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La nifedipina deve essere usata con cautela quando somministrata in monoterapia per il trattamento dell'angina pectoris instabile. Inoltre, questo farmaco ha un'azione antipiastrinica, quindi può aumentare il tempo di sanguinamento. Scoprite di più in questo articolo.
La nifedipina è un farmaco utilizzato per il trattamento di diversi disturbi cardiovascolari grazie ai suoi effetti vasodilatatori e ipotensivi. Appartiene alla famiglia delle diidropiridine, un gruppo di farmaci che si legano ai recettori del calcio, bloccandoli.
Come risultato di questa interazione, che analizzeremo più in dettaglio nelle righe che seguono, la nifedipina innesca un potente effetto vasodilatatore e ipotensivo. Risulta pertanto utile principalmente per il trattamento dell’angina pectoris e dell’ipertensione arteriosa.
L’angina pectoris, una delle principali malattie per cui è indicata la nifedipina, è un disturbo che provoca dolore al petto a causa di una notevole diminuzione del flusso sanguigno al cuore.
In altre parole, le arterie che portano il sangue al cuore sono ostruite, quindi questo organo non riceve abbastanza sangue. Ciò provoca una serie di sintomi, tra cui l’angina pectoris.
I pazienti che ne hanno sofferto descrivono l’angina pectoris come una sorta di compressione, pressione o dolore al petto come se un peso fosse posto su questa zona del corpo. Esistono diversi tipi di angina pectoris. Tra i più comuni menzioniamo:
D’altra parte, esistono una serie di fattori di rischio che aumentano la possibilità di sviluppare questo disturbo e che, quindi, dovrebbero essere evitati. Tra questi troviamo:
La nifedipina ha effetti ipotensivi e vasodilatatori. Si lega in modo antagonista ai recettori del calcio presenti nel cuore e nelle pareti dei vasi sanguigni.
In particolare, blocca i canali del calcio dipendenti dalla tensione per attivarsi: nello specifico, colpisce i vasi responsabili della circolazione periferica. In questo modo, rilassa la muscolatura liscia vascolare e innesca la vasodilatazione arteriosa periferica e coronarica.
Per quanto riguarda la vasodilatazione periferica, la nifedipina riduce la resistenza al postcarico, il che significa che facilita l’espulsione del sangue dal cuore verso resto del corpo.
D’altra parte, produce anche vasodilatazione coronarica, aumentando così l’afflusso di sangue coronarico e l’ossigenazione del cuore. Tale meccanismo d’azione spiega l’efficacia del farmaco per il trattamento dell’angina pectoris.
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Questo medicinale va assunto con cautela quando somministrato in monoterapia per il trattamento dell’angina pectoris instabile. Presenta, inoltre, un’azione antipiastrinica, quindi può aumentare il tempo di sanguinamento. Allo stesso modo, può peggiorare il quadro clinico della cardiomiopatia ostruttiva.
Non disponiamo ancora di studi sufficienti in merito agli effetti di questo medicinale tramite il latte materno. Per questo motivo, sebbene sembri che solo piccole quantità di nifedipina passino nel latte materno, si consiglia di assumere il medicinale con cautela durante l’allattamento.
In termini di reazioni avverse, come tutti i farmaci in commercio, la nifedipina può innescare una serie di effetti indesiderati che devono essere presi in considerazione all’inizio del trattamento. Tra le reazioni avverse più comuni segnalate durante gli studi effettuati si possono citare le seguenti:
La nifedipina è un medicinale indicato soprattutto per il trattamento dell’angina pectoris e per il trattamento dell’ipertensione. Tuttavia, presenta anche altre indicazioni.
Consultate il medico o farmacista per qualsiasi domanda in merito e seguite sempre le raccomandazioni per l’uso indicate. I professionisti sono qui per aiutarvi!