Vaccini antitumorali: progressi scientifici

La chirurgia, la chemioterapia, la radioterapia e anche la medicina alternativa sono molto comuni tra i pazienti che soffrono di cancro. La scienza, però, si sta impegnando nella sperimentazione dei vaccini antitumorali.
Vaccini antitumorali: progressi scientifici

Ultimo aggiornamento: 20 settembre, 2018

In questo articolo vi parliamo dei progressi scientifici in merito ai vaccini antitumorali, dei risultati ottenuti finora e di altre interessanti informazioni al riguardo.

Il cancro è diventato negli anni uno dei principali oggetti di studio da parte della medicina, che cerca una cura per questa malattia il cui tasso di mortalità è davvero elevato. Ovviamente questo varia a seconda del tipo e della diffusione del cancro.

Gli specialisti in oncologia definiscono il cancro come la produzione di cellule anormali che non si adattano ai normali processi biologici e che, non morendo, si riproducono in maniera incontrollata. In che modo? Disseminandosi nell’organismo e formando masse interne, denominate tumori.

Oggi vi parleremo dei vaccini antitumorali.

Un vaccino contro il cancro?

Siringa

Sono numerosi i progressi positivi ottenuti dalla medicina nella lotta contro il cancro. Questi riguardano la diagnosi, le caratteristiche proprie di ogni forma tumorale e le possibile cure, che risvegliano la speranza dei pazienti che lottano per sopravvivere a questa malattia. L’intera società aspira a raggiungere un’aspettativa di vita sempre più alta.

Conoscerne i diversi tipi di cancro ha permesso agli studiosi di specializzarsi nei processi evolutivi dello stesso e negli effetti che causa all’organismo, ottenendo come risultato lo sviluppo di diversi trattamenti che, giorno dopo giorno, vengono perfezionati e diventano sempre più efficaci.

Tra gli studi scientifici che vertono su una cura definitiva per questa malattia, troviamo lo sviluppo di medicinali che agiscono sotto forma di vaccini.

Per il momento, non si parla di vaccini tradizionali da somministrare ai bambini appena nati per prevenire la comparsa di alcune malattie, ma lo scopo è simile.

Gli studiosi della Stanford Medical School (California, Stati Uniti) hanno provato il vaccino su cavie alle quali erano state precedentemente impiantate delle cellule tumorali.

I risultati ottenuti mostrano la distruzione dei tumori e la scomparsa della metastasi nell’organismo degli animali. Il tutto è riportato sulla rivista Science Translational Medicine.

Come agiscono i vaccini antitumorali?

Cellule cancerogene

Nel caso dei tumori, l’applicazione del vaccino sarebbe diretta. Questo conterrebbe degli immunostimolanti, al fine di attivare le difese immunitarie che distruggono (dall’interno) il tumore e bloccare l’anomala riproduzione delle cellule.

La composizione di questi vaccini antitumorali corrisponde a due agenti: uno è un frammento del DNA, denominato CpG, l’altro è un anticorpo contro la cellula della proteina immune OX40.

L’unione di questi due elementi ha permesso di distruggere il tumore in 87 cavie su 90; nei tre esemplari che hanno ripresentato il tumore, una seconda dose di vaccino è riuscito a farlo retrocedere.

Ronald Levy, ricercatrice dell’Università di Stanford, ha manifestato il suo ottimismo per i risultati ottenuti sulle cavie. Nella maggior parte dei casi, infatti, i tumori sono stati distrutti; l’efficacia dei vaccini tumorali è stata visibile in caso di tumore al seno, melanoma e tumore linfatico.

Leggete l’articolo: Cisti al seno: cause e trattamenti

Effetti dei vaccini antitumorali sull’essere umano

Iniezione vaccino

Questo progresso scientifico ad azione immunitaria diretta sui tumori cancerogeni, si trova ancora in fase di sperimentazione su cavie da laboratorio, e non è ancora stata testato sull’essere umano. 

Gli specialisti prevedono un panorama positivo riguardo agli effetti dei vaccini antitumorali in confronto a trattamenti molto più aggressivi, come la chemioterapia.

Dagli studi, si è dedotto che:

  • I vaccini antitumorali possono minimizzare gli effetti indesiderati dei tradizionali trattamenti, in quanto si tratta di una tecnica meno invasiva.
  • Si ridurranno i tempi di riscontro dei risultati, poiché l’azione del vaccino sulle cavie è stato visibile dopo dieci giorni di applicazione.
  • Rappresenterebbe un’opzione economicamente accessibile per i pazienti.
  • Ha un rango d’azione maggiore, poiché non solo attacca il tumore, ma spinge anche le cellule T (cellule immunitarie) ad agire contro quelle maligne.

L’efficacia di ogni trattamento dipende dal caso specifico analizzato.

Nell’attesa che questa nuova alternativa venga resa disponibile anche per gli esseri umani, ricordiamo che il laboratorio di ricerca al quale appartiene la dottoressa Levy si è già aggiudicato la creazione del rituximab. Si tratta di un anticorpo monoclonale approvato per la somministrazione come trattamento antitumorale.  


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