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Essere svegli o essere intelligenti, principali differenze

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L'intelligenza è spesso legata alla capacità cognitiva, mentre il fatto di essere svegli è legato alla capacità di sfruttare le opportunità. È proprio così?
Essere svegli o essere intelligenti, principali differenze
Maria Fatima Seppi Vinuales

Scritto e verificato la psicologa Maria Fatima Seppi Vinuales

Ultimo aggiornamento: 17 gennaio, 2023

Essere svegli o essere intelligenti, cosa significa? Ad esempio, una persona che ottiene un punteggio elevato in un test è intelligente o sveglia? E chi è in grado di capire quando l’avversario sta barando al gioco?

Spesso confondiamo i due termini, ma le differenze esistono. Vediamo quali sono.

Cosa significa essere svegli?

Si dice spesso che le persone sveglie sono pratiche, operative, vigili e molto attente ai segnali dell’ambiente. Quindi, possono pensare, agire e prendere decisioni rapidamente.

Il principale vantaggio dell’essere una persona sveglia, dunque, ha a che fare con quella valutazione del contesto che porta a una lettura della situazione e a una risposta appropriata e capace. In questo modo è possibile sfruttare le opportunità.

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Cosa significa essere intelligenti?

Innanzitutto, prima di definire cosa significa essere intelligenti, è importante ricordare che si tratta di un concetto difficile. Per molti aspetti, non esiste ancora pieno consenso nella comunità scientifica.

D’altra parte, è importante notare che, per molto tempo, questa facoltà mentale è stata associata a quella cognitiva. In seguito sono emerse altre teorie che hanno enfatizzato vari aspetti.

Ad esempio, la teoria delle intelligenze multiple di Gardner, che risale agli anni ’80, ha portato a un cambiamento di paradigma. Secondo l’autore, esistono le seguenti intelligenze:

  • Logica.
  • Linguistica.
  • Corporea.
  • Musicale.
  • Spaziale.
  • Naturalista.
  • Interpersonale.
  • Intrapersonale.

Per Gardner, tutte le persone possiedono un mix di queste intelligenze, con un potenziale sviluppo in misura maggiore o minore.

A sua volta, Daniel Goleman ha postulato l’importanza dell’intelligenza emotiva, che implica l’utilizzo di abilità sociali, nonché la conoscenza e la gestione delle emozioni. Per questo psicologo, il QI da solo non è sufficiente.

Cervello e intelligenza.
L’idea di un cervello solo cognitivo è stata superata, sostituita dal concetto di intelligenze multiple.

Differenze tra essere svegli ed essere intelligenti

Al di là delle definizioni, possiamo individuare due differenze tra l’essere svegli e l’essere intelligenti.

Una ha a che fare con il fatto che l’intelligenza è stata oggetto di studio per anni ed è per questo che oggi esiste una definizione o uno standard di ciò che significhi essere intelligenti e per cui esistono test psicometrici. I primi test furono sviluppati da Binet e Simon. Oggi esistono diversi strumenti, anche se la maggior parte di essi si concentra sulla misurazione della comprensione verbale, del ragionamento percettivo, della memoria di lavoro e della velocità di elaborazione.

Di fronte a diversi modelli di intelligenza, ci si può chiedere se tale concettualizzazione sia adeguata o meno. La verità è che, come regola generale, una persona che ha un quoziente di intelligenza (QI) superiore alla media è generalmente considerata intelligente. Se supera un QI di 130, è possibile parlare di talento o abilità elevate.

Per quanto riguarda l’essere svegli, non esiste un costrutto scientifico o misurabile in quanto tale. Corrisponde a un’idea quotidiana, di buon senso. È più legato all’idea di una persona che sa sfruttare le opportunità, che impara dalle situazioni e che sa risolvere i problemi.

Un’altra differenza ha a che fare con il suo sviluppo. Mentre l’intelligenza sarebbe qualcosa di fisso e innato, il fatto di essere “smart” potrebbe essere sviluppato. Cioè, l’intelligenza può essere arricchita, ma il QI non può essere aumentato, mentre se si tratta di essere svegli, è possibile evolversi nel tempo.

Non tutte le posizioni scientifiche convalidano questa idea. Alcuni ritengono che, sebbene esistano determinate condizioni immutabili per quanto riguarda l’intelligenza, è anche vero che il cervello è caratterizzato da neuroplasticità, per cui non si può parlare di immutabilità.

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Alcune chiavi di potenziamento

Se pensiamo alle implicazioni di ciascun concetto, ognuna di esse ha qualcosa da apportare in ambiti diversi. Per questo motivo è bene considerarle come competenze in parallelo.

Alcuni modi per stimolare entrambe sono:

  • Prendersi cura della salute. Mantenere sempre la cura del corpo per mettere in campo le nostre capacità e i nostri talenti. Si raccomandano riposo, tempo libero, buon cibo e sport.
  • Fare nuove esperienze. Interessarsi ad attività diverse da quelle che si svolgono di solito  permette di incontrare altre persone, ampliare gli orizzonti e cambiare prospettiva. Dobbiamo tenere presente, inoltre, che quanto più varie sono queste esperienze, tanto più diversificheremo il nostro modo di pensare e agire.
  • Avere contatti sociali. Questo ci permette di migliorare le capacità di interazione e di iniziare a prestare attenzione alle nostre emozioni e a quelle degli altri.
Dormire per migliorare l'intelligenza.
Gesti che ci sembrano banali, come dormire bene, potrebbero fare la differenza nel funzionamento del cervello.

Essere svegli e intelligenti… un po’ di entrambi

Per un buon funzionamento o rendimento in diverse aree della vita, è importante una dose di entrambi. La chiave è la conoscenza, la capacità di ragionare e di capire, ma anche l’astuzia di risolvere situazioni pratiche e di leggere i segnali del contesto.

Per quanto riguarda l’essere svegli o intelligenti, entrambe le qualità possono funzionare in modo complementare. È strategico utilizzare l’una o l’altra, a seconda della situazione.

L‘intelligenza emotiva è venuta a dimostrarci che non esiste un concetto unitario, ma piuttosto multiplo, e che le emozioni influenzano la salute e il benessere. Un esempio sono i nuovi programmi di intervento educativo, che prevedono un lavoro sulla componente emotiva, oltre all’integrazione delle conoscenze.


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  • Goleman, D. (2015). El cerebro y la inteligencia emocional: nuevos descubrimientos. B de Books.
  • Goleman, Daniel. La práctica de la inteligencia emocional. Editorial Kairós, 2010.
  • Rigo, Daiana Yamila; Donolo, Danilo Silvio; Tres enfoques sobre inteligencia: un estudio con trabajadores manuales; Pontifícia Universidade Católica de Campinas; Estudos de Psicologia; 30; 1; 3-2013; 39-48
  • Vílchez, P. S. (2002). Evolución de los conceptos sobre inteligencia. Planteamientos actuales de la inteligencia emocional para la orientación educativa. Educación XX15(1).

 


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