Risposta del sistema immunitario contro i virus

Conoscere il modo in cui il sistema immunitario affronta le infezioni virali è la chiave per combatterle. Gli studi sul campo, anche a seguito dell'emergenza COVID-19, si sono moltiplicati permettendoci di fare luce sui nostri meccanismi di difesa.

La risposta del sistema immunitario contro i virus

Conoscere i meccanismi di risposta dal sistema immunitario contro le infezioni virali è estremamente importante per lo sviluppo di nuove terapie. Ricordiamo che i virus non sono batteri, pertanto gli antibiotici non hanno alcun effetto su di loro.

I laboratori di ricerca hanno fatto passi da gigante nello sviluppo di farmaci antivirali e antiretrovirali in grado di combattere virus come quello dell’epatite C o dell’HIV, con una sensibile riduzione della carica virale nei pazienti.

Tuttavia, il problema principale riguardo le infezioni virali croniche è la coesistenza di altre malattie. Molte persone sono infette al contempo da virus e da batteri o funghi. È il caso, per esempio, dell’infezioni da Coronavirus a cui si aggiunge la polmonite batterica.

Per svelare i meccanismi di risposta del sistema immunitario contro le infezioni virali, vengono condotti alcuni studi nei quali si combinano più infezioni. È il caso della recente ricerca dell’Università di Birmingham, pubblicata lo scorso febbraio.

La risposta del sistema immunitario nelle infezioni virali: lo studio

L’articolo a cui ci riferiamo è stato pubblicato sulla rivista PLOS Pathogens da alcuni autori associati all’Università di Birmingham e al Pirbright Institute e all’University College di Londra. La ricerca è stata guidata dal professor Robin May.

I ricercatori hanno analizzato dei globuli bianchi infettati da virus, precedentemente esposti a un fungo specifico: il Cryptococcus neoformans. Quest’ultimo è un fungo opportunista, ovvero si installa nelle persone dal sistema immunitario debilitato.

Il raffronto tra quanto verificatosi in laboratorio e quanto accade nella vita reale è estremamente importante. Malattie come la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) provocano una deplezione delle difese immunitarie. Il decesso in questi si deve a una superinfezione.

I funghi opportunisti sfruttano il sistema immunitario indebolito dell’ospite per insediarsi nell’organismo e riprodursi. Alla fine, le complicanze e persino la morte sono dovute alla polmonite o alla sepsi, ma non all’agente patogeno di partenza.

Aspergillus
I funghi possono diventare agenti infettivi opportunisti nelle persone immunodepresse.

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Cosa è emerso dallo studio?

Lo studio si basava sull’ipotesi secondo cui esistono due diversi meccanismi di risposta del sistema immunitario alle infezioni virali e micotiche. Nel caso dei virus, i globuli bianchi fagocitano le particelle virali attraverso un processo denominato fagocitosi.

Sebbene tale processo possa essere attuato anche nel caso dei funghi, in quest’ultimo caso spesso accade il contrario, ovvero l’agente infettante viene espulso all’esterno dai globuli bianchi. Si tratta di una particolare forma di esocitosi, denominata vomocitosi, benché non si verifichi con frequenza, ha rappresentato il fulcro della scoperta.

Osservando al microscopio la reazione dei globuli bianchi a due infezioni coesistenti, si è potuto notare che la vomocitosi aumentava sensibilmente una volta inserito un virus nella formula. In altre parole, i globuli bianchi espellevano più velocemente i funghi quando erano contemporaneamente impegnati a combattere un virus.

L’ipotesi del gruppo di ricerca è che il sistema immunitario acceleri la risposta immunitaria per liberare risorse e contrastare il secondo attacco. Non sappiamo se tale meccanismo abbia maggiore efficace, ma pare esista una sorta di intelligenza interna che decide dove concentrare gli sforzi nella lotta contro gli agenti patogeni.

Virus
I globuli bianchi difendono l’organismo dagli attacchi di virus, batteri e funghi.

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Qual è l’utilità di questa scoperta?

La ricerca fa luce su un aspetto dibattuto e rischioso per i pazienti immunodepressi cronici. Conoscendo i meccanismi di risposta del sistema immunitario nei casi di infezioni virali e in particolare di quelle opportunistiche, potremmo aiutare in modo più efficace i soggetti affetti da AIDS, ma non solo.

L’intento di questo filone di ricerca è definire un protocollo terapeutico per le infezioni opportunistiche che sia capace di migliorare le aspettative di vita dei pazienti immunodepressi. Come accennato, la mortalità in questi casi è provocata dagli agenti infettivi che si insediano nell’organismo ormai debilitato e pertanto impossibile da trattare.

Se, oltre agli antimicotici, antibatterici e antivirali, avessimo a disposizione trattamenti in grado di  stimolare il sistema immunitario, potremmo migliorare l’azione dei globuli bianchi. Il problema non è affatto secondario, considerato che il fungo utilizzato nella presente ricerca provoca oltre 200.000 morti all’anno in tutto il mondo.

Oltre a ciò, è lecito domandarsi se un’espulsione così rapida del fungo da parte del sistema immunitario non avvenga per danneggiare ulteriormente gli organi. E se l’accelerazione non fosse altro che segno di inefficienza delle difese dell’organismo e non un’intelligenza naturale? Solo le ricerche future potranno chiarire questo aspetto.

La risposta del sistema immunitario non si attiva solo contro le infezioni virali

Al di là dell’attualismo Coronavirus, è importante ricordare che non esistono solo le infezioni virali. Sebbene il SARS-CoV-2 sia al centro dell’attenzione, i casi di polmonite batterica, influenza e micosi non smettono di manifestarsi in questo periodo. Un sistema immunitario sano è, di fatto, l’aspetto chiave per contrarre meno infezioni.

Bibliografia

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