Alimenti iperpalatabili: ecco i rischi

Quali processi industriali si celano dietro i cibi che consumiamo? Saperlo è importante per conoscere tutti i rischi per la nostra salute.

Alimenti iperpalatabili.

Verso la fine del XX secolo il cibo tradizionale è stato pian piano sostituito dagli alimenti iperpalatabili, ovvero contenenti un maggior quantitativo di grassi saturi, zuccheri, farine e sale. La loro composizione è volta a fornire più energia, al punto che possono provare una dipendenza.

Gli alimenti iperpalatabili prevedono l’aggiunta di sostanze artificiali che ne esaltano il sapore, li rendono a lunga conservazione o pronti per essere mangiati o bevuti. Questi cibi, soprattutto quelli dolci e cremosi, stimolano nel cervello reazioni positive di piacere, aumentando il desiderio di mangiarne ancora.

Il passo da saporito a pericoloso è più breve di quanto immaginiamo. Continuate a leggere per conoscere i rischi degli alimenti iperpalatabili.

Cosa sono gli alimenti iperpalatabili?

Monteiro e altri esperti descrivono nella rivista World Nutrition gli alimenti iperpalatabili come quelli ottenuti tramite formule industriali o preparati con sostanze estratte o derivate dagli alimenti. Considerano gli ultraprocessati una categoria dei cibi ad alta palatabilità.

Questi prodotti, in linea generale, contengono grassi saturi o trans, zuccheri, farina e sale come fonte di sodio. Si mescolano con i derivati, come oli idrogenati, amido modificato, proteine idrolizzate e carne cotta ad estrusione.

Riportano anche l’utilizzo di una grande quantità di additivi come conservanti, emulsionanti, agglutinanti, stabilizzatori, edulcoranti, potenziatori di sapore e colore. Tutto questo per rendere il prodotto finale più aromatico e più gustoso al palato.

Sulla rivista International Journal of Obesity, si legge che questi alimenti esercitano sul cervello un effetto simile a quello delle droghe. Ciò significa che attivano i circuiti di ricompensa nel cervello, innescando un circolo di consumo continuo.

La rivista Appetite include tra gli alimenti iperpalatabili anche le bevande gassate, gli snack dolci e salati, le caramelle, i fritti, i succhi di frutta artificiali, il fast food (hamburger, pizza, patatine fritte), la carne ricostituita, le zuppe pronte, i cereali zuccherati, i dolci in busta e i piatti pronti, ecc.

Cibo fast food iperpalatabile.
Il fast food è iperpalatabile e super economico.

Leggete anche: Falsi cibi sani in realtà ultra-processati

Come riconoscere un alimento iperpalatabile?

Riconoscere un prodotto iperpalatabile può sembrare facile, considerata la loro enorme diffusione. Si tratta di alimenti la cui composizione è appositamente studiata per causare dipendenza. La rivista Obesity ha pubblicato uno studio che chiarisce la questione:

  • Il 25% delle calorie apportate è formato dai grassi e più dello 0,3% del loro peso corrisponde al sodio. Esempio: hot dog, carni processate e prodotti a base di uova e latte.
  • Più del 20% delle calorie proviene dai grassi e più del 20% dagli zuccheri, come gelati, pasticcini e prodotti di pasticceria.
  • Il 40% delle calorie di questi cibi è formato dai carboidrati e con più dello 0,2% del loro peso in sodio. Esempio: patatine fritte, pop corn di mais e cracker salati.

Analizzando la base dati di Food and Nutrient Database for Dietary Studies degli Stati Uniti, si è scoperto che circa il 62% su quasi 8000 alimenti è considerabile iperpalatabile, con un elevato contenuto di grassi e sodio.

D’altra parte, persino un 5% tra gli alimenti etichettati come “poveri di grassi, zucchero, sale o caloria” rispettano criteri di iperpalatabilità. Per esempio le verdure cucinate con salse, grassi o creme.

Il report sottolinea che per determinare se un alimento è iperpalatabile o meno è fondamentale il metodo di preparazione e di processo dell’alimento in questione.

Perché gli alimenti iperpalatabili sono così pericolosi per la salute?

Sono vari i motivi che giustificano perché gli alimenti iperpalatabili possano essere pericolosi per la salute. Vediamo quali.

1. Maggiore rischio di malattie croniche

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha reso noti moltissimi studi in cui viene associato il consumo di alimenti ultraprocessati ad alta palatabilità con le malattie croniche non trasmissibili. Si parla di patologie cardiovascolari, obesità, il diabete di tipo 2, l’ipertensione, ecc.

