Antiacidi con idrossido di alluminio: rischi di un abuso

Gli antiacidi a base di idrossido di alluminio sono farmaci da banco impiegati per trattare il bruciore di stomaco e il malessere associato. Il loro consumo dovrebbe essere occasionale e moderato. Vi spieghiamo perché.
Antiacidi con idrossido di alluminio: rischi di un abuso
Franciele Rohor de Souza

Scritto e verificato la farmacista Franciele Rohor de Souza.

Ultimo aggiornamento: 29 agosto, 2020

Ricorrere con frequenza agli antiacidi a base di idrossido di alluminio è diventata un’abitudine per molti di noi. Si tratta di farmaci da banco usati contro il bruciore di stomaco e l’acidità. Nonostante ciò, non dovrebbero essere il trattamento d’elezione per questi disturbi.

Quali sono le conseguenze di un loro uso continuato e perché dovremmo evitare l’automedicazione? Sebbene raramente provochino effetti indesiderati, assunti in dosi eccessive non sono privi di rischi. Vediamoli nel dettaglio.

Che cosa sono i farmaci a base di idrossido di alluminio?

Sono medicinali che neutralizzano in fretta i succhi gastrici. Vengono quindi consigliati per calmare disturbi come il bruciore di stomaco o l’acidità. Tuttavia, come abbiamo detto, si tende a farne un consumo eccessivo.

Pillole e compresse di antiacidi.
Gli antiacidi a base di idrossido di alluminio aiutano a neutralizzare l’eccesso di acidità gastrica.

Qual è la loro composizione e come assumerli?

La formula di questi medicinali comprende sali di alluminio e di magnesio e sono a somministrazione orale. Possono essere assunti dagli adulti e dagli adolescenti al di sopra dei 12 o 18 anni di età a seconda del farmaco. Si presentano come compresse masticabili o sospensioni orali e l’uso non deve essere continuato.

Occorre far passare 2-4 ore prima di assumere altri farmaci e vanno assunti dopo i pasti. Non richiedono ricetta medica, motivo per cui è importante conoscere le controindicazioni e le possibili conseguenze di un uso eccessivo.

L’abuso di questi antiacidi può essere intenzionale o accidentale; è sempre legato all’ingestione di quantità superiori a quelle raccomandate o a un uso prolungato. I rischi sono quelli di un sovradosaggio di sali di alluminio e magnesio.

In generale, sono ben tollerati nelle dosi consigliate e solo in via occasionale può comparire una leggera diarrea che scompare una volta sospeso il trattamento.

Conseguenze di un uso eccessivo di antiacidi con idrossido di alluminio

Assumere quantità eccessive o per lunghi periodi di tempo può causare nei soggetti anziani l’aggravamento di alcune patologie ossee pregresse, come l’osteoporosi e l’osteomalacia, a causa della riduzione degli ioni fosforo e calcio.

Nelle persone con disturbi come diarrea, malassorbimento, dieta a basso contenuto di fosforo o molto deperite, possono causare anoressia e debolezza muscolare.

A seguito di un uso prolungato, i sali di alluminio tendono a formare fosfati insolubili nell’intestino. Questi ultimi non vengano assorbiti in modo corretto e vengono eliminati attraverso le feci.

Questi farmaci sono sconsigliati in caso di insufficienza renale, lieve, moderata o grave. Nonostante siano da medicinali banco, devono essere assunti con cautela. Dosi elevate sono controindicate e possono provocare un accumulo di ioni di alluminio e magnesio.

Uomo con bruciore di stomaco.

Interazione con altri farmaci

Gli antiacidi modificano l’assorbimento di molti farmaci, quindi non dovrebbero essere assunti insieme o poco tempo dopo. Possono interagire con:

  • Farmaci antinfettivi come le tetracicline.
  • Farmaci per le malattie delle ossa come i bifosfonati.
  • Medicinali per il cuore e la pressione.
  • Farmaci per la tiroide.
  • Antimalarici a base di clorochina. Con la chinidina, la sua escrezione è ridotta a causa dell’alcalinizzazione delle urine, fatto che può aumentarne la tossicità.
  • Farmaci contenenti ferro.

Gli antiacidi a base di sali di alluminio, inoltre, non andrebbero somministrati ai pazienti con Alzheimer. Diversi studi suggeriscono, di fatto, che l’alluminio potrebbe contribuire allo sviluppo di questa malattia, poiché si accumulerebbe nelle neurofibrille del tessuto cerebrale. In breve, se dopo 14 giorni di trattamento i sintomi continuano o peggiorano, è importante consultare il medico.


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