Ascolto attivo: definizione e benefici

L'ascolto attivo può sembrare di facile applicazione, eppure non è così in un mondo iperconnesso e sovraccarico di stimoli. In questo articolo offriamo alcuni consigli per metterlo in pratica.
Ascolto attivo: definizione e benefici
Montse Armero

Scritto e verificato la psicologa Montse Armero.

Ultimo aggiornamento: 26 maggio, 2022

L’ascolto attivo rappresenta una strategia comunicativa che in determinati contesti risulta molto utile. Come indica il nome, si tratta di una interazione nella quale ascoltiamo (senza limitarci a udire) il nostro interlocutore in maniera attiva, fornendogli un feedback verbale e non verbale.

Così facendo, chi abbiamo davanti capisce che stiamo prestando attenzione a quello che dice. L’ascolto attivo, inoltre, ci aiuta a mantenere un dialogo molto più intimo, empatico e ricco di sfumature.

In particolare, avviene tra due persone o all’interno di un gruppo dalle dimensioni molto contenute, dal momento che una parte fondamentale dell’ascolto attivo è rappresentata dal dialogo.

Si tratta quindi di una conversazione possibile tra terapista e paziente, nella coppia, tra due buoni amici o tra colleghi di lavoro in sintonia. Se invece assistiamo a una conferenza che suscita il nostro interesse, sarà più adeguato dire che ascoltiamo attentamente, ma non in maniera attiva, perché il discorso è orientato in una direzione univoca.

Caratteristiche dell’ascolto attivo

Coppia che pratica lo ascolto attivo.
Le persone che praticano l’ascolto attivo possiedono una predisposizione al dialogo, sono attente e sono dotate di buona intelligenza emotiva e molte altre qualità.

Anche se ognuno di noi possiede un modo particolare di comunicare, di solito le persone che praticano l’ascolto attivo condividono una serie di requisiti. I più importanti sono i seguenti:

  • Dimostrano una buona predisposizione per il dialogo.
  • Sono in grado di mantenere sveglia a lungo la propria attenzione.
  • Provano curiosità per ciò che espone l’interlocutore.
  • Generalmente possiedono una buona intelligenza emotiva.
  • Manifestano un atteggiamento affabile e di intimità.
  • Prendono in considerazione la visione del mondo dell’altra persona.
  • Accettano le opinioni altrui, anche se si trovano in disaccordo.
  • Se non comprendono un concetto, chiedono all’interlocutore di chiarire i loro dubbi.

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Fattori che ostacolano un ascolto attivo efficace

Alcune azioni impediscono di essere bravi ascoltatori. Spesso questi comportamenti sono così ben integrati nella condotta abituale da non notarli nemmeno. Alcune di queste azioni sono le seguenti:

  • Interrompere il discorso del nostro interlocutore.
  • Fingere di ascoltare quando, in realtà, stiamo pensando a qualcos’altro.
  • Togliere importanza a ciò che ci stanno dicendo.
  • Reagire contemporaneamente a diversi stimoli, riducendo la nostra attenzione nei confronti del dialogo.
  • Pensare più alla nostra risposta che ad ascoltare ciò che ci stanno dicendo.
  • Offrire la nostra opinione senza sapere se l’altra persona desidera ascoltarla.
  • Giudicare le idee del nostro interlocutore.
  • Svalutare l’altra persona perché la pensa diversamente da noi.
  • Offrire un consiglio quando non ci è stato richiesto.
  • Spiegare la nostra storia invece di ascoltare l’altra persona.

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Strategie per migliorare l’ascolto attivo

L’ascolto attivo è una abilità che tutti noi possiamo sviluppare: è solamente questione di pratica. Possiamo quindi ricorrere ad alcune strategie allo scopo di dominare ancora meglio l’arte della comunicazione.

Mostrare empatia

L’empatia è fondamentale per rafforzare il legame che ci unisce al nostro interlocutore. Inoltre, dimostrargli che comprendiamo il modo in cui si sente lo aiuterà a sentirsi meno giudicato e più libero di parlare.

Mani che si stringono.
L’empatia consente di rafforzare il legame con l’interlocutore, perché gli fa sapere che comprendiamo il modo in cui si sente e che è libero di parlare come desidera.

Utilizzare adeguatamente il linguaggio non verbale

Cercare il contatto visivo, annuire con la testa, assumere una postura ricettiva e stabilire una distanza corporea adeguata che consenta all’interlocutore di sentirsi a proprio agio renderanno più facile notare la nostra attenzione.

Fornire segnali verbali di ascolto

Emettere espressioni di intesa (come “a-ha”, “sì”, “certo”, “davvero”, ecc.) e utilizzare un tono di voce ricettivo sono strategie utili per indicare all’altra persona che la stiamo ascoltando veramente.

Porre domande aperte

Invece di fare domande chiuse (come, per esempio: “Ti senti bene?”, “Hai bisogno di qualcosa?”), utilizzare quelle che comportano l’uso di che cosaperchéqualequando  come farà sì che l’altra persona riesca a spiegarci la sua situazione in maniera più dettagliata.

Parafrasare

Parafrasare significa esprimere con parole nostre ciò che l’altra persona ci ha appena detto. In questo modo, le facciamo capire che siamo attenti e che abbiamo compreso il suo messaggio.

Ascolto attivo e coppia che parla.
Quando parafrasiamo ciò che l’altra persona ci dice, in un certo modo le facciamo comprendere che siamo interessati alla conversazione e che abbiamo compreso ciò che intende comunicarci.

Rispettare i silenzi

Ci sono persone che vengono messe a disagio dai silenzi che si creano in maniera naturale durante una conversazione. Ciononostante, queste pause ci consentono di dimostrare che siamo in grado di rispettare il ritmo dell’altra persona.

Così, prima di considerare noi stessi degli ottimi interlocutori, sarebbe interessare fare un po’ di autocritica, perché commettere errori nella propria comunicazione è un fenomeno estremamente frequente. Ciò che conta è essere in grado di identificarli e possedere la volontà di mettere in pratica competenze nuove.


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