Primi sintomi di demenza: come riconoscerli?

Fare esercizio fisico tutti i giorni, dormire bene, coltivare l'autostima e seguire una dieta equilibrata sono abitudini che proteggono la salute e aiutano a prevenire la demenza. 
Primi sintomi di demenza: come riconoscerli?
Raquel Marín

Scritto e verificato la neuroscienziata Raquel Marín.

Ultimo aggiornamento: 16 settembre, 2022

Sono in molti a chiedersi quali siano i primi sintomi di demenza, malattia neurodegenerativa legata all’età. In realtà, “demenza” è un termine generico utilizzato per descrivere difficoltà di ragionamento, memoria e l’attività cognitiva generale come risultato del naturale declino legato all’età.

Alcuni segni possono essere significativi, per altri invece non è il caso di correre dallo specialista. Non abbiamo tutti le stesse capacità o abilità, e queste non sono sempre costanti.

L’umore, inoltre, occupa un posto di rilievo. Per esempio, provare una sensazione di confusione mentale può essere semplicemente conseguenza di un periodo di stress o di maggiore nervosismo.

Primi sintomi di demenza

Partendo dal principio che ogni persona rappresenta un caso a sé, è possibile riconoscere i primi sintomi di demenza. Li presentiamo nelle righe che seguono.

Cinque sensi

  • Riduzione o perdita totale dell’olfatto: è di solito tra i primi sintomi di demenza, più precisamente dell’Alzheimer e del Parkinson.
  • Abbassamento della vista. Le informazioni visive diventano difficili da gestire, per esempio si riduce la capacità di calcolare le distanze o di avvertire le differenze tra colori. Diminuisce anche la capacità di lettura e di comprensione dei testi.
Donna con mano sulla fronte.

Difficoltà nelle attività quotidiane

  • Difficoltà a parlare o scrivere. La persona con primi sintomi di demenza comincia ad avere problemi ad avviare una conversazione o a prenderne parte. Dimentica quello che sta dicendo, non ricorda parole semplici, la sua grammatica peggiora. Nello scritto commette più errori di ortografia: le parole diventano più difficili da leggere e capire.
  • Perdere gli oggetti. Un sintomo tipico è non ricordare dove si sono lasciati oggetti di uso quotidiano (le chiavi, il telecomando, il portamonete, ecc. ).
  • Difficoltà a eseguire azioni quotidiane o lavori domestici. In alcuni casi si perde la capacità di portare a termine compiti semplici come preparare il tè, accendere il televisore, usare il computer o andare a casa di un parente.
  • Lentezza nel prendere una decisione, ad esempio decidere un itinerario o una ricetta di cucina. Analoghe difficoltà si incontrano al momento di seguire le istruzioni contenute nella ricetta o quando si tratta di seguire un percorso durante la guida.
  • Vuoti di memoria. Difficoltà a ricordare informazioni apprese di recente quali date, nomi o luoghi visitati. Dimenticare l’appuntamento dal medico o di appuntarlo.
  • Disorientamento e perdita della nozione del tempo. Tendenza a perdere l’orientamento anche nei luoghi familiari o persino a dimenticare il motivo per cui ci si trova in un luogo. Difficoltà a considerare il passare del tempo, a distinguere il passato dal futuro, a ricordare date importanti.

Primi sintomi di demenza nella sfera personale

  • Cambiamenti nel carattere o nell’umore. Uno dei primi sintomi di demenza è il cambiamento ingiustificato di umore. All’improvviso si diventa molto ansiosi, irascibili, paurosi o depressi. O, al contrario, si possono mettere in atto condotte inappropriate o disinibite.
  • Tendenza all’isolamento. Sentirsi più timorosi o vulnerabili porta alla perdita di interesse nelle relazioni sociali o a non prestare attenzione a quanto viene detto dagli altri. Di conseguenza, aumenta la propensione a fare vita ritirata, con tendenza alla malinconia. I quadri depressivi sono un preludio dell’Alzheimer.
Ragazzo depresso seduto in una stanza senza luce.
  • Trascurare l’igiene personale. Le persone con principio di demenza possono mostrare una maggiore difficoltà a prendere decisioni giudiziose e di buon senso. Ad esempio, nel fare la spesa tenderanno a comprare oggetti inutili, stravaganti o eccessivi. D’altra parte, possono trascurare l’igiene personale e il decoro, fatto che ostacola le relazioni.

Le abitudini che aiutano il cervello a restare giovane

Il cervello non invecchia come il resto del corpo. Non gli spuntano i capelli bianchi o le rughe, ma con il trascorrere degli anni alcune capacità mentali rallentano.

Per esempio, riduce la memoria a breve termine (quella che ci permette, tra le altre cose, di tenere a mente per un po’ un numero di telefono). Possiamo aiutare il cervello a rimanere giovane con semplici abitudini:

  • Fare esercizio fisico moderato, preferibilmente aerobico e all’aria aperta; stare a contatto con la natura, respirare bene, prendere ossigeno con una serie di respiri profondi. Ossigenare il cervello è fondamentale.
  • Mantenere una vita sociale attiva, anche virtuale. Studi come quello pubblicato nel 2006 sulla rivista Neurology attribuiscono ai social network un effetto preventivo sulla demenza.
  • Dormire bene, tra le 7  e le 9 ore. Sono salutari anche i pisolini, tra le 13 e le 16, da un minimo di mezz’ora a un massimo di un’ora e mezza.
  • Mangiare sano. Alcuni cibi, come lo zucchero raffinato, gli alimenti processati, le farine industriali, i grassi saturi e l’alcol contribuiscono allo sviluppo della demenza.
  • Coltivare l’autostima. Le relazioni sociali partono dal rapporto che abbiamo con noi stessi. Guardarsi con affetto, orgoglio, stima, coccolarsi, prendersi cura del proprio aspetto fisico o passare del tempo ad ascoltare il proprio corpo aiuta a sentirsi più giovani.
Ragazza con occhi chiusi seduta alla finestra.

Non esistono due cervelli che invecchiano allo stesso modo. Le abitudini che abbiamo appena elencato, tuttavia, consentono a tutti di mantenere giovane il cervello.

L’importanza di una diagnosi precoce

Individuare i sintomi elencati (prima che peggiorino) rende più efficace ogni eventuale trattamento. Prenotare una visita dallo specialista,nel caso in cui questi segni siano ricorrenti o peggiorino, aiuta a prevenire il declino cognitivo.


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