La dischezia infantile è un disturbo gastrointestinale che compare nei primi mesi di vita e viene spesso confuso con la stitichezza. Compare, di solito, tra il primo e sesto mese dopo la nascita.
Si tratta di un disturbo benigno, il che significa che può essere affrontato e non ha conseguenze a lungo termine. A volte preoccupa i genitori, ma in realtà non c’è nulla da temere.
La dischezia infantile è anche nota come falsa stitichezza. È dovuta all’immaturità che presentano alcuni neonati e che li porta ad avere difficoltà a espellere le feci.
Che cos’è la dischezia infantile?
La dischezia infantile è un disturbo gastrointestinale funzionale caratterizzato da difficoltà nell’espellere le feci. Il corpo del bambino non trova un modo per evacuare e non apre completamente lo sfintere anale.
A differenza di quanto accade nella stitichezza, qui le feci sono morbide e anche liquide. Un bambino stitico, invece, ha feci dure e secche.
Nella dischezia, il bambino non apre l’ano per espellere le feci, ma lo chiude. Questo è ciò che rende difficile l’evacuazione. Il piccolo si mette in condizione di espellere, ma quando non può farlo piange intensamente, il viso diventa rosso, stringe le mani e piega le gambe sull’addome.
Questa situazione allarma molti genitori, ma non è grave. In alcuni bambini il problema dura solo pochi giorni, anche se in alcuni casi si può protrarre per mesi. Non appena l’intestino matura, il bambino acquista il normale transito intestinale.
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Cause
Detto semplicemente, la dischezia infantile si verifica perché il bambino non sa come rilassare lo sfintere anale: spinge, ma non riesce a fare la popò. Sullo sfondo c’è una mancanza di sincronizzazione tra la pressione intra-addominale e il rilassamento del pavimento pelvico.
Quando il bambino esercita pressione per far passare le feci, il pavimento pelvico si contrae. Ciò impedisce una normale evacuazione. Non è una malattia, ma un problema temporaneo che migliora da solo non appena l’intestino avrà completato la sua maturazione.
Occorre ricordare che la digestione nei bambini appena nati è diversa da quella dei bambini più grandicelli e degli adulti. È normale che i neonati abbiano un movimento intestinale più frequente, ma è anche normale che vadano di corpo solo 2 volte a settimana. Dopo la terza settimana di vita, cominceranno ad evacuare gradualmente meno spesso.
Come affrontare la dischezia infantile?
La dischezia infantile non è una malattia e non richiede trattamento medico. Quello che si può fare è mantenere la calma e non preoccuparsi in modo eccessivo.
Restare calmi aiuta a rasserenare il piccolo. Offrirgli affetto e conforto lo aiuterà a rilassarsi e a raggiungere un buon movimento intestinale. Si possono anche provare una o più delle seguenti misure:
- Massaggio della pancia: realizzate dei cerchi in senso orario, con l’indice e il medio, sulla pancia del bambino. Questo favorisce il transito intestinale. È importante che il massaggio sia molto leggero, per evitare di fare male al piccolo.
- Piegare le gambe del bambino sul petto: questo movimento facilita il passaggio delle feci.
- Bicicletta: nella stessa posizione del punto precedente, aiutatelo a muovere le gambe come se stesse pedalando su una bicicletta. Aiuta ad aumentare la pressione e a far uscire le feci.
Vale la pena sottolineare che la dischezia nei bambini non deve essere confusa con la stitichezza. In quest’ultimo caso, le feci sono dure e secche. Se si rileva che l’evacuazione ha questa consistenza, è opportuno consultare il pediatra.
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Evitate il fai da te
Alcuni genitori stimolano l’ano del bambino con un rametto di prezzemolo o altri oggetti. Questo non è conveniente, poiché lo sfintere potrebbe essere condizionato a ricevere questo tipo di stimolo e non raggiungere la sua corretta funzionalità.
Non è inoltre consigliabile modificare la dieta del bambino, smettere di dargli il latte materno, esagerare con acqua, liquidi o infusi. Come abbiamo già spiegato, la dischezia nei bambini non dipende da nessuno di questi fattori.
In ogni caso, in presenza di sintomi anomali o se il disagio del bambino è estremo e non si ferma, è meglio far valutare la situazione dal pediatra.
Bibliografia
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