La nausea e il vomito associati alla chemioterapia sono tra gli effetti secondari più frequenti di questo trattamento, nonché uno dei più temuti dai pazienti. La loro prevenzione è in grado di migliorare la vita e favorire una risposta più efficace da parte dei pazienti.
Anche se al giorno d’oggi disponiamo di un elevato numero di opzioni per prevenire la nausea associata alla chemioterapia, di solito i pazienti tendono a farne un uso inadeguato. Questo fatto può essere dovuto alla loro mancanza di abitudine oppure all’eccessiva fiducia che ripongono in esse per averle utilizzate in eccesso.
I fattori di rischio per la nausea e il vomito indotti dalla chemioterapia dipendono sia dal paziente che dal trattamento.
Classificazione della nausea e del vomito associati alla chemioterapia
In base alla fase del trattamento in cui il paziente si trova a soffrire di questi sintomi, possiamo classificare il vomito i tre gruppi principali:
- Emesi acuta: viene definita come la nausea e il vomito che si presentano durante le prime 24 ore seguenti alla somministrazione della chemioterapia.
- Emesi tardiva: la nausea e il vomito associati alla chemioterapia compaiono dopo le prime 24 ore dalla somministrazione del trattamento, e possono persistere per 6-7 giorni. Il cisplatino è il farmaco chemioterapico che più di frequente provoca questo effetto collaterale.
- Emesi anticipatoria: in genere ha inizio entro le 24 ore precedenti alla somministrazione della chemioterapia. È stato osservato che dopo il terzo o quarto ciclo, il 20%-40% dei pazienti presenta emesi anticipatoria.
Prevenzione e trattamento della nausea e del vomito associati alla chemioterapia
Le misure di prevenzione e trattamento variano in funzione del tipo di emesi provocata dal farmaco chemioterapico.
Emesi acuta
Per molti anni, i principali agenti farmacologici per la prevenzione e il trattamento della nausea e del vomito acuti sono stati gli antagonisti dopaminergici, gli antistaminici, i corticosteroidi, i cannabinoidi e le benzodiazepine.
Per quanto questi agenti possano offrire un certo grado di efficacia, sono anche in grado di provocare considerevoli effetti secondari. A partire dalla comparsa degli antagonisti dei recettori della serotonina, disponiamo di una nuova classe di agenti dotati di maggiore efficacia e minore frequenza e gravità in merito agli effetti secondari.
A dosi equivalenti, i quattro antagonisti 5-HT3 esistenti (Ondansetron, Granisetron, Dolasetron e Tropisetron) hanno la stessa efficacia nella prevenzione dell’emesi indotta da chemioterapia moderata o meno. La scelta deve basarsi sulla disponibilità, convenienza, costo e profilo degli effetti secondari.
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Emesi tardiva
In genre l’emesi tardiva è più difficile da trattare rispetto a quella acuta. Bisogna anche considerare che si tratta di un effetto collaterale che di solito il paziente presenta a casa. Di conseguenza, le possibilità di un controllo adeguato possono risultare inferiori.
L’impatto familiare e personale, invece, è più considerevole. Nel caso in cui vi sia il rischio di nausea e vomito tardivi, bisogna informare il paziente in merito al corretto uso dei farmaci antiemetici.
Tutto ciò deve essere realizzato prima dell’inizio del primo ciclo di chemioterapia così da ridurre il rischio di emesi acuta, tardiva e anticipatoria nei cicli successivi. In questo modo è possibile evitare visite mediche inutili e stress.
In questo caso, i farmaci antagonisti dei recettori della serotonina non presentano la stessa efficacia. Sono i farmaci corticosteroidi gli agenti più attivi nella prevenzione dell’emesi tardiva, che devono essere assunti 3-4 giorni dopo il trattamento chemioterapico.
Come accade nella prevenzione dell’emesi acuta, la combinazione di diversi agenti antiemetici sembra più efficace dell’uso di un unico agente. Gli antagonisti 5-HT3 sarebbero indicati come trattamento di seconda linea quando non si raggiunge un buon controllo attraverso la combinazione precedente.
Emesi anticipatoria
Il modo migliore per prevenire l’emesi anticipatoria consiste in un adeguato controllo dell’emesi acuta e tardiva. In tal senso, la terapia comportamentale può rivelarsi efficace.
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Conclusione
L’obiettivo ideale di qualunque trattamento antiemetico consiste nel prevenire la comparsa della nausea e del vomito associati alla chemioterapia. È così possibile migliorare considerevolmente la qualità della vita dei pazienti oncologici durante la loro permanenza in casa.
Nonostante i progressi osservati durante gli ultimi 20 anni, è ancora difficile raggiungere questo obiettivo. Come è stato già detto, la nausea continua a rappresentare un effetto collaterale frequente e preoccupante nei pazienti che si sottopongono a un trattamento chemioterapico.
Bibliografia
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