Per lavaggio peritoneale diagnostico si intende un’esplorazione fisica dell’addome che può essere di grande utilità per formulare una diagnosi corretta. Può anche essere applicato come terapia in determinate condizioni cliniche.
Oggi il lavaggio peritoneale diagnostico è un esame medico altamente affidabile, dato che i risultati sono raramente dei falsi positivi o errori di altro genere. Inoltre, viene eseguito insieme ad altri esami di diagnostica per immagini, quali la TAC (Tomografia Assiale Computerizzata) o la RM (Risonanza magnetica).
Il peritoneo è composto da una membrana sottile e molto resistente che si trova nella cavità addominale. Possiede, quindi, due strati che si uniscono alla parte più esterna delle viscere (peritoneo viscerale) e alla parte esterna dell’addome (peritoneo parietale).
Tra queste si trova la cavità peritoneale, in cui viene immagazzinata una piccola quantità di liquido. Grazie a esso, si riduce lo strofinio o la frizione tra i diversi strati, poiché agisce da lubrificante.
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Normalmente svolge importanti funzioni di sostegno o di protezione degli organi all’altezza dell’addome. Tuttavia, le sue funzioni possono essere compromesse se il peritoneo soffre di un’anomalia che si sviluppa a partire da una malattia, un trauma, e così via.
Come si esegue il lavaggio peritoneale diagnostico?
In primo luogo, lo staff medico e infermieristico preparerà tutto il necessario per l’intervento. In questa fase, i medici dovranno seguire le normali regole di igiene e spiegare il procedimento al paziente, nei limiti del possibile.
D’altra parte, spesso il lavaggio peritoneale diagnostico può essere controindicato o non raccomandato. Ad esempio, se il paziente ha subito diversi interventi a livello addominale. Altri fattori da tenere in considerazione sono l’obesità, la gravidanza, la cirrosi grave, problemi di coagulazione, e così via.
In seguito, verrà disinfettata la zona dove verrà effettuata l’incisione e somministrata l’anestesia locale. Di solito vengono impiegati composti chimici come la lidocaina. In questo modo, il soggetto non avvertirà particolari fastidi durante la procedura di lavaggio.
Fasi finali
A questo punto, si procederà con un’incisione mediante bisturi che attraverserà i diversi strati del tessuto fino a raggiungere il peritoneo. Utilizzando il divaricatore, l’equipe medica otterrà una migliore visuale della membrana, sempre facendo attenzione che il sangue non inondi la cavità addominale esposta.
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Nella fase successiva, i medici procederanno con una piccola incisione del peritoneo. Attraverso questa apertura, viene introdotto un catetere di dialisi peritoneale. Una volta posizionato, verrà inserita una siringa e si procederà con l’aspirazione. In caso di tracce di sangue, materiale fecale, bile, urina o liquido intestinale, il risultato sarà positivo e verrà, quindi, eseguita una laparotomia.
Tecnica del lavaggio
Nel caso di risultati diversi da questi, lo staff medico somministrerà un litro di soluzione salina nella cavità. In questo caso, si dovrà muovere la barella o il paziente stesso, in modo che il liquido si propaghi in tutta la cavità e si mescoli al sangue della zona.
Dopo alcuni minuti, si procederà drenando naturalmente (con l’aiuto della gravità) il liquido della cavità. In questo modo, si ottengono una serie di elementi che verranno analizzati in un laboratorio specializzato.
Sulla base dei risultati ottenuti, l’equipe medica determinerà la causa dell’anomalia addominale. Inoltre, possono essere eseguiti esami finalizzati all’ottenimento di immagini interne della regione addominale, in modo da facilitare la diagnosi.
Durante l’intervento potrebbero verificarsi diverse complicanze o anomalie, come la perforazione degli organi o un’emorragia.
In qualunque caso, gli strati di tessuto sezionato verranno suturati con materiale riassorbibile. Allo stesso modo, è possibile posizionare un bendaggio stretto sulla ferita, per favorire la guarigione ed evitare possibili complicazioni o infezioni.
Bibliografia
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