Avete mai sentito parlare di attaccamento ambivalente? Innanzitutto, occorre ricordare che per attaccamento si intende il legame affettivo ed emotivo che si stabilisce tra il neonato e la figura di riferimento, o tra una persona e l’altra.
È caratterizzato dalla ricerca di contatto, sostegno e interazione intima. Inoltre, tende a svilupparsi fin dalla più tenera età. Diverse ricerche (Bowlby, Ainsworth, Main, tra i riferimenti principali), confermano che l’attaccamento influisce sull’idea che la persona ha di sé, della figura di attaccamento e della relazione.
Parliamo dei cosiddetti “modelli operativi interni”, che successivamente si estenderebbero ad altre relazioni. Una volta che la relazione di attaccamento è stabilita, iniziano a svilupparsi sentimenti di fiducia e di sicurezza e si apprendono l’empatia, la comunicazione e l’autostima.
Tuttavia, ciò non sempre avviene e può fondarsi su basi fragili, di conseguenza le relazioni rischiano di diventare instabili o conflittuali. Vediamo, pertanto, in cosa consiste l’attaccamento ambivalente.
Teoria dell’attaccamento ambivalente
A partire dalla ricerca di Ainsworth con la procedura del “strana situazione” (strange situation), sono stati identificati diversi tipi di attaccamento. Tra essi troviamo gli stili: sicuro, insicuro evitante e insicuro ambivalente.
La successiva ricerca di Main e Solomon ne ha identificato un quarto tipo, ovvero l’attaccamento disorganizzato.
L’attaccamento sicuro riguarda le situazioni in cui il bambino ricerca il contatto con la figura di riferimento, è in grado di esprimere il suo disagio e la sua angoscia, ma al tempo stesso è in grado di riprendere la sua attività esplorativa.
Nell’attaccamento ambivalente il comportamento del bambino è ambivalente, ovvero mostra interesse nel riprendere il contatto, ma lo evita quando lo ottiene. Vi è una costante tensione tra prossimità e resistenza.
Per quanto riguarda il modello di attaccamento evitante, il bambino sembra non provare angoscia e rifiuta la figura di riferimento quando presente.
Esempi di attaccamento ambivalente
È possibile rilevare l’attaccamento ambivalente nelle situazioni in cui il bambino si sente insicuro in assenza della figura di riferimento, ma quando è presente, la cerca e la rifiuta al contempo.
Negli adulti si riflette nelle relazioni caratterizzate dal “tira e mola”, ovvero in cui si mostra interesse ma anche rifiuto.
Allo stesso modo, vi è una richiesta di contatto, attenzioni e prossimità, ma quando non la si ottiene, si cerca di far sentire in colpa il partner.
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Cause dell’attaccamento ambivalente
Per comprendere le cause di questa forma di attaccamento è necessario andare oltre il livello individuale e relazionale, in quanto anche gli elementi contestuali giocano un ruolo importante.
Per esempio, si ritiene che la base dell’attaccamento ambivalente sia l’incoerenza o l’indisponibilità di risposta della figura di riferimento alle richieste del bambino.
Quando focalizzata esclusivamente su questo aspetto, la spiegazione sembra essere colpevolizzante e responsabilizzate. Tuttavia, è necessario valutare anche le condizioni e gli impedimenti all’instaurazione di legami sani. Non bisogna mai perdere di vista l’influenza dei diversi sistemi e del contesto.
Quali sono le caratteristiche dell’attaccamento ambivalente?
Nell’attaccamento ambivalente la condotta del bambino è di tipo ansioso e insicuro in presenza di estranei, includendo persino il pianto. Neanche la presenza dei genitori lo conforta, di fatto mantiene uno stato d’ansia e adotta un comportamento che oscilla tra l’avvicinamento, l’allontanamento e il rifiuto.
Il bambino interpreta il legame come intermittente e ciò genera in lui insicurezza, in quanto non sa quando e se riceverà attenzioni. La contraddizione caratterizza questa dinamica.
Quali conseguenze ?
L’attaccamento è definito come la base delle relazioni future, ma ha anche ripercussioni a livello personale su aspetti quali autostima e sicurezza.
Sono diversi gli autori che mettono in luce il parallelismo tra le esperienze relazionali degli adulti e la teoria dell’attaccamento. In quest’ottica, l’individuo che mostra uno stile ambivalente è considerato un adulto insicuro, diffidente, che teme di essere abbandonato e che non riesce a impegnarsi nelle relazioni.
Alcuni studi segnalano la presenza di ipervigilanza, ansia, forte bisogno di vicinanza e paura del rifiuto e della separazione. Garrido (2006) afferma che le persone dall’attaccamento ambivalente riportano alti livelli di affettività negativa, caratterizzata da rabbia e disagio.
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Esiste un trattamento per l’attaccamento ambivalente?
Poiché l’attaccamento è legato alla capacità dei genitori e delle figure di riferimento di interpretare i bisogni del bambino, le ricerche suggeriscono di intraprendere interventi legati alla sensibilità, soprattutto nella prima infanzia.
D’altro canto, è necessario lavorare con gli adulti che mostrano difficoltà di attaccamento (ambivalente, disorganizzato o evitante), soprattutto nelle situazioni di disagio psichico. Questa sarebbe la seconda fase.
Prima di tutto, è necessario intervenire sui ambiti specifici, più sensibili al cambiamento, e poi su tematiche profonde e ad ampio raggio, che richiedono più tempo per essere affrontate.
Inoltre, nelle situazioni ormai consolidate, la terapia psicologica è la più indicata. In questi casi, si lavora molto su aspetti individuali quali l’autostima, la sicurezza, la fiducia, la dipendenza emotiva e anche sui modelli relazionali.
In funzione dell’entità della situazione, l’approccio potrà partire dalla teoria del trauma, soprattutto in presenza di eventi violenti.
L’attaccamento sicuro è un fattore di protezione
Non bisogna dimenticare che è la qualità dell’attaccamento a influenzare lo sviluppo del bambino. Come per ogni legame, sono la fase di costruzione, il tempo, gli approcci e i contatti a favorire la conoscenza e la comprensione delle necessità altrui.
L’attaccamento sicuro è sempre un fattore protettivo nelle diverse circostanze della vita. Tuttavia, è bene considerare che non si tratta mai di qualcosa di isolato, sconnesso dal contesto.
In tal senso, è necessario interrogarsi sulle condizioni che influenzano lo sviluppo e il mantenimento di un certo tipo di attaccamento. Si potrebbe scoprire che spesso sono le condizioni economiche e sociali ad avere una maggiore influenza, più di quanto si possa immaginare. Per citare Bowlby:
“Così come i bambini dipendono dai genitori per il sostentamento, ci sono genitori, soprattutto madri, che dipendono dalla società per l’ottenimento delle risorse economiche. Se una comunità ha a cuore i suoi bambini, deve proteggere i suoi genitori”.
Intervenire sull’attaccamento comporta anche prendersi cura delle figure di riferimento attraverso risorse quali programmi di educazione alla genitorialità, politiche di sostegno alle famiglie, di occupazione, ecc.
Bibliografia
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