Puerperio: è necessario un anno per riprendersi dal parto

Il puerperio è il periodo necessario per il recupero di cui ha bisogno una donna dopo il parto. È un mito che ci si possa riuscire solo dopo la famosa quarantena. Un anno o più è il minimo necessario.

Puerperio donna

La famosa quarantena indica i 40 giorni, all’incirca, subito dopo la nascita del bebè. Spesso si confonde con il puerperio, il periodo necessario a riprendersi dal parto.

Il puerperio dura molto di più delle sei settimane della quarantena. È un processo di recupero fisico ed emotivo di cui la donna ha bisogno dopo i nove mesi di gestazione e dopo aver dato alla luce il bebè. Secondo diversi studi e teorie può durare da uno a due anni, o persino tre.

Abbiamo bisogno di un anno per riprenderci dal parto

Una ricerca del 2011, condotta dalla dottoressa Julie Wray dell’Università di Salford, Inghilterra, ha dimostrato che “le donne hanno bisogno almeno di un anno per recuperarsi dopo il parto. I cambiamenti ormonali e fisici che vive il corpo della donna durante la gravidanza, non finiscono con il parto”.

Il puerperio implica grandi cambiamenti fisici ed emotivi per adattarsi alla nuova realtà dell’essere madre. La ricercatrice ha incontrato donne di diversi paesi, che avevano partorito da due a tre settimane, da tre mesi e da sei a sette mesi.

Donna con bimbo in fase di recupero dopo il parto

Wray ha scoperto che per la maggior parte delle madri, l’ideale sarebbe avere a disposizione di almeno 12 mesi di recupero postnatale, che riguarda tanto l’aspetto fisico come quello emotivo. “Le donne sentono che impiegano più di sei settimane per riprendersi e devono ricevere appoggio anche oltre le sei o otto settimane dopo la nascita”, ha evidenziato la ricercatrice.

Il puerperio

La ricercatrice citata fa riferimento al tempo stimato che le nuove madri considerano necessario per riprendersi dal parto. Però, per la psicologa argentina Laura Gutman, autrice del libro “Maternità tra estasi e inquietudine” il puerperio dura almeno fino ai 2 o 3 anni di vita del bebè.

Mamma e bebè sono la stessa unità emotiva. Il parto “rompe” l’unità fisica che ha caratterizzato la loro vita durante i nove mesi di gestazione. Anche se adesso non sono più un’unità, continuano ad essere uniti emotivamente e separarsi richiede del tempo.

Per la terapeuta familiare, il puerperio è un periodo in cui ci sono situazioni che non sono esclusivamente di natura fisica, né concreta, però non per questo meno reali e in grado di compromettere la stabilità della donna. Il parto è una forte “destrutturazione emotiva”, nel quale si passa dall’essere uno a essere due.

La propria ombra

Il puerperio ci spinge ad affrontare ciò che è fuori dal nostro controllo, i conflitti che ci portiamo dentro. Per superare questa fase fortificate e rinnovate da questo incontro, è importante prendere consapevolezza del processo che si vive e riprendersi dopo il parto.

Mamma e bebè appena nato

Mentre ci muoviamo in questa terra di mezzo tra il mistico, l’energetico e l’emotivo, abbiamo un piccolo appena nato di cui prenderci cura. Il piccolo piange perché esprime il dolore e le paure della donna che si scatenano dopo il parto.

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Probabilmente per le nostre nonne questo processo è stato più semplice, perché loro dovevano occuparsi solo della casa e dei figli. Mentre per le donne di oggi, attive, organizzate, imprenditrici, di successo, è molto diverso.

Le madri devono passare dall’immensità del loro mondo emotivo al mondo concreto che include il lavoro, i soldi, le preoccupazioni quotidiane, per poi tornare al ritmo del loro bebè. Non siamo preparate né lo è il nostro ambiente per affrontare questi passaggi in maniera sicura senza cadere nella disperazione o senza possibilità di chiedere aiuto.

Quando non c’è tempo per ritrovarsi

Di fronte a questa complessa situazione emotiva, descritta dalla Gutman, è evidente il distacco tra la realtà e le aspettative. Recuperare il normale ritmo di vita precedente alla gravidanza e armonizzare aspetti come la sessualità e il lavoro è una fantasia impossibile da realizzare in sei settimane.

La cosa certa è che non tutte le madri hanno la fortuna di potersi dedicare solo alla cura del bebè, mentre si recuperano sul piano fisico ed emotivo. Molte, milioni, hanno altri figli, non hanno aiuti da parte dei genitori e devono andare a lavorare. Sembra che non ci sia il tempo nemmeno per un incontro con se stesse.

Donna con neonato

La realtà con cui si confrontano milioni di donne e madri lavoratrici è che nel loro paese non esiste un permesso per la maternità che permetta loro di riprendersi dopo il parto. Le donne devono andare a lavorare, devono cercare qualcuno che si occupi del bebè e perdono l’opportunità di prendere coscienza delle opzioni emotive che comporta la fase del puerperio.

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La realtà della madre lavoratrice

Solo 34 paesi rispettano le raccomandazioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) di concedere almeno 14 settimane di licenza per la maternità, con una remunerazione che non sia inferiore ai due terzi delle entrate precedenti.

La maggior parte dei permessi per la maternità non sono adatti alle necessità della madre e del bebè. Salvo rare eccezioni: la Croazia concede 410 giorni di licenza postnatale; Montenegro, Bosnia e Albania offrono 365 giorni di permesso postnatale; Inghilterra (315 giorni); Norvegia (315) e Svezia (240).

All’estremo opposto si trovano la maggior parte dei paesi di Africa e Asia, che non superano le 8 settimane. Oltre alla cura del bebè, si tratta di una questione di salute fisica ed emotiva. È ancora lungo il cammino necessario per riconoscere le necessità della donna che ha appena partorito e del suo bebè.

Bibliografia

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