La nefropatia membranosa o glomerulonefrite membranosa è una malattia a decorso lento che si sviluppa quando i vasi sanguigni dei reni (glomeruli) si danneggiano e si ispessiscono.
Si tratta di una delle principali cause di sindrome nefrosica non diabetica negli adulti e si manifesta con un’incidenza pari a 8-10 casi per milione di abitanti.
Esistono due tipi di nefropatia membranosa (NM): primaria idiopatica (senza apparente causa) e secondaria, ovvero conseguenza di infezioni, neoplasie, assunzione di determinati farmaci e patologie autoimmuni.
Cos’è la nefropatia membranosa?
La nefropatia membranosa (NM) è una delle cause più comuni di sindrome nefrosica nelle persone adulte e anziane, secondo quanto riportato da fonti ufficiali.
Si calcola che ogni anno abbia un’incidenza pari a 5-10 casi ogni milione di abitanti e che fino all’85% di questi casi siano di tipo primitivo.
La nefropatia membranosa è causata da depositi di complessi antigene-anticorpo, situati tra la membrana basale glomerulare (MBG) e i podociti, cellule renali addossate attorno ai capillari del corpuscolo renale. I complessi attivano il sistema del complemento e alimentano l’attacco alla membrana.
Questo complesso di attacco danneggia le cellule epiteliali del glomerulo (regione con ridotte formazioni di capillari nel rene, in cui il sangue filtra e dove viene prodotta l’urina). ç
In base a quanto detto, nel tempo i vasi sanguigni dei reni si danneggiano e si ispessiscono, con conseguente collasso dell’organo.
Il complesso di attacco libera proteasi, citochine e sostanze ossidanti, provocando lesioni al tessuto glomerulare.
Il risultato è uno squilibrio nelle barriere ioniche delle strutture renali e il passaggio all’urina di sostanze non pertinenti, come le proteine. Questa condizione prende il nome di proteinuria.
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Sintomi associati alla nefropatia membranosa
Secondo il portale Orpha.net, questa patologia tende a comparire tra i 50 e i 60 anni di età, con sintomi che colpiscono i reni. Alcuni tra i segnali clinici più comuni sono i seguenti:
- Caviglie e gambe gonfie: anomalie nel filtraggio renale provocano accumuli di liquido nel corpo. Di conseguenza, in genere compaiono edemi agli arti inferiori dei pazienti.
- Aumento di peso. La ritenzione di liquidi nell’organismo può anche provocare un aumento di peso a vuoto per il paziente; ovvero, un peso che non corrisponde a un aumento di tessuto adiposo.
- Urina schiumosa. Questa caratteristica è dovuta alla presenza di proteine ed è uno dei primi segnali di sindrome nefrosica.
- Ulteriori sintomi aspecifici sono l’affaticamento e l’inappetenza.
L’80% dei quadri clinici insorge sotto forma di sindrome nefrosica completa, quindi il paziente noterà chiaramente la patologia, che potrà essere diagnostica nelle prime fasi. L’edema alle gambe è il motivo principale di consulto medico.
Cause della patologia
La sindrome nefrosica si distingue in 2 forme cliniche principali: primaria e secondaria. Fare una distinzione è doveroso quando si parla della sua eziologia.
1. Nefropatia membranosa primaria
Come riporta StatPearls, la nefropatia membranosa primaria rappresenta il 75-80% dei casi complessivi.
La causa è di natura idiopatica, ma per poterla diagnostica è necessaria la presenza di uno dei seguenti anticorpi nella zona interessata (e non devono essere presenti altri possibili fattori scatenanti):
- 70-80% dei casi: anticorpi contro l’autoantigene del recettore di tipo M della fosfolipasi A2 (PLA2R).
- 15-20% dei casi: simile al fattore di crescita epidermica (EGF) neurale.
- 1-5% dei casi: anticorpi contro la trombospondina.
In qualunque caso, gli anticorpi aderiscono agli autoantigeni dell’organismo e favoriscono un attacco diretto al tessuto glomerulare dei reni.
Quando la malattia si presenta, la funzione renale risulta relativamente normale, ma con il tempo insorgono eventi tromboembolici che nuocciono alla salute dell’individuo.
2. Nefropatia membranosa secondaria
Il 20-25% dei restanti casi di nefropatia possono essere spiegati da patologie sottostanti. Per esempio, malattie infettive come l’epatite, la sifilide, la malaria, l’HIV o la schistosomiasi.
Allo stesso modo, è piuttosto comune tra i pazienti oncologici o che hanno assunto determinati farmaci.
Molte malattie autoimmuni (come il lupus eritematoso sistemico) sfociano in NM, visto che il sistema immunitario malfunzionante del paziente può attaccare per errore i reni.
