Sindrome generale di adattamento: reagire allo stress

Di fronte a una situazione stressante il nostro organismo reagisce in un modo specifico. Il pericolo per la nostra salute fisica e psicologica arriva quando i fattori stressanti sono una costante nella nostra vita. Vediamoli in dettaglio.
Sindrome generale di adattamento: reagire allo stress

Ultimo aggiornamento: 29 dicembre, 2020

La sindrome generale di adattamento è utile a spiegarci in che modo reagisce il nostro corpo alle situazioni stressanti. Questa teoria, elaborata dal fisiologico Hans Selye nel 1936, descrive tutti i processi fisiologici che si attivano quando qualcosa dall’esterno ci sconvolge, ci fa sentire sopraffatti e sfugge al nostro controllo.

Nervosismo, mal di stomaco, preoccupazione, battito accelerato, mal di testa… La maggior parte di noi ha provato sulla propria pelle i sintomi dello stress. Ebbene, anche se conosciamo le conseguenze, i fattori scatenanti ci sfuggono; in particolare, non riusciamo a capire perché questi fenomeni ci colpiscono. Così, anche se lo stress può essere una normale risposta psicologica, viviamo queste situazioni con forte sofferenza.

Ammettiamolo: viviamo in una società in cui stati come stress e ansia non solo vengono considerati normali, ma addirittura le persone che non giungono alti livelli di attivazione vengono accusate di non impegnarsi abbastanza sul lavoro o nella vita quotidiana.

Accettare questa idea ha serie conseguenze per la salute. Analizziamo il modo in cui questo processo di adattamento viene gestito in situazioni di stress.

Sindrome generale di adattamento: definizioni e fasi

Immaginiamo per un attimo di avere un nuovo lavoro. Alla fine di ogni settimana sentiamo che il carico è eccessivo e che l’ambiente in ufficio, oltre a essere opprimente, spegne noi e tutto il nostro entusiasmo. La fatica psicologica è evidente.

Ebbene, ciò che proviamo in questi momenti incarna perfettamente l’essenza della teoria elaborata da Hans Selye. La sindrome generale di adattamento descrive il naturale processo di risposta dell’essere umano in situazioni di stress.

Questa esperienza può essere adattiva e normale quando riusciamo finalmente ad adattarci agli stimoli esigenti che provengono dal nostro ambiente di appartenenza. Ciò nonostante, quando queste condizioni si spingono oltre la nostra capacità di controllo e perdurano nel tempo, sopraggiungono gli effetti negativi.

Bisogna sottolineare un aspetto importante: queste reazioni sono universali. Presso l’Università McGill di Montreal, il Dottor Selye mise a punto una serie di esperimenti su cavie sottoposte a stress per osservarne i comportamenti.

Gli effetti erano sempre gli stessi. In una seconda fase, passò dai modelli animali a quelli umani per osservare che, in effetti, la sindrome generale di adattamento consta sempre di tre fasi. Scopriamole più nel dettaglio.

Sovraccarico di informazioni.
La sindrome generale di adattamento è la reazione fisiologica alle situazioni di forte stress.

1. Fase di allerta o di shock

Attualmente il modello di Selye è ancora valido. Uno studio condotto presso la West Virginia University (Stati Uniti) ha provato a indagare su possibili crepe e punti deboli in questo approccio, ma le basi su cui si fonda risultano tutt’ora interessanti.

Per confermarne l’efficacia, viene spesso applicata a contesti sportivi che ci permettono di illustrare molto bene queste fasi.

La prima fase si verifica quando ci troviamo per la prima volta in presenza di situazioni molto stressanti. Per esempio, quando ci troviamo di fronte a un avversario, durante una partita di tennis, calcio o un incontro di karate. Possiamo anche prendere a esempio l’inizio di un nuovo lavoro. Il nostro corpo reagisce nel seguente modo:

  • Ci viene la tachicardia e il corpo entra in stato di allerta.
  • Ci sentiamo paralizzati, incapaci di reagire.
  • Dinnanzi a uno stimolo minaccioso, il surrene inizia a produrre cortisolo, ormone dello stress. 

Se l’individuo riesce a superare questa prima fase e a prendere il controllo della situazione, la sindrome generale di adattamento si conclude. In caso contrario, si passa alla fase successiva.

2. Fase di resistenza

Quando il fattore responsabile dello stress permane nell’ambiente e non ci siamo ancora adattati a esso, entriamo nella fase di resistenza. In questa fase i livelli di attivazione si riducono, ma le alterazioni fisiologiche sono ancora presenti in misura più o meno accentuata.

  • La resistenza può essere definita come l’incapacità di affrontare, accettare o reagire all’evento che ci sopraffà. L’angoscia permane; pur in assenza di tachicardia, immobilità e ipersensibilità perenne, sono ancora presenti l’incertezza e il malessere, perché non riusciamo ad adattarci alla situazione.
  • Il cortisolo viene ancora secreto dal nostro organismo e questo può indurre stanchezza, sbalzi d’umore, irritabilità e difficoltà di concentrazione.

In assenza di un processo di adattamento a una data situazione e ai suoi elementi di stress in questa fase, allora entreremo in una fase più problematica.

3. La sindrome generale di adattamento e la fase di esaurimento

Come ci spiega la Dottoressa M. Carmen Ocaña Méndez nel suo studio sulla sindrome di adattamento generale, buona parte della popolazione oggi vive immersa nella fase di esaurimento.

Questo significa che molti di noi convivono con una situazione di stress prolungato perché non ci abituiamo né riusciamo a gestire gli stimoli stressanti che ci travolgono.

  • Quando trascorriamo diversi mesi immersi in uno stato di perenne stress le nostre risorse fisiche e psicologiche si esauriscono.
  • Aumenta il rischio di contrarre determinate patologie, quali soprattutto ipertensione, disturbi digestivi, insonnia, dolori muscolari e ossei, cefalea, capogiri.
  • D’altra parte, c’è un aspetto che non possiamo dimenticare: lo stress che si cronicizza sfocia in disturbi dell’ansia.
Donna sotto stress.
Se non affrontato in tempo, lo stress può causare disturbi più gravi, come il disturbo dell’ansia.

L’importanza di imparare a gestire lo stress

La sindrome generale di adattamento ci mostra l’importanza di gestire quanto prima lo stress, in modo da evitare di arrivare alla fase di esaurimento. Lo stress che non viene affrontato si cronicizza e con esso sopraggiungono il malessere e le patologie associate.

Non dimentichiamolo: gestire questi stati non solo è possibile, ma è anche necessario. Tutti noi disponiamo delle risorse per riuscirci (Lazarus, 1980). Ecco alcune strategie utili:

  • Fare chiarezza sugli stimoli stressanti.
  • Pensare a possibili soluzioni ai problemi. Evitare che la sfida diventi invalidante e fuori controllo con il passare dei giorni.
  • Agire sulle emozioni. Dobbiamo imparare a gestire le emozioni e non lasciarci gestire da esse.
  • Stabilire ogni giorni nuove mete che ci aiutino a risolvere la situazione e a farci sentire meglio.
  • Condurre una vita sana, fare esercizi di rilassamento e di respirazione profonda.

Infine, ma non per questo meno importante, è bene imparare a chiedere aiuto quando ne abbiamo bisogno. Il sostegno dei nostri cari e l’intervento di professionisti specializzati ci aiuterà a non superare i limiti logoranti.


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