Nell’ambito dei processi cognitivi propri dell’essere umano, la memoria è ampiamente studiata. Tuttavia, rappresenta ancora una questione complessa. Per capire in cosa consiste la confabulazione, bisogna sapere che deriva dallo stravolgimento di alcuni ricordi.
I ricordi non sono esatte ricostruzioni degli eventi. Tutti possono ricordare un evento in modo diverso ed essere sicuri che sia andata proprio così. Si tratta di una deformazione della realtà dovuta alla perdita di informazioni.
Un chiaro esempio si ha negli anziani con grave disturbo neurodegenerativo (demenza senile). Possono essere certi di aver vissuto un’esperienza totalmente diversa dalla realtà.
Tipi di confabulazione e classificazione
La confabulazione è un fenomeno cognitivo difficile da definire, poiché può assumere varie forme. Tuttavia, esistono 5 criteri per classificare questa alterazione cognitiva. Vediamoli.
1. Spontanea
È di breve durata. Si tratta in idee fantasiose che vengono affermate come eventi reali dalla persona. Di solito si verificano in pazienti con sindrome di Korsakoff.
2. Causata
In questo caso la memoria non riesce a evocare un preciso evento. È comune nei soggetti con amnesia. Si verifica un fenomeno simile quando un individuo sano cerca di conservare alcune informazioni in modo forzato per lunghi periodi di tempo.
Per esempio, studiare a memoria una materia può ostacolare il meccanismo di rievocazione dei dati. Capita di scambiare alcuni concetti e affermarli come veri sebbene non corrispondano alla realtà.
3. Semplici intrusioni provocate
Queste distorsioni compaiono quando la persona è costretta a evocare informazioni dettagliate. Immaginiamo per un momento di dimenticare la lista della spesa e cercare di ricordare cosa riportava. Inconsciamente potremmo comprare qualcosa che non era presente, ma che ricordiamo come tale.
4. Confabulazione momentanea
Questo tipo di errore mnemonico è il più comune nell’ambito della confabulazione. È un piccolo racconto fantastico che può essere perfettamente credibile.
Tuttavia, è facile da individuare. Per esempio, quando la persona descrive i suoi programmi in dettaglio, ma è chiaro che non sono realizzabili. È comune nelle case di cura, quando alcuni anziani dicono che faranno visita ai loro amici d’infanzia o adolescenti, anche se potrebbero essere deceduti.
5. Confabulazione fantastica
Si tratta del tipo di confabulazione più intenso a causa dell’elevato distacco dalla realtà. Come indica il nome, sono storie fantastiche che risultano credibili solo per il soggetto. Questi disturbi della realtà sono comuni nei pazienti con demenza psicotica e paralitica.
Altra classificazione
La classificazione appena vista è proposta da Kopelman ed è la più accurata per determinare l’intensità e la frequenza delle confabulazioni. Un altro metodo utilizzato negli anni è quello proposto da Schnider, che consta di 4 criteri:
- Contenuto: stabilire quanto possa essere credibile la storia utilizzando limiti che vanno dal vero al falso.
- Modalità: spontanea o provocata.
- Ambito: episodico, autobiografico, semantico generale o semantico personale.
- Sindrome clinica che le provoca.
Quali sintomi sono legati alla confabulazione?
I sintomi della confabulazione variano a seconda del disturbo sottostante. Per esempio, in caso di Alzheimer i segni più caratteristici sono deficit cognitivo, declino mentale e difficoltà di memoria. A ciò si aggiunge:
- Demenza: compromissione della memoria con nervosismo.
- Schizofrenia: disturbo del pensiero, allucinazioni acustiche, paranoia.
- Sindrome di Korsakoff: perdita di memoria a breve termine, mania e comportamenti ripetitivi.
- Asomatognosia: incapacità di integrare le parti del corpo o di riconoscerle, false sensazioni associate alla perdita di una parte.
Possibili cause di confabulazioni
La confabulazione è il prodotto di danni all’area frontale del cervello. In particolare, risulta interessata l’area basale anteriore, in cui si trovano le aree orbitofrontale e ventromediale.
Tre teorie tentano di spiegare le cause delle confabulazioni. È importante sapere che queste ipotesi provengono da una prospettiva neuropsicologica.
1. Disfunzione mnemonica
Si afferma che le confabulazioni sono un tipo di amnesia. Il postulato principale sostiene che i disturbi della memoria sono un modo per dare un senso ai ricordi incompleti che possono essere recuperati dal paziente. Questa ipotesi è ben accolta.
2. Disfunzione esecutiva
La teoria della disfunzione esecutiva afferma che in presenza di gravi limitazioni in termini di pianificazione e definizione di obiettivi specifici, si verificano disturbi della memoria che provocano confabulazioni.
3. Doppia ipotesi
Non si esclude nessuno dei postulati precedenti e si sostiene che le confabulazioni dipendano da un deficit nei processi esecutivi (funzioni superiori della coscienza), oltre a fallimenti della memoria.
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Come può essere trattata la confabulazione?
Sebbene non esista una cura per la confabulazione, è possibile migliorare la qualità della vita del paziente che ha subito una lesione cerebrale. Si tratta di una procedura neuropsicologica che si basa sul confronto come mezzo di stimolazione cognitiva.
Questo trattamento è stato definito dai ricercatori dell’Università di Granada (Spagna). Consiste nel mostrare al paziente una serie di immagini in sequenza che possono variare nel contenuto; quindi gli viene chiesto di ricordare cosa ha visto. In seguito a ciò, si verifica la confabulazione.
Si fa notare al paziente che il ricordo non è vero mentre le immagini vengono mostrate nuovamente. In neuropsicologia questa strategia è chiamata feedback. Dopo 9 sessioni è possibile notare miglioramenti.
Cosa fare se conosco qualcuno che confabula?
Non conviene insistere bruscamente sul fatto che la persona si sbaglia. Ricordiamo che per l’individuo il suo ricordo è reale. Dobbiamo dunque mostrare empatia ed evitare di generare stress.
La mossa successiva dovrebbe essere consultare uno specialista che possa valutare la situazione e determinare l’intensità del danno per stabilire l’approccio da seguire. Per alcuni pazienti la psicoterapia è sufficiente e non necessitano di ricovero.
Bibliografia
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