Terapia cognitiva basata sulla mindfulness: cos'è?

La terapia cognitiva basata sulla mindfulness si serve di tecniche che permettono di concentrarsi sul qui e ora, in modo da interrompere la catena di pensieri negativi e di ruminazione. Volete saperne di più? Continuate a leggere!
Terapia cognitiva basata sulla mindfulness: cos'è?

Ultimo aggiornamento: 09 settembre, 2021

La terapia cognitiva basata sulla mindfulness (o MBCT) è un intervento rivolto al paziente con disturbi depressivi. Incorpora aspetti della terapia cognitivo-comportamentale per la depressione e un programma di riduzione dei livelli di stress, basato sulla mindfulness.

In cosa consiste, nello specifico? In quali casi è indicata? Dobbiamo ricordare, innanzitutto, che abbraccia due proposte terapeutiche di simile origine, ma che comunque differiscono, in parte, l’una dall’altra.

Per capire meglio di cosa si tratta, dobbiamo prima fare un ripasso delle caratteristiche di entrambe. Ne parliamo nel seguente spazio.

Terapia cognitivo-comportamentale e mindfulness

La terapia cognitivo-comportamentale rientra tra le cosiddette “terapie di seconda linea”. Il suo approccio si concentra sull’influenza che le cognizioni hanno sulle origini e sul consolidamento dei problemi.

Uno dei suoi principali esponenti, lo psichiatra Aaron T. Beck, spiega cosa è la depressione dal punto di vista della cosiddetta “triade cognitiva”. Il paziente ha un’idea negativa di sé, degli eventi e del futuro.

Dunque, i sintomi depressivi non sarebbero altro se non conseguenza di schemi di pensiero negativi. A questo proposito, la terapia cognitiva cerca di intervenire su questi cosiddetti schemi (bias cognitivi) al fine di sostituirli con altri, più sani e adattivi.

Dal canto loro, le terapie di terza generazione si focalizzano su aspetti contestuali e sull’analisi funzionale del comportamento. Vale a dire che si interrogano sul contesto in cui si attiva un dato comportamento, sul perché e sul come orientarlo verso qualcosa di più sano anziché eliminarlo del tutto.

Di questa categoria fa parte il mindfulness. Il suo creatore è Jon Kabat Zinn, che la interpreta come piena consapevolezza; come il momento presente (qui e ora) dell’esperienza così come appare, senza alcun giudizio.

Terapia cognitiva basata sulla mindfulness.
Sia la terapia cognitivo-comportamentale che il mindfulness hanno effetti positivi sulla gestione delle emozioni.

Campi di applicazione della piena consapevolezza o mindfulness

La piena consapevolezza (o mindfulness) viene applicata in diverse situazioni, non per forza vincolate alla presenza di malattie. In particolare, sembra essere utile in caso di problemi di depressione, ansia generalizzata, fobie, disturbi del comportamento alimentare, ecc. Inoltre, è stato dimostrato che contribuisce al trattamento delle dipendenze e delle compulsioni.

I campi di applicazione sono piuttosto numerosi e, oltretutto, è indicata sia nel caso degli adulti che dei bambini. Visto che si applica mediante rilassamento, meditazione e respirazione consapevole, può contribuire a migliorare il rendimento, la concentrazione e la capacità di affrontare situazioni difficili. Tra l’altro, è utile anche a:

  • Prendere le distanze dai pensieri negativi.
  • Concentrarsi sull’autocompassione.
  • Regolare le emozioni.
  • Prendere coscienza dei propri pensieri e delle proprie emozioni.
  • Evitare il senso di colpa.
  • Migliorare l’umore.
  • Rafforzare l’autostima.

Come funziona la terapia cognitiva basata sulla mindfulness?

La terapia cognitiva basata sulla piena consapevolezza o mindfulness (MBCT) deriva dal programma di riduzione dello stress che si basa sulla mindfulness (MBSR) di Jon Kabat-Zinn. Si tratta di una proposta di Segal, Williams e di Teasdale, finalizzata alla prevenzione delle ricadute nei pazienti con depressione. Nello specifico, ha una durata pari a otto settimane.