Inoltre, il consumo di questi alimenti in età precoce può aumentare l’obesità addominale, come rivelato da uno studio realizzato da Costa e altri ricercatori. L’appello è quello di rafforzare strategie preventive sul consumo di alimenti ad alta densità energetica e alta palatabilità.

2. Saziano meno

I componenti che costituiscono gli alimenti iperpalatabili portano a una sovralimentazione incontrollata, in quanto spingono il cervello ad ignorare i segnali di sazietà nel cervello. Di conseguenza, se ne consumano di più. Questa situazione favorisce lo sviluppo dell’obesità.

3. Causano dipendenza

La rivista Appetite riferisce come il consumo di alimenti iperpalatabili generi un circolo vizioso. Si attiva il sistema di ricompensa del cervello grazie a determinati ingredienti che danno piacere.

Tutto questo porta al consumo incontrollato di tali alimenti, associato ad un maggior rischio di sovrappeso e obesità.

Leggete anche: Mangiare troppo: conseguenze e come evitarlo

4.Apportano meno nutrienti

Il consumo continuo di alimenti iperpalatabili porta a mangiare minori quantità di alimenti naturali o poco processati, che sono fonte di fibra, vitamine, minerali e proteine. Inoltre, essendo basati principalmente di grassi, zuccheri o carboidrati, non rispettano i requisiti nutritivi necessari per la nostra salute.

Uomo rifiuta un hamburger.
Non è facile rinunciare ai cibi iperpalatabili, resi appetitosi apposta dall’industria del cibo.

5. Scombussolano lo stato d’animo

Un report dimostra come il consumo di alimenti iperpalatabili come pizza, bevande gassate o patatine fritte sia correlato ad uno stato d’ansia. L’ingerimento continuo e prolungato di cibi processati e zuccherati aumenta anche i rischi di depressione.

È stato evidenziato anche come le persone che consumano fast food per mitigare il malessere psicologico sono più vulnerabili del 25% nei confronti di obesità e sovrappeso.

D’altra parte, la rivista Frontiers in Psychology ha pubblicato che il consumo di cibi dolci e ricchi di grassi riduce i sintomi di stress e ansia, aumentando l’obesità.

Una dieta salutare non contempla gli alimenti iperpalatabili

Come abbiamo visto, gli alimenti iperpalatabili aumentano i rischi di malattie croniche e disturbi psicologici. È evidente come non debbano rientrare in una dieta sana ed equilibrata.

I prodotti naturali come frutta, verdura e frutta secca sono una buona opzione per fare una merenda croccante e appetitosa. Consultatevi con un nutrizionista per risolvere qualsiasi dubbio e se notate che, nonostante gli sforzi, non riuscite a smettere di mangiare questo tipo di prodotti.

Bibliografia

Tutte le fonti citate sono state attentamente esaminate dal nostro team per garantirne la qualità, affidabilità, rilevanza e validità. La bibliografia di questo articolo è stata considerata affidabile e di precisione accademica o scientifica.

  • Rodríguez-Santos, F., Aranceta, J., Serrá, Ll. Psicología y Nutrición. Elsevier Masson. España. 2008. Disponible en: https://books.google.com.cu/books?id=wQeGnfOH64MC&printsec=frontcover#v=onepage&q&f=false
  • Sharma S, Fernandes MF, Fulton S. Adaptations in brain reward circuitry underlie palatable food cravings and anxiety induced by high-fat diet withdrawal. Int J Obes (Lond). 2013 ;37(9):1183-91.
  • Moubarac JC, Batal M, Louzada ML, Martinez Steele E, Monteiro CA. Consumption of ultra-processed foods predicts diet quality in Canada. Appetite. 2017 Jan 1;108:512-520.
  • Costa CS, Rauber F, Leffa PS, Sangalli CN, Campagnolo PDB, Vitolo MR. Ultra-processed food consumption and its effects on anthropometric and glucose profile: A longitudinal study during childhood. Nutr Metab Cardiovasc Dis. 2019 Feb;29(2):177-184.
  • Arnaiz Mabel Gracia. La emergencia de las sociedades obesogénicas o de la obesidad como problema social. Rev. Nutr. 2009;  22( 1 ): 5-18. Disponible en: http://www.scielo.br/scielo.php?script=sci_arttext&pid=S1415-52732009000100001&lng=en
  • Hepworth R, Mogg K, Brignell C, Bradley BP. Negative mood increases selective attention to food cues and subjective appetite. Appetite. 2010 Feb;54(1):134-42.
  • Opie RS, O’Neil A, Itsiopoulos C, Jacka FN. The impact of whole-of-diet interventions on depression and anxiety: a systematic review of randomised controlled trials. Public Health Nutr. 2015 Aug;18(11):2074-93.
  • Singh M. Mood, food, and obesity. Front Psychol. 2014;5:925.
Torna in alto