L’arresto cardiorespiratorio, o ACR, è una condizione in cui respirazione e circolazione del sangue si interrompono in modo improvviso. È un’emergenza che rappresenta un grave rischio per il soggetto.
L’ossigeno, come ben sappiamo, è essenziale alla vita. Le cellule lo usano come combustibile per ottenere energia e svolgere le loro funzioni. Quando si verifica un arresto cardiorespiratorio, l’ossigeno non può più raggiungere tutte le parti del corpo.
Se questa condizione si prolunga, dunque, i tessuti iniziano a subire dei danni. L’ACR è, tuttavia, una situazione potenzialmente reversibile; questo significa che se si interviene alla svelta, è possibile salvare la vita. Ecco come si presenta.
Che cos’è un arresto cardiorespiratorio?
Come abbiamo detto, consiste nella brusca interruzione dell’attività cardiaca e respiratoria. Sebbene possa avere diverse cause, spesso alla base vi è un’alterazione dell’attività elettrica del cuore.
Se non viene trattata nell’immediato, può portare alla morte della persona. Ma con un rapido intervento, l’esito è in genere positivo.
Il principio è mantenere il flusso di ossigeno ai tessuti fino a quando il cuore non viene “riattivato“. Il problema è che affinché il cuore riprenda a funzionare, è necessario utilizzare un defibrillatore, dispositivo che riporta l’attività elettrica cardiaca alla normalità.
Questo può rappresentare un problema dal momento che l’80% degli ACR avvengono lontano dagli ospedali o dalle aree attrezzate. A ciò si aggiunga che sono poche le persone che sanno affrontare questa situazione nel giusto modo. Vediamo, quindi, come agire.
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Come comportarsi in caso di arresto cardiorespiratorio?
In caso di ACR, occorre mettere in atto il cosiddetto supporto vitale di base. Consiste nel sostituire le funzioni respiratorie e circolatorie della persona infortunata. In altre parole, di mantenere il flusso di ossigeno e la circolazione sanguigna almeno fino all’arrivo dell’ambulanza.
La persona che ha avuto un ACR sarà incosciente, con polso e respirazione assenti. Bisognerèa portarla in un contesto sicuro e stimolarla per vedere se riprende conoscenza. Subito dopo, occorre contattare il pronto soccorso.
Prima di procedere con la rianimazione, sarebbe bene trovare l’aiuto di una seconda persona. La prima si occuperà di rianimare il paziente; la seconda parlerà al telefono con il personale sanitario, in modo da seguire le istruzioni.
Per poter rianimare in modo completo una persona in questa situazione, risulta necessario l’uso di un defibrillatore. In numerosi luoghi pubblici è possibile trovare defibrillatori semi-automatici. L’ideale è poter accedere a uno di questi dispositivi in attesa dell’ambulanza.
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La rianimazione cardiopolmonare
In attesa degli operatori del pronto soccorso, deve essere avviata la rianimazione cardiopolmonare. In primo luogo, occorre adagiare la persona sulla schiena, inclinandole delicatamente la testa all’indietro. Con una mano si tiene la fronte, con l’altra il mento, allo scopo di mantenere aperte le vie aeree.
Una volta fatto questo, occorre realizzare una serie di compressioni sul torace. Tenendo le braccia distese, posiamo le nostre mani al centro del torace dell’infortunato. Occorre realizzare 30 compressioni ritmiche con forza.
Ogni 30 compressioni si realizzano due ventilazioni bocca a bocca, da eseguire con forza. Al termine, il protocollo prevede di continuare con le compressioni. Si tratta di una procedura semplice, ma che richiede ritmo e forza. L’ideale, quindi, è che una seconda persona possa sostituire il rianimatore per permettergli di riposare.
È importante ricordare che eseguendo una rianimazione corretta possiamo salvare una vita. Sono numerosi i corsi in cui è possibile imparare le manovre di pronto soccorso.
Bibliografia
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