In quasi tutti i pazienti giovani è presente una patologia soggiacente, ovvero una causa primaria della malattia.
Possibili complicazioni
Come riportato su F1000 Research, fino al 30% dei pazienti sviluppa un quadro clinico renale terminale a distanza di 5-15 anni dalla comparsa dei primi sintomi.
In ogni caso, nel 35-40% dei casi si osservano guarigioni spontanee, in assenza di trattamenti immunosoppressivi.
Al contrario, fino al 20% dei pazienti manifestano un quadro clinico aggressivo, con proteinuria particolarmente marcata, che sfocia rapidamente in stadi terminali.
Quando la funzione renale diminuisce sostanzialmente nei primi 12-24 mesi, la prognosi è particolarmente negativa.
Il 40-60% del resto delle persone con nefropatie membranose hanno un decorso lento e costante, anche se, in assenza di guarigione spontanea il quadro è pericoloso.
Una ridotta o assente funzionalità renale provoca sindromi nefrotiche terminali, ipertensione, maggiore predisposizione a contrarre infezioni urinarie e coaguli di sangue.
Diagnosi di nefropatia membranosa
Come indica la National Library of Medicine degli Stati Uniti, l’evidenza più chiara a riprova di disturbo a carico dei reni è la presenza di proteine nelle urine (proteinuria).
Le proteine sono fondamentali per l’omeostasi dell’organismo e per il ricavo di energia, quindi i reni si occupano di riassorbirle e di evitare che vengano eliminate attraverso l’urina.
Il sospetto di proteinuria nasce quando il contenuto di proteine presenti nelle urine è pari o maggiore a 300 milligrammi nell’arco delle 24 ore.
In modo inversamente proporzionale, anche la ridotta quantità di proteine nel sangue è indice di proteinuria. Altre analisi chimiche includono l’albumina nel sangue e nell’urina, il nitrogeno ureico, la creatina e il profilo lipidico. In ogni caso, l’esame che consente la corretta diagnosi è diagnosi certa è la biopsia dei reni.
Una volta ottenuto un campione di tessuto renale del paziente, si osserva al microscopio ottico un ispessimento diffuso delle pareti capillari e glomerulari. Si possono anche applicare metodi di colorazione istologica per individuare l’attività degli anticorpi.
Terapia
L’obiettivo del trattamento della nefropatia membranosa è quello di alleviare i sintomi e di evitare che la malattia avanzi, visto che questa malattia non ha cura.
A ogni modo, come già detto, all’incirca 3 pazienti su 10 guariscono spontaneamente, senza bisogno di alcun approccio clinico.
In base al livello di gravità della proteinuria del paziente, possiamo classificare diversi stadi. In linea di massima, alcuni dei farmaci prescritti per affrontare la nefropatia membranosa sono i seguenti:
- Inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina. Si tratta di un farmaco per la pressione del sangue, che può ridurre la quantità di proteine nelle urine. Proprio perché abbassa la pressione arteriosa, favorisce la permanenza di queste biomolecole essenziali nel flusso sanguigno.
- Diuretici: farmaci che stimolano l’eliminazione di acqua ed elettroliti attraverso l’urina. Nonostante i diuretici non siano una cura per questa patologia, possono contribuire a ridurre il gonfiore e l’edema degli arti inferiori.
- Farmaci immunosoppressori. Non possiamo dimenticare che la nefropatia membranosa è una patologia autoimmune. In quanto tale, può richiedere una terapia immunosoppressiva per rallentare l’evolversi dei danni. Come indica l‘UNC Kidney Center, alcuni tra i farmaci più utilizzati sono la ciclofosfamide, rituxan e il prednisone.
Infine, se la nefropatia è secondaria, la cosa principale da fare è intervenire sulla causa sottostante. In caso di infezione, saranno necessari antibiotici, antiprotozoari o antiretrovirali. Se la causa è un tumore, la priorità verrà data all’estirpazione della massa neoplastica.
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Il paziente con nefropatia membranosa non può trascurare la malattia
Formulare una prognosi definitiva risulta estremamente difficile in tutti i casi. Un terzo dei pazienti guarisce spontaneamente, ma si registra il 10-20% di decessi a causa di complicazioni improvvise; infine, la restante percentuale tende a stabilizzarsi o a peggiorare progressivamente.
Non sempre il medico riesce a risalire alla causa scatenante della patologia, ma queste a volte si risolvono da sé.
In ogni caso, qualora la prognosi fosse negativa, diuretici, immunosoppressori e altri farmaci possono allungare notevolmente la vita del paziente. La prognosi varia da caso a caso e dalla velocità con cui si manifestano i sintomi.
Bibliografia
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