Si tratta di un mix di tecniche di rilassamento e meditazione, unite al body scan, una tecnica che aiuta a prendere consapevolezza delle propria sensazioni corporee. Inoltre, attribuisce una certa importanza alla psicoeducazione, in modo che le persone possano disporre degli strumenti per entrare in contatto con i propri pensieri in modo diverso.

Della terapia cognitiva, sottolinea la connessione tra pensieri e sentimenti. Proprio per questo, il programma è strutturato fondamentalmente in due parti.

Prima parte

Le prime quattro sedute si concentrano sulla conoscenza di sé e sulla coscienza. I ritmi frenetici attuali fanno sì che molte persone non siano consapevoli di ciò che succede (né del perché).

I pazienti vengono iniziati a tecniche di rilassamento e di respirazioni che permettano loro di conoscere ogni parte del proprio corpo.

Conclusa questa fase, si dà spazio all’esplorazione degli stati d’animo. In questa tappa lo scopo è imparare a concentrarsi su di essi.

Questo implica la stesura di auto-registrazioni quotidiane, in modo da individuare i momenti piacevoli e le sensazioni che li accompagnano.

Seconda parte

Le ultime tre sedute costituiscono la seconda fase del trattamento. Una volta che la persona ha acquisito consapevolezza sui propri sentimenti e pensieri, le verrà consigliato di acquisire un atteggiamento positivo.

Per riuscirci bisognerà concentrarsi sulla respirazione e sulla stesura di diversi piani di intervento da attuare in caso di malessere. Dunque, è possibile trovare percorsi alternativi per poter abbandonare quelli che ci affliggono.

Donna depressa in balcone.
La terapia cognitiva basata sulla mindfulness ha dato effetti positivi sulla riduzione dei casi di ricaduta in pazienti affetti da depressione.

Terapia cognitiva basata sulla piena consapevolezza (o  mindfulness): come può aiutare i pazienti depressi?

La terapia cognitiva basata sulla piena consapevolezza si concentra sull’individuazione e il riconoscimento dei pensieri, sul qui e ora.

Grazie a essa, e praticando meditazione, è possibile interrompere, poco per volta, la ruminazione, aspetto che incide sulla depressione.

In questo modo anche i sensi di colpa e l’autocritica diminuiscono, dato che la mindfulness lavora proprio sulla sospensione del giudizio.

Il paziente impara a prestare maggiore attenzione ai suoi pensieri e a riconoscere le sue emozioni. Tutto questo gli permette di capire che il pensiero e le percezioni si nutrono a vicenda.

Dobbiamo dire che, in alcuni casi, la depressione spinge a evitare determinate situazioni, soprattutto di natura sociale.

Con la MBTC questa tendenza di riduce, visto che aumenta la consapevolezza di ciò che si sente e che si cercano modi alternativi per risolvere la situazione.

Cosa dobbiamo ricordare sulla terapia cognitiva basata sulla mindfulness?

La depressione è uno dei principali motivi di preoccupazione a livello globale, a causa della sua forte incidenza. L’aggravante è che c’è il rischio di ricaduta persino dopo la conclusione del trattamento.

Per fortuna, l’approccio impostato dalla terapia cognitiva basata sulla piena consapevolezza o mindfulness (MBTC) ha dato risultati positivi e promettenti.

Quando si lavora dal punto di vista della psicoeducazione, delle tecniche di rilassamento e della coscienza, non solo si dà al paziente il controllo sul modo in “percepisce e vede se stesso” ma gli si danno anche valide risorse per affrontare la questione. Si tratta di un esercizio metacognitivo efficace deconcentrarsi e limitare i pensieri ruminanti.

Per concludere, la piena consapevolezza apre le porte al pensiero sul qui e ora. Ferma le soluzioni abitudinarie e automatiche che in genere impediscono di uscire da un ciclo negativo.

L’esercizio di auto-osservazione lavora proprio in questa stessa direzione, e questo perché guida verso il raggiungimento di soluzioni più creative, adattivi e meno stereotipate.


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