Spalla congelata: fattori di rischio e trattamento

La spalla congelata è una condizione clinica che interessa l'articolazione della spalla e che provoca difficoltà di movimento e dolore intenso. Vi spieghiamo a cosa è dovuta e quali sono i possibili trattamenti.

Uomo con spalla congelata

La spalla congelata è una condizione patologica e traumatologica che interessa l’articolazione della spalla. È anche conosciuta con il nome di capsulite adesiva, in quanto la manifestazione ultima dei sintomi è l’infiammazione della capsula della spalla.

Per capire questo meccanismo, dovremmo ripassare questa struttura scheletrica. Si tratta di un’articolazione che funge da punto di unione di tre importanti ossa: l’omero, la clavicola e la scapola, circondati da un tessuto molle che crea una capsula e che le avvolge. Questa capsula è la parte che si infiamma nel caso della spalla congelata.

Si stima che circa il 2% della popolazione mondiale ne soffra a un certo punto della propria vita. Succede principalmente tra i quaranta e i sessant’anni, con maggiore incidenza sulle donne.

Come vedremo più avanti, ci sono persone più a rischio di altre, e ciò è associato principalmente alla mancanza di movimento, che porta all’irrigidimento della capsula articolare. Non è un caso, infatti, che venga spesso diagnosticata ai pazienti in degenza.

Sintomi e diagnosi della spalla congelata

La spalla congelata ha un decorso lento: i sintomi, cioè, non compaiono da un giorno all’altro. È caratterizzata da tre fasi, che possono impiegare anche fino a quattro anni prima di manifestarsi. A seguire, vi descriviamo il processo:

  • Blocco motorio: è la prima fase della patologia ed è caratterizzata dal dolore accusato al momento di muovere la spalla. Sebbene sia ancora possibile muovere l’articolazione, il soggetto nota che la mobilità è limitata. Questo periodo può durare da due a nove mesi.
  • Congelamento: questa seconda fase è anche conosciuta come fase della rigidità. Diventa molto difficile muovere la spalla, persino per svolgere le normali attività quotidiane. Questa fase dura da uno a sei mesi.
  • Scongelamento: è una fase di miglioramento dei sintomi, che sia per decorso naturale o per l’intervento con terapie mediche. La guarigione completa può richiedere da sei mesi a due anni.

Per formulare la diagnosi, il medico deve eseguire un esame clinico minuzioso, dato che i sintomi sono chiari. Di solito, il professionista prende l’arto superiore indolenzito e cerca di muoverlo in diverse direzioni.

Quando il medico muove la spalla del paziente senza chiedere a quest’ultimo di esercitare forza, misura il grado di movimento passivo. Inoltre, chiederà al paziente di muovere il braccio per quanto gli è possibile, in modo da valutare il livello di movimento attivo. Nel caso della spalla congelata, entrambi gli intervalli di movimento – passivo e attivo – sono limitati e sono dolorosi.

Articolazione infiammata
L’articolazione della spalla è composta da tre ossa e da una capsula che le avvolge.

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Fattori di rischio

La spalla congelata è associata a situazioni in cui si riduce la mobilità. Rimanendo molto tempo fermi, per esempio, si corre un rischio maggiore. Può succedere che non ci sia decubito completo, bensì poca mobilità dell’arto superiore a causa di un qualche trauma, e l’effetto sarà lo stesso.

Alcuni dei fattori di rischio della scarsa mobilità sono:

  • Età: persone molto anziane e che hanno bisogno di un aiuto esterno per muoversi.
  • Fratture al braccio o all’avambraccio, con conseguente posizionamento del gesso.
  • Incidente cerebrovascolare (ictus): l’intero periodo di recupero dagli ictus è lento e caratterizzato da scarsa mobilità.
  • Post-operatorio: interventi chirurgici invasivi che obbligano il paziente al riposo prolungato.

Tra i fattori di rischio dobbiamo annoverare anche un gruppo di malattie che, senza richiedere decubito, sono state identificate come possibili cause di predisposizione alla spalla congelata. Tra di esse:

  • Diabete: studi scientifici hanno riscontrato che fino al 20% dei pazienti con diabete, a un certo punto, soffrono di spalla congelata, anche se la causa non è nota.
  • Morbo di Parkinson.
Spalla congelata uso del gesso
Portare il gesso al braccio e all’avambraccio predispone alla spalla congelata.

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Trattamento della spalla congelata

La maggior parte dei pazienti affetti da spalla congelata possono migliorare con trattamenti a base di antinfiammatori e con della fisioterapia. In genere, il 90% dei pazienti non ha bisogno di sottoporsi a chirurgia correttiva.

Tra i farmaci prescrivibili, troviamo gli antinfiammatori non steroidei (FANS) o i corticosteroidi. Il FANS scelto con maggiore frequenza è l’ibuprofene. Per quanto riguarda i corticosterodi, invece, si preferisce il cortisone, da iniettare direttamente all’interno dell’articolazione dolorante.

Anche la fisioterapia è fondamentale, infatti esistono determinati esercizi e specifiche manovre efficaci in caso di spalla congelata. In genere, vengono abbinati all’applicazione del calore per ottenere un allentamento delle strutture rigide.

In ultima analisi, l’opzione chirurgica è riservata a quei pazienti che non rispondono bene alle opzioni non invasive, ovvero il trattamento farmacologico e la fisioterapia. Non rappresenta la maggior parte dei casi, come già detto, ma questa opzione esiste. Le manovre chirurgiche sono due:

  • Manipolazione: sotto anestesia, il personale medico muove la spalla forzandola, il che produce la rottura della capsula rigida e la liberazione dell’articolazione.
  • Artroscopia: il chirurgo ritaglia alcune parti della capsula irrigidita attraverso piccole incisioni effettuate con strumenti appositi per lo scopo.

Per concludere

La spalla congelata può diventare invalidante e molto dolorosa. Se riconoscete sintomi simili, come la difficoltà di movimento della spalla o nello svolgimento delle attività di vita quotidiana, la cosa migliora da fare è consultare un medico che possa formulare la diagnosi corretta.

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