La puntura di una vespa asiatica è un episodio che deve essere affrontato con cura. Nella maggior parte dei casi non genera gravi conseguenze, ma in altri può persino portare alla morte. La puntura di quest’insetto è già stato la causa di alcuni decessi registrati.
La vespa asiatica è stata rilevata per la prima volta in Europa nel 2004. Si chiama così perché proviene dal sud-est asiatico, ma è anche nota anche come calabrone asiatico o vespa nera per via del suo colore. Dalle terre francesi si è diffusa in altri paesi del continente ed è arrivata in Italia nel 2013, soprattutto in Liguria e nell’alta Toscana.
Il morso di una vespa asiatica inocula più veleno di quello di una classica vespa. Le conseguenze dipendono dalla persona punta; se è allergica a questi insetti, la situazione può essere seria.
La puntura della vespa asiatica
È importante sottolineare che la puntura della vespa asiatica provoca la morte solo nello 0,08% dei casi. Si tratta, pertanto, di un indice molto basso. Anche così, in tutte le persone che vengono punte da questa specie si manifesta una reazione più dolorosa di quella causata da una vespa comune. Questo perché è più grande e contiene più veleno.
La vespa asiatica, il cui nome scientifico è Vespa velutina, è un insetto che può raggiungere i 3,5 cm. Le sue caratteristiche principali sono proprio le grandi dimensioni e il colore nero del corpo, che la distingue dalle vespe europee. A differenza delle api, queste vespe possono pungere la stessa persona più volte.
Il rischio principale della puntura di vespa asiatica è quello di scatenare una reazione allergica del sistema immunitario. Nella maggior parte dei casi, non è possibile sapere in anticipo se si verificherà questa reazione, poiché non esistono prove per rilevare tale allergia.
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Effetti della puntura del calabrone asiatico
Il primo sintomo della puntura di vespa asiatica è un dolore intenso, come una puntura di uno spillo molto grande. Il suo forte pungiglione provoca un dolore simile a quello prodotto da un’ustione. In seguito, una vasta area della pelle viene colpita da infiammazione e il dolore persiste in media per 24 ore.
Uno dei rischi è rappresentato dal fatto che questi insetti tendono ad attaccare aree sensibili come le mucose della bocca, degli occhi o del naso. Bisogna tenere presente che le vespe asiatiche rilasciano un feromone tramite il loro pungiglione, attraendo il resto dell’alveare ad attaccare.
Se si innesca una reazione allergica, il rischio di anafilassi persiste tra 30 e 60 minuti dopo la puntura della vespa asiatica. Questa reazione ha quattro gradi:
- I: orticaria generalizzata, prurito, gonfiore e fastidio.
- II: infiammazione delle mucose, sensazione di oppressione al petto, dolore addominale, nausea, vomito, diarrea e vertigini.
- III: difficoltà a respirare, deglutire ed emettere suoni. Confusione e sensazione di morte.
- IV: tutti i sintomi precedenti, più ipotensione, collasso, incontinenza, colorito bluastro della pelle e perdita di coscienza.
Come calmare i sintomi di una puntura di vespa asiatica
Le vespe asiatiche attaccano solo se si sentono minacciate. Per prima cosa, dunque, è consigliabile non avvicinarsi ai vespai né cercare di ucciderle o attaccarle se ci volano attorno. È importante fare attenzione quando si esplora nei cespugli o nei luoghi in cui si accumula la legna. D’altronde, prevenire è meglio che curare.
Se siete stati punti da un calabrone asiatico, dovete applicare subito qualcosa di freddo sulla zona interessata. Ciò contribuirà a calmare l’infiammazione e il dolore. Potete anche applicare impacchi di aceto per ottenere gli stessi effetti. Se il dolore è intenso, si consiglia di applicare una crema con corticosteroidi e assumere antistaminici orali e, se necessario, corticosteroidi orali.
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La reazione allergica è un’emergenza medica che deve essere affrontata nel più breve tempo possibile. Se la persona ha precedenti di questo tipo, deve recarsi in ospedale il prima possibile. Bisogna rivolgersi subito al pronto soccorso più vicino anche se si verifica una reazione immediata di tipo allergico. Solo il 3% delle persone è allergico, ma finché non si manifestano i sintomi, non si può sapere se si fa parte di questa piccola percentuale.
Bibliografia
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