La terapia del gioco della sabbia è una risorsa utilizzata in psicologia. Permette allo psicoterapeuta di scoprire quale percezione del mondo ha il paziente che, a sua volta, grazie al gioco, acquista maggiore capacità espressiva.
L’idea principale di questa terapia è offrire al paziente uno spazio sicuro (una vaschetta di sabbia) all’interno del quale poter rappresentare diverse situazioni che riguardano la sua vita, grazie all’aiuto di alcune figure in miniatura. Il processo è supervisionato dallo psicologo che si occuperà di monitorarne l’evoluzione e di sciogliere eventuali dubbi.
Un po’ di storia
Ad ispirare questo modello terapeutico fu il gioco infantile dei figli di Herbert George Wells, storico e scrittore inglese. Wells si era reso conto che i suoi bambini esprimevano i conflitti della vita quotidiana attraverso rappresentazioni con figure.
La psichiatra infantile Margarita Lowenfeld inserì questa risorsa nelle sue sedute di terapia, come modo per incoraggiare i giovani a esprimere il proprio disagio. Ma fu solo a partire dagli anni ’50 che la terapia venne ufficializzata.
Il gioco della sabbia si arricchì di significato con la psicanalista Dora M. Kalff, che lo considerava un modo per entrare in contatto con l’inconscio dei pazienti, sia bambini che adulti. Le basi del gioco diventarono quindi gli archetipi di Carl. G. Jung. Le stesse immagini archetipiche (o rappresentazioni simboliche del mondo) furono completate dai dati raccolti da Margarita Lowenfeld nelle sue terapie.
Come si svolge la terapia del gioco della sabbia?
Per poter proporre questo gioco, il terapeuta naturalmente deve avere nozioni psicanalitiche. Interpretare le creazioni di sabbia, infatti, è un processo delicato e laborioso.
Il paziente riceverà la sua vasca di sabbia in cui le figurine simboliche sono disposte in ordine sparso. Lo scopo è che possa dare libero sfogo alla fantasia e ricreare le sue percezioni all’interno dello spazio sicuro offerto dalla sabbia.
Il terapeuta deve dare istruzioni e poi lasciare libertà di espressione. Tuttavia, è sempre concesso l’intervento dello psicologo per rispondere ai dubbi del paziente.
La durata del gioco è variabile. Potrebbe volerci l’intera seduta per interpretare le rappresentazioni simboliche. Lo psicologo, in ogni caso, non deve mettere fretta: avrà tutto il tempo, al termine, per eseguire le analisi e le interpretazioni in privato.
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In che modo può essere utile?
Questo tipo di terapia è utile in diversi modi. In particolare, aiuta il paziente a prendere coscienza dei conflitti presenti nella propria vita e a disporli in modo simbolico in ordine gerarchico e organizzato.
È, in definitiva, un esercizio di insight. Ad esempio, grazie alla sabbia, iniziano a prendere forma possibili tensioni familiari. Al termine, la persona porterà a casa maggiore consapevolezza su alcuni aspetti di cui forse non era cosciente.
Ovviamente rappresentare la realtà per mezzo di simboli non è sufficiente. Come è facile immaginare, lo psicologo stimolerà il paziente ad analizzare l’elaborato, attraverso una serie di tecniche di dialogo.
Terapia del gioco della sabbia: funziona?
L’efficacia di questa terapia è stata messa in discussione, così come i metodi psicanalitici in generale. Le risorse più spesso utilizzate nelle terapie convenzionali sono, di fatto, quelle convalidate dalla scienza. Ad esempio, le tecniche cognitivo-comportamentali.
Il mancato consenso unanime da parte della comunità scientifica pone un limite non di poco conto ai trattamenti psicanalitici (tra cui la terapia del gioco della sabbia). In questo senso, funzionano su alcuni soggetti, ma in altri casi potrebbero non essere efficaci.
In ogni caso, i risultati di questa terapia potrebbero dirsi aneddotici. Sicuramente dipendono dalle competenze e dall’esperienza del terapeuta: più è capace, più aumentano le probabilità di successo.
La terapia del gioco della sabbia negli adulti
Contrariamente a ciò che si tende a pensare, le terapie ludiche possono dimostrarsi utili anche negli adulti. La terapia del gioco della sabbia può essere applicata a persone di qualunque età. Nei pazienti adulti le rappresentazioni nella sabbia tendono a essere più astratte rispetto a quelle dei bambini.
Gli adulti sono dotati di un pensiero astratto sviluppato e hanno acquisito un numero maggiore di archetipi nel proprio sistema di convinzioni. I bambini, invece, tendono a concentrarsi esclusivamente sugli archetipi dell’infanzia: la madre, il padre, i nonni e gli altri parenti, oltre a insegnanti e compagni di classe.
A tal proposito, gli adulti non solo si barcamenano tra gli archetipi primari, ma, in modo sottile, aggiungono alla scena altri personaggi. Questo è il caso, ad esempio, degli amanti; archetipi comuni negli adulti. Da ciò possiamo dedurre che il terapeuta tende a essere più cauto quando si tratta di applicare questa terapia agli adulti.
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In quali casi è più efficace?
Quando le persone fanno molta fatica a esprimersi a parole, questa modalità terapeutica sembra essere una valida alternativa. Un esempio potrebbe essere l‘abuso sessuale, in cui la vittima non riesce a raccontare i fatti con chiarezza a causa del forte trauma.
In ogni caso, come dicevamo poc’anzi, è importante che il terapeuta sia esperto in questa tecnica: essere in grado di interpretare il processo e di rispondere a qualunque dubbio è un aspetto fondamentale.
Bibliografia
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