Riduzione embrionale nelle gravidanze multiple: di cosa si tratta?

La riduzione embrionale viene eseguita nei casi di gravidanze multiple (due o più embrioni) che costituiscono un rischio sia per la madre che per i nascituri. In questo articolo vi diciamo in cosa consiste questo intervento.
Riduzione embrionale nelle gravidanze multiple: di cosa si tratta?
Leonardo Biolatto

Scritto e verificato il dottore Leonardo Biolatto.

Ultimo aggiornamento: 27 maggio, 2022

La riduzione embrionale è un intervento sempre più frequente. Questa tecnica chirurgica consiste nel ridurre il numero di embrioni nelle gravidanze multiple, ovvero gemellari, triple e quadruple.

Il motivo per cui viene eseguita è che le gravidanze multiple comportano dei rischi maggiori rispetto alle gravidanze singole. Di fatto, possono avere effetti negativi sia sulla salute della madre che di quella del bambino.

Motivo per cui, l’intervento aumenta le probabilità di successo del parto. Nelle prossime righe spiegheremo in cosa consiste la riduzione embrionale, come si esegue e come affrontarla.

Riduzione embrionale: in cosa consiste?

Prima di entrare nel dettaglio della tecnica di riduzione embrionale, è bene contestualizzare il motivo per cui si rende necessaria. La gravidanza multipla è quella in cui si sviluppano due o più embrioni nell’utero materno.

Tali embrioni possono svilupparsi a partire dalla fecondazione di un ovulo (gravidanza monozigote) oppure di due (gravidanza dizigote). In altre parole, nella gravidanza multipla vengono concepiti due, tre, quattro o più gemelli.

Secondo diversi esperti, le gravidanze multiple presentano una maggiore morbilità e mortalità sia per la madre che per gli embrioni. Di fatto, si stima che le complicazioni materne siano dalle 3 alle 7 volte più frequenti che nelle gravidanze singole.

Per tale ragione, nei casi di rischio elevato, si preferisce eseguire la riduzione embrionale. Le gravidanze multiple si verificano più frequentemente dopo il ricorso alle tecniche di riproduzione assistita. Aspetto che non fa che amplificare il problema, rendendo la decisione più complessa.

La riduzione embrionale, anche nota come embrioriduzione, consiste nell’interruzione dello sviluppo di uno o più feti, nel contesto di una gravidanza multipla.

È un intervento raccomandato nei casi di alto rischio sia per la madre che per i bambini. L’obiettivo è quello di migliorare lo stato della gestazione in modo tale che uno o due feti sani possano nascere senza complicazioni.

Inseminazione artificiale
Le tecniche di riproduzione assistita portano spesso a gravidanze multiple.

Quando è indicata la riduzione embrionale?

Come già accennato, la riduzione embrionale è indicata nelle gravidanze multiple ad alto rischio. In genere, si esegue quando sono presenti più di tre embrioni (triplette o quadruple).

La ragione risiede nel fatto che le gravidanze gemellari o triple non comportano particolari rischi se la madre è in buona salute. Il rischio aumenta nei casi di situazioni specifiche, come ad esempio il ritardo di crescita intrauterino. La riduzione viene eseguita anche per prevenire un eventuale parto prematuro.

Un altro motivo per cui viene indicata questa tecnica, riguarda la prevenzione delle complicazioni cardiovascolari nella madre, oltre a prevenire emorragie e rottura della parete uterina.

In altri casi, sebbene sia più difficile, può anche essere la coppia stessa a richiedere la riduzione embrionale. Soprattutto in caso di difficoltà economiche.

Come si esegue la riduzione embrionale nelle gravidanze multiple?

L’intervento della riduzione embrionale si esegue, di norma, all’inizio della gravidanza; nello specifico, tra la decima e la tredicesima settimana, dopo la prima ecografia.

Il motivo principale per cui non viene eseguita prima è legato alla possibilità che gli embrioni si riducano nelle prime settimane. Inoltre, prima della dodicesima settimana non è possibile valutare determinate caratteristiche ecografiche.

Ad esempio, la plica nucale o la frequenza cardiaca. Sono questi i parametri che influiscono sul sospetto di gravidanza ad alto rischio. Inoltre, è proprio durante tali settimane che si può determinare se i feti provengano dallo stesso uovo e se condividano la placenta.

La riduzione embrionale è una procedura simile all’amniocentesi. Solitamente si esegue in anestesia locale.

Due sono le vie disponibili: vaginale e addominale. Una volta inserito l’ago attraverso una delle vie, si raggiunge il feto da ridurre. Contemporaneamente, si esegue un’ecografia per guidare l’ago verso l’embrione.

Una volta raggiunto il feto, gli si inietta una soluzione di cloruro di potassio nel petto. Tale sostanza provoca l’arresto cardiaco del feto. In seguito, sarà riassorbito dai tessuti dell’utero, per cui non sarà necessario rimuoverlo.

Come si sceglie il feto da ridurre?

Esistono due diversi tipi di riduzione embrionale. Il primo è la riduzione selettiva, preferibile ne casi in cui uno dei feti esprima delle caratteristiche che indicano anomalie.

Per esempio, difetti congeniti o deficit dello sviluppo. La scelta è legata, in questo caso, alle minori probabilità di sopravvivenza.

Il secondo tipo è la riduzione non selettiva. In questo caso, non si seleziona alcun feto, se non quello localizzato nella posizione più accessibile per l’inserimento dell’ago nel torace.

Possibili rischi legati alla riduzione embrionale

Secondo questo studio pubblicato dalla Revista Cubana de Obstetricia y Ginecología, la riduzione embrionale è una tecnica sicura. Il tasso di aborto totale è compreso tra il 5 e il 6 %. Mentre, se non si esegue la tecnica, il tasso è molto più alto. Inoltre, il livello di rischio per la madre e la sopravvivenza del feto dipende dal momento in cui viene effettuata la riduzione e dal fatto che i feti condividano o meno la placenta.

In entrambi i casi, la tecnica aumenta la probabilità di sopravvivenza dei restanti embrioni; in quanto permette loro di avere più spazio per lo sviluppo e migliori capacità nutrizionali.

Tuttavia, sono presenti anche dei rischi. Di fatto, possono verificarsi infezioni o un’emorragia intra-amniotica. Inoltre, in quasi il 75% dei casi, il parto avviene prima della 37a settimana. Senza sottovalutare il fatto che la riduzione embrionale può avere delle conseguenze psicologiche sulla madre.

Gravidanza gemellare
Le gravidanze gemellari presentano rischi minori rispetto a quelle triple o quadruple, ma sono comunque più problematiche delle gravidanze singole.

Una decisione difficile

La riduzione embrionale è una decisione difficile per entrambi i genitori. Il desiderio che possano nascere tutti i figli è ben comprensibile. E ciò porta all’interrogativo se si tratti o meno della decisione migliore.

In alcuni casi, la scelta viene effettuata per ragioni diverse da quelle sanitarie, ad esempio per problemi economici. Ciò rende la procedura un evento stressante, difficile ed emotivamente impattante. Per questa ragione è sempre consigliabile rivolgersi a diversi specialisti. Così come può essere utile gestire la situazione con l’aiuto di uno psicologo.

È importante che la coppia abbia il sostegno delle persone vicine. Così come può rivelarsi utile parlare con altri genitori che hanno vissuto la stessa situazione.


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