Come indica il nome stesso, la violenza verbale è una forma di abuso, di aggressione. Non bisogna dunque assecondarla, viceversa è bene denunciare e intervenire. In quanto forma di violenza emotiva, deve essere sradicata, visto che lede la dignità della persona che ne è vittima.
Cos’è la violenza verbale?
Per violenza verbale si intende un abuso del linguaggio allo scopo di ledere la dignità e la sicurezza di qualcuno, mediante insulti o umiliazioni, in forma episodica o reiterata.
La definizione ci indica che può presentarsi in diverse forme. Può trattarsi, di fatto, di un insulto, un commento volgare, ecc. Così, la dignità e l’autostima della persona che subisce l’abuso vengono danneggiate dal suo aggressore, che ritiene di avere l’autorità o il privilegio di poter attaccare un altro essere umano in questo modo.
La violenza verbale, in quanto forma di abuso emotivo, può presentarsi in qualunque contesto e colpire chiunque. A tal proposito, può perpetrarsi tra bambini, adolescenti, adulti o anziani. Inoltre, può presentarsi in diverse situazioni: nella coppia, tra amici, al lavoro, e così via.
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Quali atteggiamenti sono da considerarsi forme di violenza verbale?
La violenza verbale non lascia lividi né ferite, ma si tratta comunque di maltrattamento e di una forma di aggressione. Solo più difficile da individuare. Può esprimersi sotto forma di:
- Scatti di ira (insulti e umiliazioni)
- Accuse
- Colpe all’altra persona
- Giudizi e critiche umilianti e volgari
- Minimizzare, sminuire la vittima
- Disprezzare
- Dare ordini, avere pretese, urlare
- Minacciare
- Chiamare con appellativi umilianti o denigratori
Capita a tutti in qualche occasione di perdere la pazienza e di “superare i limiti”. Nonostante ciò, dobbiamo riflettere e chiedere scusa, riconoscendo il danno provocato all’altro. Di contro, la violenza verbale è una pratica che si ripete e che l’aggressore perpetra in piena coscienza allo scopo di umiliare e denigrare l’altro.
Esempi di violenza verbale
A seguire vediamo alcuni esempi di violenza verbale:
- Nella coppia. Uno dei componenti della coppia “ordina” anziché domandare. Urla con prepotenza e umilia l’altro. L’aggressore considera il partner al suo servizio, oltre che privo di valore. Oltre a ciò, crede che sia doveroso da parte della vittima “servirlo”.
- Tra amici. L’aggressore usa appellativi umilianti e offensivi. Può persino minacciare o sminuire davanti a tutti.
- Sul posto di lavoro. Il capo dà ordini mediante commenti volgari, persino davanti agli altri colleghi, per rivolgersi a un impiegato o al suo lavoro. Si verificano vessazioni in pubblico o in privato. La critica è costante, umiliante e affatto costruttiva.
- Persone anziane. Per esempio, un badante che insulta l’anziano e che gli ordina di fare qualcosa che non preveda il rispetto di sé; lo disprezza e lo umilia.
- Nei rapporti genitori-figli. Ci riferiamo ad appellativi denigratori verso il bambino, insulti a suo danno e disprezzo espressi dicendogli che non sa fare nulla o che è inutile. I segni dell’abuso sui minori possono trascinarsi fino all’età adulta.
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Cosa fare?
Il primo passo è ammettere che la violenza verbale è reale. È fondamentale riconoscere il problema perché, in caso contrario, non riusciremo a fare nulla per evitarlo.
Secondariamente, bisognerà porre dei limiti; questi andranno stabiliti sin dall’inizio della relazione, in modo che l’aggressore capisca di non avere alcun potere né il diritto di umiliare.
D’altra parte, se pur ponendo dei limiti la violenza non cessa, è il momento di cercare aiuto, il che dipenderà dal contesto in cui si presenti l’abuso. Così, ad esempio, se la violenza verbale avviene all’interno della coppia, uno psicoterapeuta o una persona di fiducia potrebbe intervenire. In caso di maltrattamento, bisogna sempre denunciare.
Se l’abuso verbale dovesse presentarsi tra minori, a scuola, la vittima dovrebbe rivolgersi alla dirigenza scolastica e ai propri genitori, affinché venga avviato il protocollo anti-bullismo.
Riflessioni conclusive
Chiedere aiuto o denunciare sono senz’altro le misure più importanti. Non è facile, infatti, e molto spesso la vittima, a causa della sua scarsa autostima, crea un rapporto di dipendenza con l’aggressore.
Altre volte la paura delle conseguenze spinge le vittime di un abuso a non denunciare e a non chiedere aiuto. L’aggressore potrebbe passare alle minacce per evitare la denuncia (per esempio, il capo che minaccia il licenziamento).
Bisogna assolutamente superare la paura e denunciare ogni forma di violenza. Solo in questo modo la vittima potrà finalmente recuperare autostima e dignità.
Bibliografia
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