Clindamicina: usi e meccanismo d'azione

La clindamicina è un antibiotico a largo spettro del gruppo dei lincosamidi. Ha un effetto principalmente batteriostatico e agisce contro batteri aerobi gram-positivi e molti batteri anaerobi.
Clindamicina: usi e meccanismo d'azione

Ultimo aggiornamento: 04 gennaio, 2023

La clindamicina è un antibiotico semisintetico appartenente al gruppo dei lincosamidi. Si tratta di un farmaco ad azione batteriostatica.

Viene usato per trattare alcuni tipi di infezioni batteriche tra cui quelle ai polmoni, alla pelle, al sangue, agli organi riproduttivi della donna e altri organi interni. Scopriamo tutto quello che c’è da sapere sulla clindamicina.

Come agisce la clindamicina?

Questo antibiotico ad ampio spettro del gruppo dei lincosamidi ha un effetto principalmente batteriostatico. Agisce contro batteri aerobi gram-positivi e molti batteri anaerobi.

La clindamicina entra in funzione unendosi alla sub-unità 50S del ribosoma batterico. Così facendo inibisce le prime fasi della sintesi proteica della cellula batterica.

Anche se la sua azione è fondamentalmente batteriostatica, a concentrazioni elevate può avere un effetto battericida. Questo dipenderà dalla sensibilità del ceppo e del mezzo.

Somministrata per via orale, si assorbe praticamente il 90% della dose. Inoltre, assumerla in prossimità dei pasti ne ritarda l’assorbimento, anche se non si sa di quanto.

Indicazioni terapeutiche della clindamicina

Questo farmaco è indicato per il trattamento di infezioni causate da microorganismi sensibili. Tra loro, troviamo:

  • Polmonite acquisita causata dallo Staphylococcus aureus.
  • Ascesso polmonare.
  • Faringotonsillite acuta causata dallo streptococco del gruppo A (S. pyogenes).
  • Infezioni odontologiche.
  • Infezioni della pelle e dei tessuti molli.
  • Osteomielite.
  • Vaginosi batterica.
  • Malattia infiammatoria pelvica.
  • Polmonite causata da Pneumocystis jiroveci.
  • Toxoplasmosi cerebrale in pazienti con infezione da HIV.
  • Sinusite acuta nei bambini con età maggiore a un mese e inferiore ai 18 anni.

Poiché alcune di queste infezioni sono spesso prodotte dai bacilli gram negativi, la clindamicina è usata in combinazione con altri antibiotici. Per via topica, è utilizzata anche come trattamento per l’acne.

Tuttavia, può essere somministrata anche per trattare infezioni da ceppi sensibili alla clindamicina o all’eritromicina. Può anche capitare che alcuni ceppi siano sensibili a un antibiotico e resistenti all’altro.

Effetti indesiderati

Il principale effetto indesiderato della clindamicina è la diarrea associata al Clostridium difficile. Questo tipo di diarrea può presentarsi nel 10% dei pazienti in trattamento, indipendentemente che la assumano per via orale o topica.

Possono generarsi anche reazioni di ipersensibilità. Quando si somministra per via orale, se non si prende con acqua, può causare esofagite. D’altra parte, le reazioni secondarie collaterali dei pazienti in trattamento con la clindamicina possono interessare:

  • Sangue: si sono verificati casi di leucopenia, leucocitosi, anemia e trombocitopenia gravi.
  • Sistema cardiovascolare: in alcuni pazienti la clindamicina può causare aritmie severe come la fibrillazione ventricolare, la sindrome del QT lungo o tachicardia ventricolare polimorfica.
  • Sistema nervoso centrale: possono prodursi eventi isolati di blocco neuromuscolare.
  • Apparato digerente : il trattamento con clindamicina può causare diarrea, nausea, vomito e dolore addominale. Può inoltre indurre colite pseudomembranosa per infezione dovuta al Clostridium difficile. Questo effetto è irreversibile se si sospende il trattamento. Richiede l’adozione di misure specifiche insieme alla somministrazione di vencomicina o metronidazolo.
  • Fegato: questo antibiotico può alzare i livelli di aspartato aminotransferasi e alanino aminotransferasi, così come le concentrazioni di bilirubina a causa di danni epatici diretti.
  • Reni e apparato uro-genitale: l’assunzione di clindamicina è associata a quadri di candida vaginale e vulvovaginite.
  • Pelle: possono manifestarsi eruzioni di intensità lieve o moderata.

Quando il trattamento è topico, può causare prurito al viso, dermatite da contatto, edema facciale ed eruzione maculo papulare.

Altri effetti secondari presentati nei pazienti che assumono clindamicina comprendono la sindrome di Stevens-Johnson, reazioni di ipersensibilità nei pazienti con HIV positivo e linfadenite. Si tratta tuttavia di reazioni poco frequenti.

Controindicazioni

La clindamicina è controindicata nei pazienti con precedenti reazioni allergiche a questo farmaco e alla lincomicina. Per quanto riguarda l’allattamento, poiché il farmaco è espulso attraverso il latte materno causando possibili gravi effetti nel lattante, ne è sconsigliato l’uso nel periodo post-parto.

Neanche in gravidanza va somministrato a meno che non sia strettamente necessario, visto che non esistono studi e dati a sufficienza.

La clindamicina è sicura?

Numerosi saggi clinici e un’ampia esperienza di farmacovigilanza avvallano l’uso della clindamicina come farmaco efficace per il trattamento di infezioni orali maxillo-facciali, tra le altre.


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