
La sperimentazione clinica consiste nel valutare la sicurezza e l’efficacia di un farmaco sulle persone. Tramite il confronto con un…
La clindamicina è un antibiotico a largo spettro del gruppo dei lincosamidi. Ha un effetto principalmente batteriostatico e agisce contro batteri aerobi gram-positivi e molti batteri anaerobi.
La clindamicina è un antibiotico semisintetico appartenente al gruppo dei lincosamidi. Si tratta di un farmaco ad azione batteriostatica.
Viene usato per trattare alcuni tipi di infezioni batteriche tra cui quelle ai polmoni, alla pelle, al sangue, agli organi riproduttivi della donna e altri organi interni. Scopriamo tutto quello che c’è da sapere sulla clindamicina.
Questo antibiotico ad ampio spettro del gruppo dei lincosamidi ha un effetto principalmente batteriostatico. Agisce contro batteri aerobi gram-positivi e molti batteri anaerobi.
La clindamicina entra in funzione unendosi alla sub-unità 50S del ribosoma batterico. Così facendo inibisce le prime fasi della sintesi proteica della cellula batterica.
Anche se la sua azione è fondamentalmente batteriostatica, a concentrazioni elevate può avere un effetto battericida. Questo dipenderà dalla sensibilità del ceppo e del mezzo.
Somministrata per via orale, si assorbe praticamente il 90% della dose. Inoltre, assumerla in prossimità dei pasti ne ritarda l’assorbimento, anche se non si sa di quanto.
Questo farmaco è indicato per il trattamento di infezioni causate da microorganismi sensibili. Tra loro, troviamo:
Poiché alcune di queste infezioni sono spesso prodotte dai bacilli gram negativi, la clindamicina è usata in combinazione con altri antibiotici. Per via topica, è utilizzata anche come trattamento per l’acne.
Tuttavia, può essere somministrata anche per trattare infezioni da ceppi sensibili alla clindamicina o all’eritromicina. Può anche capitare che alcuni ceppi siano sensibili a un antibiotico e resistenti all’altro.
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Il principale effetto indesiderato della clindamicina è la diarrea associata al Clostridium difficile. Questo tipo di diarrea può presentarsi nel 10% dei pazienti in trattamento, indipendentemente che la assumano per via orale o topica.
Possono generarsi anche reazioni di ipersensibilità. Quando si somministra per via orale, se non si prende con acqua, può causare esofagite. D’altra parte, le reazioni secondarie collaterali dei pazienti in trattamento con la clindamicina possono interessare:
Quando il trattamento è topico, può causare prurito al viso, dermatite da contatto, edema facciale ed eruzione maculo papulare.
Altri effetti secondari presentati nei pazienti che assumono clindamicina comprendono la sindrome di Stevens-Johnson, reazioni di ipersensibilità nei pazienti con HIV positivo e linfadenite. Si tratta tuttavia di reazioni poco frequenti.
La clindamicina è controindicata nei pazienti con precedenti reazioni allergiche a questo farmaco e alla lincomicina. Per quanto riguarda l’allattamento, poiché il farmaco è espulso attraverso il latte materno causando possibili gravi effetti nel lattante, ne è sconsigliato l’uso nel periodo post-parto.
Neanche in gravidanza va somministrato a meno che non sia strettamente necessario, visto che non esistono studi e dati a sufficienza.
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Numerosi saggi clinici e un’ampia esperienza di farmacovigilanza avvallano l’uso della clindamicina come farmaco efficace per il trattamento di infezioni orali maxillo-facciali, tra le altre.