Realfooding, intervista al suo fondatore
Il movimento realfooding (alimentarsi con cibo vero) è molto più di una moda passeggera in ambito alimentare. Il suo fondatore, il nutrizionista Carlos Ríos, insegna – e ispira – migliaia di persone a seguire un nuovo stile di vita più sano, attraverso il quale comprendere che, spesso, “le cose più semplici sono le migliori”.
Sappiamo bene che l’industria alimentare è incline a lasciarsi trascinare dalle mode e dai guru passeggeri che promettono miracoli. Tuttavia, i risultati di Carlos Rios con il suo realfooding vanno ben al di là di questo. Il suo movimento, inaugurato alcuni anni fa e cresciuto vertiginosamente attraverso i social network, si propone due risultati.
Il primo è fornire strumenti e conoscenze al consumatore per comprendere ciò che consuma ogni giorno. Il secondo è esigere una ferma rivendicazione: aprire gli occhi e comprendere la necessità di consumare cibi sani, cibi “veri”.
Di tutto questo, abbiamo parlato con Carlos Ríos nella seguente intervista.
“L’industria ama parlare la lingua dei nutrienti e delle calorie per indurci a pensare di mangiare in modo sano. È un linguaggio confuso grazie al quale, alla fine, finiamo per consumare cibi ultra-processati “
Intervista a Carlos Ríos, fondatore del realfooding
Carlos Ríos è un esperto nutrizionista spagnolo. Ha studiato presso l’Università Pablo de Olavide (Siviglia, Spagna) ed è il fondatore del movimento realfooding. È seguito da migliaia di follower sui social network e il suo scopo di risvegliare la coscienza della popolazione, nel più puro stile Matrix, sta avendo ottimi risultati.
Il suo libro Come comida real: Una guía para transformar tu alimentación y tu salud (non ancora disponibile in italiano) è diventato un successo in Spagna. È ormai considerato un manuale indispensabile, sostenuto da una corposa bibliografia scientifica, e ci aiuta a capire un aspetto che lo stesso Ríos ripete spesso: “non mangiamo vero cibo, ma alimenti che ci mettono davanti agli occhi”.
Nella nostra intervista, abbiamo approfondito con lui il concetto di realfooding, che ci spinge a comprendere che la conoscenza è potere. Perché sapere cosa mangiamo ci permette di scegliere meglio e di investire in salute.
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Com’è nata l’iniziativa realfooding?
È iniziato tutto nell’ambito delle mie consulenze ambulatoriali, e vedendo i buoni risultati ottenuti se i pazienti facevano attenzione alla scelta degli alimenti e informandoli sul pericolo dei cibi ultra-processati, ho deciso di portarlo all’attenzione della popolazione, e dal momento che mi muovo abbastanza bene sui social network, ho intravisto la possibilità di raggiungere un pubblico più vasto.
Se il vero cibo è alla nostra portata praticamente da sempre, perché la maggior parte della popolazione non segue una dieta corretta?
Perché l’industria alimentare ha approfittato dello stile di vita contemporaneo, sempre più accelerato e con sempre meno tempo a disposizione, per vendere i suoi prodotti veloci da preparare, trasportare e consumare (ultra-processati), sostituendo gradualmente il consumo di cibo vero.
Qual è l’alimento peggiore che consumiamo ogni giorno? Ce n’è uno in particolare che dovremmo bandire dalla nostra dieta?
In generale tutti gli alimenti ultra-processati sono poco sani e la somma di ciascuno di essi è ciò che li rende pericolosi. Uno di quelli che forse viene consumato di più e anche in grandi quantità sono le bibite, quindi le prime da evitare.
A cosa dovremmo stare attenti quando compriamo del cibo?
Soprattutto agli ingredienti. In genere tendiamo a porre più attenzione alle chilocalorie o ai grassi, ma sono gli ingredienti a essere davvero importanti. L’industria alimentare sa perfettamente cosa guarderemo in un prodotto, e per questo tenta di ingannarci con le diciture “light” o “a basso contenuto calorico”, perché sa che attireranno la nostra attenzione.
Questi prodotti, tuttavia, sono poco sani quanto le loro versioni “no light”. L’unico modo per sapere cosa stiamo consumando davvero e se si tratta di cibo sano o meno, è conoscere gli ingredienti in esso contenuti.
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Potrebbe dirci cosa possiamo mangiare o bere tra un pasto e l’altro?
Per gli spuntini esistono diverse opzioni: frutta secca naturale o tostata e senza sale aggiunto, frutta, yogurt naturale, sottaceti, olive, edamame, ecc. Per quanto riguarda le bevande, la migliore è l’acqua, ma esiste una bevanda realfooder che possiamo preparare con acqua naturale o gassata, limone e ghiaccio.
I media pubblicizzano una grande quantità di cibi ultra-processati e zucchero. Parliamo dei più piccoli, come possiamo coinvolgerli in questa iniziativa?
È difficile far capire ai bambini il concetto di “salubre” e “alimento ultra-processato”. Usano molto la loro l’immaginazione e percepiscono attraverso i sensi, quindi bisognerà preparare il cibo vero in modo creativo, gustoso e persino “giocoso”. Per loro, è diverso magiare un frutto qualunque rispetto a mangiare un frutto disposto sul piatto in maniera creativa.
Infine, da dove possiamo iniziare per abbracciare il realfooding?
Dalla nostra sfida: un mese di cibo vero. Nel nostro account Instagram è possibile consultare numerose informazioni su come iniziare. Grazie a questa sfida, si otterranno così tanti vantaggi in un mese, che non si vorrà più tornare alle vecchie abitudini.
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