Il termine ASIA Syndrome deriva dal suo acronimo in inglese, e si riferisce alla sindrome autoimmune/autoinfiammatoria indotta da adiuvante; è un’entità rara in cui si verifica una reazione autoimmune/infiammatoria nei confronti di un “adiuvante” (sostanza estranea all’organismo).
Per definizione, la parola adiuvante si riferisce a una sostanza in grado di aumentare l’attività del sistema immunitario contro un antigene, senza suscitare direttamente una risposta immunitaria. In alcuni casi contiene componenti microbici che stimolano la risposta immunitaria, in altri sono costituiti da oli a effetto immunogeno.
Descritta inizialmente da Shoenfeld e Agmon-Levin nel 2011 – motivo per cui è nota anche come sindrome di Shoenfeld – è un insieme di segni e sintomi che derivano da una risposta immunitaria esagerata agli adiuvanti.
I sintomi possono comparire ore o anni dopo la sua applicazione e possono essere locali o sistemici. Le manifestazioni sistemiche possono imitare tessuti connettivi o malattie autoimmuni.
Il silicone è uno degli adiuvanti
Il silicone è un polimero incolore e inodore costituito principalmente da silicio. In medicina è comunemente usato per la fabbricazione di impianti: articolari, mammari, laringei, testicolari, penieni o tendinei.
Viene anche utilizzato nelle protesi valvolari cardiache, lenti intraoculari e talvolta in interventi cosmetici nella sua forma in gel.
Non esiste uno studio specifico che colleghi le malattie reumatiche o autoimmuni all’uso del silicone. In effetti, la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti ne approva l’uso medico.
Tuttavia, sebbene in precedenza fosse considerato inerte, sembra essere in grado di generare una risposta immunitaria e dal 1965 sono stati descritti disturbi del sistema immunitario associati alle protesi mammarie.
La relazione è rara, ma in alcuni casi, per lo più descritti nelle protesi mammarie, possono esserci manifestazioni cliniche aspecifiche come stanchezza cronica, dolori articolari e muscolari, alopecia, manifestazioni neurologiche come parestesie e febbre: tutte legate alla sindrome ASIA.
Queste manifestazioni sono comprese all’interno della cosiddetta siliconosi, una delle prime malattie indotte da adiuvanti ad essere riconosciute.
Possono verificarsi anche effetti avversi locali come infiammazione locale, infiammazione dei linfonodi e generazione di granulomi attorno al silicone (siliconoma).
Sintomi e diagnosi della sindrome ASIA
I sintomi sono vari e aspecifici e comprendono: dolore, gonfiore e debolezza muscolare; infiammazione articolare, stanchezza cronica, disturbi del sonno; inoltre alterazioni delle capacità cognitive, perdita di memoria, febbre, secchezza oculare e della bocca, e molti altri sintomi che possono essere confusi con manifestazioni sistemiche di malattie autoimmuni o disturbi del collagene.
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Localmente nel sito di somministrazione dell’adiuvante, può verificarsi infiammazione locale con generazione di edema e noduli, gonfiore dei linfonodi adiacenti, morfea e lesioni simili alla sarcoidosi.
Non esiste un test di laboratorio specifico per la diagnosi. In alcuni casi possono essere presenti autoanticorpi correlati all’adiuvante o marker infiammatori associati alla malattia, ma non sono specifici.
Sebbene non siano presenti fattori di rischio specifici, in caso di anamnesi personale o familiare di malattie autoimmuni, si consiglia di rivolgersi a un reumatologo prima dell’esposizione agli adiuvanti per valutare la relazione tra rischi e benefici.
La diagnosi avviene attraverso i criteri clinici proposti da Shoenfeld e Agmon-Levin nel 2011, e per esclusione. Le manifestazioni cliniche e la storia personale sono la base principale.
Criteri diagnostici per la sindrome ASIA proposti da Shoenfeld e Agmon-Levin
La presenza di 2 criteri maggiori o 1 criterio maggiore e 2 criteri minori è il requisito per una diagnosi di sindrome ASIA.
Criteri maggiori
- Esposizione a uno stimolo esterno (infezione, vaccino, silicone, adiuvante) prima delle manifestazioni cliniche.
- Comparsa delle manifestazioni cliniche tipiche:
- debolezza o infiammazione muscolare.
- Dolore articolare o gonfiore
- Stanchezza cronica, sonno non ristoratore o disturbi del sonno
- Sintomi neurologici (soprattutto associati alla demielinizzazione).
- Disturbi cognitivi, perdita di memoria.
- Febbre, bocca e occhio secco.
- La rimozione dell’agente scatenante porta a un miglioramento.
- Biopsia con alterazioni tipiche degli organi coinvolti.
Criteri minori
- Comparsa di autoanticorpi o anticorpi diretti all’adiuvante coinvolto.
- Altre manifestazioni cliniche (esempio sindrome dell’intestino irritabile ).
- Antigeni leucocitari umani specifici (HLA DRB1, HLA DQB1).
- Evoluzione verso alcune malattie autoimmuni (es. sclerosi multipla o sclerosi sistemica).
Trattamento e prognosi
Il trattamento consiste principalmente nella rimozione chirurgica totale dell’adiuvante (ad esempio, rimozione di protesi al silicone), e in questi casi la risposta è generalmente favorevole e immediata.
Tuttavia, quando vi è migrazione locale o sistemica, con il conseguente coinvolgimento sistemico, è necessario avviare un trattamento immunomodulatore per diminuire la risposta del sistema immunitario.
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La prognosi a lungo termine è difficile da stabilire, poiché dipenderà dalle malattie associate e dalle manifestazioni cliniche.
Si consiglia di rivolgersi a uno specialista in reumatologia prima del posizionamento di un adiuvante, in caso di anamnesi personale o familiare pertinente, per valutare la relazione tra rischi e benefici. Chi è già affetto dalla sindrome, dovrebbe evitare una nuova esposizione all’adiuvante coinvolto.
Può essere confusa con malattie autoimmuni o del collagene
La sindrome ASIA non è molto comune e le valutazioni scientifiche prima dell’approvazione dell’impianto sono oggi sempre più rigorose.
Tuttavia, i sintomi non sono specifici e sono comuni ad altre malattie; quindi, i criteri clinici potrebbero portare erroneamente a diagnosticare una malattia autoimmune o un disturbo del collagene (come il lupus eritematoso sistemico).
Pertanto, la diagnosi specifica è difficoltosa ed è considerata una diagnosi per esclusione. Per questo, se necessario, è necessaria l’azione multidisciplinare di chirurgia plastica, reumatologia e psichiatria.
È inoltre necessario sensibilizzare sul rischio insito nei vari trattamenti cosmetici, soprattutto nelle persone geneticamente predisposte a malattie autoimmuni o del collagene.
Bibliografia
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