è stato un ritardo nell’evoluzione del tumore e un aumento del tasso generale di sopravvivenza rispetto al trattamento esclusivamente a base di platino.

Catena di dna.
L’olaparib interferisce con la replicazione del DNA delle cellule tumorali.

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L’olaparib e il BRCA

Sebbene possa essere somministrato anche per il trattamento di altre neoplasie, l’olaparib è indicato soprattutto per il trattamento del cancro al seno. Nello specifico di neoplasie avanzate, anche nel caso di ovario metastatico.

Uno dei fenomeni molecolari più ricorrenti nei casi di tumore al seno triplo negativo è l’alterazione della funzione della proteina BRCA. Questa variante oncologica è quella più aggressiva per le donne.

Tra i pazienti con cancro al seno con mutazione del gene BRCA1, oltre l’80% presenta il cancro al seno triplo negativo. All’incirca il 15% dei pazienti con cancro alle ovaie e un 5% dei pazienti che presentano cancro al seno, al pancreas o alla prostata presentano mutazioni BRCA1 o BRCA2 a carattere ereditario.

Gene brca mutazione.
Si è osservata un’efficacia promettente dell’olaparib nei pazienti con mutazione del gene BRCA.

L’olaparib è un inibitore di PARP, ovvero proteine che aiutano a riparare il DNA danneggiato. Visto che le mutazioni di BRCA possono anche ostacolare la riparazione del DNA, l’inibizione similare di questo processo con olaparib può provocare la morte delle cellule cancerogene.

Diversi studi clinici di fase II hanno valutato l’efficacia di olaparib nella monoterapia e in combinazione con altri farmaci chemioterapici. L’efficacia di olaparib, nella monoterapia, nei pazienti con cancro al seno in stato avanzato ampiamente pre-trattate ha dato come risultato un tasso maggiore di risposte obiettive.

Conclusioni

Attraverso l’inibizione del PARP, l’olaparib rappresenta un innovativo trattamento antineoplastico. Ecco che può risolvere un’esigenza ancora senza risposta nei pazienti con cancro associato a BRCA.

Trattandosi di patologie neoplastiche avanzate, non è di facile trattamento. Si richiede sempre la combinazione di terapia e monitoraggio a lungo termine del paziente.

L’ideale è ricevere una diagnosi da parte di un gruppo di specialisti oncologici che monitorino costantemente le esigenze del paziente e che tengano conto di tutte le variabili.


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