Flebotomia: tutto quello che c'è da sapere

La flebotomia viene impiegata con pazienti che necessitano di mantenere una vena canalizzata, nei casi in cui ciò non può essere eseguito per via percutanea.
Flebotomia: tutto quello che c'è da sapere
Leonardo Biolatto

Revisionato e approvato da il dottore Leonardo Biolatto.

Ultimo aggiornamento: 03 gennaio, 2023

La flebotomia consiste nell’incisione chirurgica di una vena superficiale in un’estremità o sul collo. Prevede l’introduzione di un catetere, il quale può essere corto o raggiungere la vena cava oppure l’atrio destro.

Tramite un dispositivo vascolare completamente impiantabile, si ottiene un accesso sicuro e permanente alla vena stessa. La flebotomia è pertanto indicata in tutte quelle situazioni in cui è necessario mantenere una vena canalizzata quando ciò non è possibile per via percutanea. In genere, viene praticata in pazienti che necessitano di una somministrazione continua di farmaci iniettabili, come nel caso della chemioterapia.

Vantaggi della flebotomia

La flebotomia è una procedura chirurgica aperta. In un solo processo, si incide e si accede alla vena cefalica. Stiamo parlando di una procedura che può risultare utile per via delle seguenti caratteristiche:

  • I cateteri lunghi possono essere introdotti con la visione diretta della vena.
  • Si possono somministrare farmaci chemioterapici, nutrizione parenterale totale o soluzioni ipertoniche.
  • La punta del catetere può essere posizionata al centro della vena.
  • Tramite il catetere è possibile registrare la pressione venosa centrale.
  • I cateteri possono rimanere in posizione per lunghi periodi, anche anni.

Occorre sottolineare anche che poiché è possibile posizionare la punta del catetere in una vena spessa o nell’atrio destro, i professionisti riescono a evitare lo sviluppo di flebiti e sclerosi.

In genere, entrambi i disturbi si sviluppano quando tali trattamenti vengono effettuati attraverso l’iniezione di sangue in una vena periferica tramite l’uso di cateteri corti.

Tecnica della flebotomia

Prelievo di sangue

Per una corretta esecuzione di questa tecnica, il primo fattore da prendere in considerazione è la posizione del paziente. Ciò dipenderà dalla zona in cui verrà eseguito il procedimento.

Negli adulti, nella maggior parte dei casi si usa il lato antero-mediale del braccio nel suo terzo distale. In particolare, sopra la curva del gomito. L’obiettivo è quello di esaminare la vena basilica. Analogamente, le altre aree impiegate sono:

  • Le vene giugulari esterne del collo.
  • La vena cefalica nel solco deltopettorale.
  • Il tronco della vena grande safena alla radice della coscia.

Nel caso dei bambini, la procedura si concentra nella safena interna, nel punto in cui ha origine. In altre parole, 1 centimetro sopra e davanti il malleolo interno o mediale della caviglia.

È fondamentale tenere presente che, se le condizioni del paziente lo consentono, il chirurgo dovrà sempre spiegare la procedura e ottenere il consenso da parte di questi prima di iniziare la procedura. Dopo aver definito l’area sulla quale verrà eseguita la flebotomia, il paziente viene sistemato in una posizione adeguata.

In caso di flebotomia sul braccio o sulla scanalatura deltapettorale, si posizionerà il braccio in adduzione. Il professionista dovrà sempre indossare l’abbigliamento specifico, che consisterà in cuffietta, maschera, camice e guanti sterili.

Complicazioni

Esami del sangue

In generale, le complicazioni legate a questa tecnica si devono alla natura chirurgica della stessa. In tal senso, riscontriamo rischi chirurgici correlati al catetere in sito o rischi postoperatori, che di solito, come indica il nome, si manifestano durante le cure postoperatorie. Le complicazioni chirurgiche in genere comprendono:

  • Impossibilità o difficoltà nell’individuare o incanalare la vena.
  • Lesioni vascolari o lesioni arteriose. In questo caso, possono verificarsi conseguenze piuttosto serie.
  • Rottura della vena canalizzata, ematomi o legatura delle arterie.
  • Difficoltà a introdurre il catetere.

D’altro canto, le complicazioni postoperatorie sono legate alla permanenza del catetere nella vena. Possono essere dovute alla mancanza di adeguate cure o per il protrarsi nel tempo. I rischi correlati sono i seguenti:

  • Tromboembolia.
  • Flebite: problema che si manifesta quando il catetere rimane per lungo tempo all’interno della vena.
  • Accumulo di pus in corrispondenza dell’incisione: di solito ciò è dovuto alla presenza di ematomi infetti che, nel peggiore dei casi, possono portare allo sviluppo di una sepsi generalizzata.

Per tale ragione, la corretta assistenza postoperatoria è fondamentale. I professionisti raccomandano di mantenere il catetere isolato mediante l’uso di garze sterili. In tal modo, si evita la proliferazione batterica e si riesce a fissare il catetere nella sua posizione evitando che esca durante la manipolazione o lo spostamento del paziente.


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