Epilessia in gravidanza: cosa c'è da sapere

Epilessia e gravidanza non sono inconciliabili, ma si corrono alcuni rischi. Le donne affette dalla patologia devono dunque sottoporsi prima del concepimento ai dovuti controlli così da ridurre le possibili complicazioni.
Epilessia in gravidanza: cosa c'è da sapere
Leonardo Biolatto

Scritto e verificato il dottore Leonardo Biolatto.

Ultimo aggiornamento: 27 maggio, 2022

3 donne su 1000 portano avanti una gravidanza sebbene affette da epilessia. Non si tratta quindi di un fenomeno così comune, ma non si può nemmeno dire che le donne con epilessia in gravidanza rappresentino un numero irrisorio.

Al giorno d’oggi non si è registrato un aumento delle crisi epilettiche durante la gestazione né sono comuni anomalie del feto. Fino al 96% delle gestanti con epilessia conclude la gravidanza con parto naturale senza complicazioni.

Cosa sapere sull’epilessia in gravidanza

L’epilessia viene descritta come una malattia neurologica per la quale il paziente soffre di potenti scariche sincrone causate dai neuroni. Questo significa che l’attività elettrica delle cellule nervose si attiva contemporaneamente in più aree cerebrali.

Questo può tradursi in convulsioni oppure no, di fatto bisogna distinguere le crisi epilettiche da uno stato convulsivo. I due sintomi non vanno sempre di pari passo, sebbene si tenda a pensare il contrario. A ogni modo, la scarica elettrica si esprime sempre con la comparsa di sintomi, come perdita di coscienza o un piccolo movimento localizzato.

Durante la gravidanza il corpo femminile si trasforma per effetto degli ormoni, soprattutto del progesterone. Cambiano l’apparato genitale e riproduttivo, il sistema cardiovascolare e i tessuti molli in generale. Potremmo dire che, in un modo o nell’altro, quasi tutte le cellule sono coinvolte nella gestazione.

Non è stato registrato un aumento né riduzione significativa di crisi epilettiche durante la gravidanza. Studi epidemiologici sull’argomento indicano che la presenza del feto non interferisce con la malattia.

Non sono state riportate gravi conseguenze neanche nel caso in cui la gestante non dorma bene a causa dell’insonnia. In linea di massima, le crisi epilettiche aumentano se la mancanza di sonno si verifica nell’ultimo trimestre. Ciononostante, non sappiamo ancora con assoluta certezza se la colpa è da attribuire al sonno di scarsa qualità, allo stress o agli squilibri ormonali.

Durante la gestazione, tuttavia, risulta necessario cambiare il dosaggio dei farmaci somministrati per il trattamento dell’epilessia. Ricordiamo che le donne con epilessia incinta sono già in trattamento farmacologico e che la gestazione modifica il volume totale di sangue in circolazione, così come la sua distribuzione ai vari tessuti del corpo.

Donna che guarda ecografia del feto.
Allo stato attuale non ci sono prove certe che la gravidanza influisca sull’aumento delle crisi epilettiche.

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I farmaci antiepilettici durante la gravidanza

I farmaci per contrastare le crisi epilettiche vengono prescritti con regolarità e tra gli effetti indesiderati presentano possibili malformazioni congenite. Possono dunque rappresentare un ostacolo al sano sviluppo del feto.

Se confrontiamo l’incidenza delle malformazioni alla nascita tra i bambini nati da madri epilettiche e da madri sane, di fatto, le differenze sono notevoli. Mentre nella popolazione in generale si verifica una malformazione ogni 100  nascite, nelle gestanti che seguono un trattamento antiepilettico il rischio è 3 volte maggiore.

Le probabilità di un parto complicato aumentano quando i farmaci prescritti alla madre vengono cambiati, situazione frequente tra i pazienti epilettici che non rispondono bene ai comuni trattamenti. Il medico, dunque, inizia a testare diversi dosaggi per ridurre le convulsioni.

Terapia con più farmaci

In caso di politerapia, ovvero trattamento a base di farmaci di diversa natura, le anomalie congenite sono state osservate a seguito della somministrazione di farmaci come il valproato e la carbamazepina. Gli effetti indesiderati si rilevano soprattutto a carico del sistema nervoso centrale.

Per la donna con epilessia in gravidanza, i medici suggeriscono una riduzione del dosaggio dei farmaci per scongiurare spiacevoli conseguenze. È possibile somministrare dosaggi minimi di un solo farmaco se la paziente non presenta crisi epilettiche da oltre 9 mesi.

Solo il medico può decidere di ridurre il dosaggio. Né il paziente né i familiari, senza le dovute competenze, possono prendere questa decisione, poiché si rischia di sbagliare dosaggio provocando gravi effetti indesiderati.

C’è il rischio di convulsioni durante la gravidanza?

Anche se le statistiche non sono chiare sull’aumento o sulla diminuzione delle convulsioni durante la gravidanza, sappiamo con certezza che si verificano. Se la paziente soffriva già spesso di convulsioni, ne soffrirà anche durante la gestazione.

Le crisi epilettiche rappresentano un rischio per la madre e per il bambino. Uno dei problemi principali è l’ipossia, ovvero la mancanza di ossigenazione dei tessuti durante la crisi. Gli organi ancora in fase di sviluppo del feto potrebbero risentire dell’assenza di ossigeno.

Anche i traumi rientrano tra i rischi di epilessia in gravidanza, poiché durante le crisi la donna perde coscienza, dunque potrebbe cadere e sbattere su aree delicate, come il cranio o l’addome, il cui volume è maggiore per via della presenza del feto nell’utero.

Tasso di mortalità

Il tasso di mortalità tra le donne con epilessia in gravidanza è maggiore rispetto al resto delle gestanti. In molti casi i decessi, stimati all’incirca in rapporto di 1 ogni 1000 gravidanze, vengono attribuiti alla morte improvvisa e inattesa di soggetti in corso di epilessia (dall’acronimo inglese SUDEP).

La SUDEP è un decesso senza cause apparenti, senza soffocamento né trauma, propria dei pazienti con epilessia. Non sono note le origini di tale sindrome, ma sappiamo che sono due i fattori di rischio sui quali possiamo intervenire per ridurre le probabilità che si verifichi.

La donna gravida non dovrebbe mai dormire da sola, né a pancia in giù. Oltre a ciò, se possibile, parenti e/o amici dovranno conoscere le manovre di primo soccorso per intervenire qualora fosse necessario.

Donna con epilessia in gravidanza che riposa.
Se la donna era solita soffrire spesso di crisi epilettiche, probabilmente continuerà a farlo in gravidanza. Proprio per questo, è importante che parenti e amici sappiamo come gestire la situazione.

Cosa tenere a mente sull’epilessia in gravidanza?

Pur soffrendo di epilessia, è possibile portare avanti una gravidanza. Si tratta, tuttavia, di una situazione che deve essere monitorata dal medico curante e che prevede precise precauzioni al fine di ridurre i possibili rischi.

La terapia va seguita secondo le prescrizioni dello specialista, che potrebbe consigliare la somministrazione di più farmaci al fine di aggiustare il dosaggio. La gestante non deve mai decidere da sola se sospendere o modificare il dosaggio.

Il parto va programmato in anticipo in centri specializzati, con uno staff medico esperto. L’opzione di un parto cesareo è valida e deve prevedere un dialogo sincero tra la donna e l’ostetrica. Migliore sarà la comunicazione tra le parti in gioco, migliori saranno i risultati al termine.


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