Le parole “tumore ai polmoni” sono sufficienti a farci tremare, poiché tutti, direttamente o meno, conosciamo qualche caso. Ognuno di noi ha o ha avuto almeno un amico, un conoscente o un parente che sta affrontando questa dura lotta o che l’ha affrontata senza, però, riuscire a vincerla.
Si tratta di un argomento molto complesso e drammatico. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il tumore ai polmoni è una delle principali cause di morte della popolazione mondiale.
Fino a pochi anni fa, si registravano più casi nella popolazione maschile. Negli ultimi anni, tuttavia, il numero di donne a cui viene diagnosticata questa malattia è in forte aumento.
Va anche ricordato che, pur restando il fumo la causa principale del cancro ai polmoni, esiste una percentuale, seppur ridotta, di persone colpite da questa dura malattia sebbene conducano uno stile di vita assolutamente sano.
Ciò che si ripropone la ricerca scientifica oggigiorno è chiaro: trovare al più presto un farmaco che possa inibire o frenare lo sviluppo di questo tumore così aggressivo.
È evidente che bisogna investire di più nel settore della ricerca; tuttavia, va anche sottolineata l’importanza che riveste il fomento di abitudini più sane, soprattutto per quanto riguarda il fumo: il tabacco, infatti ha sull’organismo effetti nefasti che, prima o poi, mostrano le loro tragiche conseguenze.
Poco tempo fa il Science Daily, un sito americano di divulgazione scientifica, riportava una notizia che dà nuove speranze. Sarebbe stato individuato un punto debole nella struttura genetica che causa il cancro ai polmoni. Un vero e proprio tallone d’Achille che potrebbe segnare l’inizio della vittoria su questo tumore.
Il tumore ai polmoni e il suo tallone d’Achille
La ricerca è stata svolta dal Sistema Sanitario dell’Università della Virginia, e i risultati sono piuttosto promettenti.
Purtroppo, come succede sempre in questi casi, prima che il farmaco sia disponibile per la cura, ci vorrà del tempo. Ma se tutto procede per il verso giusto, prima o poi potremo disporre di una medicina efficace contro questo tumore così aggressivo.
Ecco quali sono state le varie fasi della ricerca
Il carcinoma polmonare a piccole cellule o microcitoma
Questa neoplasia costituisce all’incirca il 15% di tutti i casi di cancro ai polmoni. Nonostante il basso livello di incidenza, è la forma più letale.
- Questo tipo di tumore si diffonde molto rapidamente e, una volta raggiunta la fase metastatica, risulta molto complicato curarlo.
- Gli oncologi indicano che, in linea generale, i pazienti colpiti da un microcitoma ai polmoni hanno una speranza di vita di cinque anni.
- Si tratta, inoltre, di un tumore che colpisce quasi esclusivamente coloro che sono -o sono stati- fumatori abituali.
Il direttore di questa ricerca è il professor Kwon Park, del dipartimento di Microbiologia, Immunologia e Biologia del Cancro dell’Università della Virginia.
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L’obiettivo di questo ricercatore e del suo staff era quello di frenare lo sviluppo del tumore ai polmoni. Il punto di partenza da cui gli studiosi hanno iniziato il loro lavoro è stata una precedente ricerca sulle mutazioni di un oncogene che si attiva durante il processo metastatico.
Avevano ben presente quali erano le grandi difficoltà per mettere a punto un farmaco capace di controllare questi oncogeni responsabili della formazione della malattia.
La svolta è arrivata quando si sono chiesti se, invece di controllare l’oncogene, non fosse meglio cercare il suo punto debole. Ed è così che sono giunti ad una conclusione sorprendente.
Hanno scoperto che il microcitoma, la forma più aggressiva di cancro ai polmoni, possiede una struttura dotata di una barriera molto debole e la chiave, dunque, riguarderebbe le proteine. Vediamo più in dettaglio a cosa si riferisce il gruppo di ricercatori.
Oncogeni che lavorano ad un ritmo frenetico
Un oncogene è un gene anormale che ha subito una mutazione e che è in grado di sviluppare un tumore. Durante le ricerche, è stato osservato che si tratta di un gene che lavora molto in fretta.
Per mantenere questo ritmo frenetico, questo oncogene ha bisogno di molte proteine con cui accelerare il processo di divisione cellulare e generare continuamente metastasi.
Le proteine, pertanto, sarebbero il combustibile usato dagli oncogeni per favorire la proliferazione del tumore. E se si riuscisse, allora, a inibire l’accesso degli oncogeni alle proteine?
Ecco il tallone d’Achille del microcitoma che il professor Parke e il suo staff hanno scoperto e sul quale stanno ora lavorando.
Il gruppo di studiosi sta mettendo a punto un farmaco in grado di frenare l’attività di queste proteine che aumentano la malignità del tumore. Al momento, i risultati ottenuti in laboratorio sono molto positivi.
Tumore ai polmoni e aspettative per il futuro
I risultati di questa ricerca ci fanno sperare, ma dobbiamo anche armarci di pazienza ed essere consapevoli del fatto che si tratta di un farmaco ancora in fase di sperimentazione.
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L’équipe del professor Park ha messo a punto un farmaco che, in effetti, è in grado di frenare lo sviluppo di questo tumore e a breve, negli Stati Uniti, verrà avviato un progetto per iniziare a trattare in questo modo un campione di pazienti.
Allo stesso tempo, anche in Canada e in Australia sono stati creati farmaci simili, con alcune varianti: lo scopo è monitorare i progressi ottenuti nei diversi progetti per riuscire a trovare il farmaco definitivo.
Speriamo, dunque, che i risultati in questo senso non si facciano aspettare troppo e che presto si possa dire di aver finalmente trovato una cura capace di sconfiggere il tumore ai polmoni.
E forse un giorno, chissà, arriveremo addirittura a trovare una cura definitiva e specifica per ogni tipo di tumore.