Strategie dell'industria alimentare ingannevoli

L'industria alimentare utilizza delle strategie di vendita che possono essere ingannevoli. Imparate a leggere le etichette sulla confezione per scegliere cibi sani.
Strategie dell'industria alimentare ingannevoli
Elisa Morales Lupayante

Revisionato e approvato da la pedagoga in educazione fisica e nutrizionista Elisa Morales Lupayante.

Ultimo aggiornamento: 24 agosto, 2022

Tutto ciò che mangiamo e beviamo influisce sulla nostra salute. È essenziale imparare a leggere le etichette del cibo e le informazioni fornite dall’industria alimentare nelle confezioni. In questo modo possiamo capire cosa contengono e scegliere al meglio. A tale scopo, è importante conoscere le strategie dell’industria alimentare che possono trarre in inganno.

Quest’ultima, infatti, ricorre a strategie pubblicitarie che possono ingannare i consumatori. Per esempio, risalta sull’etichetta un vegetale che non contiene colesterolo, ma questo è ovvio poiché le verdure non contengono colesterolo. Scrivendolo sull’etichetta, intende attirare l’attenzione del consumatore affinché possa acquistarlo. Vediamo insieme alcune strategie dell’industria alimentare che possono confondere.

Leggere le etichette dei cibi

Strategie dell’industria alimentare che possono trarre in inganno

In questo articolo presenteremo alcune strategie di vendita che l’industria alimentare usa e che potrebbero generare confusione nei consumatori. Di conseguenza, si acquista un alimento che non è sano come si pensa.

Cosa bisogna fare allora? Imparare a leggere le informazioni delle etichette sulle confezioni di cibo può essere molto utile.

1. “Alimento a basso contenuto di grassi”

Avocado e uovo

I prodotti la cui etichetta indica “a basso contenuto di grassi”, “a ridotto contenuto di grassi” o “senza grassi” sono il frutto di una strategia di marketing dell’industria alimentare. Questi prodotti potrebbero non essere così sani come sembrano.

Bisogna conoscere i grassi sani, dal momento che un cibo può contenere pochi grassi, ma non i migliori. Per sopperire al gusto dei grassi, spesso si ricorre a sostituti insalubri o carboidrati in eccesso. Potrebbero anche essere presenti zuccheri, alcuni dolcificanti artificiali e altre sostanze chimiche di origine artificiale.

L’ideale sarebbe imparare a mangiare le versioni tradizionali e in discrete quantità. Per esempio, invece di usare un cucchiaio di burro per cucinare, l’ideale è limitarsi a un cucchiaino o sostituirlo con olio di avocado.

2. “Cibo senza grassi trans”

Tra le strategie dell’industria alimentare ricordiamo la vendita degli alimenti processati che indicano “senza grassi trans” sulla etichetta. Se un prodotto ha meno di 0,5 g di grassi trans per porzione, le aziende inseriscono l’etichetta “no trans”.

Tali alimenti, tuttavia, possono contenere grassi idrogenati, quindi presentano comunque dei grassi trans. I grassi idrogenati sono di origine vegetale e nel nostro corpo si comportano come grassi saturi il cui eccesso contribuisce ad aumentare i livelli di colesterolo nel sangue. È comune trovare grassi idrogenati in prodotti etichettati come “senza grassi trans”.

3. “Contiene cereali integrali”

Farina di grano

Negli ultimi anni si è diffusa l’idea che gli alimenti integrali siano le opzioni più salutari che possiamo consumare. Questo è vero. La menzogna dell’industria alimentare è, però, che la maggior parte dei prodotti che consumiamo sono preparati con cereali raffinati.

Molti prodotti contengono i cereali integrali polverizzati o come farina molto sottile. Possono includere tutti gli ingredienti del grano, ma sono più difficili da digerire.

Se un alimento trasformato contiene piccole quantità di cereali integrali, non significa che sia necessariamente più sano. Per capire se è così, controllate l’etichetta e verificate se presenta altri ingredienti come zucchero o sciroppo di mais con un alto livello di fruttosio.

4. “Alimento senza glutine”

Seguire una dieta priva di glutine è diventata una tendenza negli ultimi anni, ma è necessario in seguito a una diagnosi di celiachia. Le persone celiache non possono consumare il glutine, una proteina presente nelle farine di grano, avena, orzo e segale.

Una delle strategie dell’industria alimentare che possono confonderci ed esporci a dei rischi è che i prodotti etichettati come “senza glutine” non sempre soddisfano questa caratteristica. Può accadere che il cibo venga lavorato con amidi altamente raffinati, come amido di mais o patate e con grandi quantità di zucchero.

Se si decide di acquistare cibi o ordinare un piatto senza glutine in un ristorante, è bene ricordare di controllarne attentamente il contenuto.

Se vi è stata diagnosticata un’intolleranza al glutine, è meglio mangiare cibi preparati in casa da voi con ingredienti privi di questo elemento.

5. “Prodotto senza zucchero”, strategie dell’industria alimentare

Zucchero di canna

Quanto è comune controllare l’elenco degli ingredienti di ciò che si mangia? Oltre a farlo con ogni prodotto che comprate, dovreste sapere che l’ingrediente che è in cima alla lista è il più abbondante.

Un’altra strategia dell’industria alimentare che potrebbe confondervi è quella secondo cui molte marche cambiano lo zucchero normale per altri zuccheri o dolcificanti. Tra le opzioni che i marchi usano per addolcire, troviamo:

  • Sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio.
  • Lattosio.
  • Glucosio.
  • Succo di canna evaporato.
  • Maltosio.
  • Saccarosio.

Tutti questi nomi si riferiscono a delle sostanze “imparentate” con lo zucchero. Se soffrite di diabete o prediabete, dovreste farvi consigliare da un esperto.


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