Anche se il consumo di tè è un'abitudine diffusa, le donne in gravidanza devono conoscere i possibili rischi. Scoprite tutto sulle erbe impiegate per la preparazione di questi infusi.
Da anni il consumo di tè durante la gravidanza rappresenta un’abitudine diffusa. Accade spesso, di fatto, che durante la gestazione si manifestino alterazioni o fastidi che possono essere alleviati tramite il consumo di questa bevanda.
Sebbene l’assunzione di infusi, soprattutto a base di piante medicinali, sia una pratica secolare, molte donne ignorano i possibili effetti durante la gestazione. È meglio escludere il consumo di alcuni tè in gravidanza.
Bere una tazza di tè, di qualunque tipo, non rappresenta un rischio per la gravidanza. Se saltuaria, questa abitudine non rappresenta un problema.
Il consumo di alcuni tè, tuttavia, può essere rischioso durante la gestazione, soprattutto se in quantità eccessive o abitualmente.
Secondo lo studio pubblicato sulla rivista Historia y antropología médica, fino al 55% delle donne in gravidanza bevono tè o altri infusi. La maggior parte, però, ignora i possibili effetti indesiderati.
Durante la gravidanza, l’organismo della donna subite cambiamenti temporanei che comportano la comparsa di nuove strutture organiche, come la placenta. È dunque controindicato l’uso di qualunque sostanza, naturale o sintetica, in grado di alterare i processi fisiologici tipici di questa fase.
Per quanto riguarda il consumo di tè, bisogna fare particolare attenzione durante il primo trimestre, periodo in cui lo sviluppo del feto è più sensibile all’influenza dei fattori ambientali.
A partire dalla seconda settimana e fino ai primi tre mesi di gravidanza, farmaci, sostanze chimiche o i metaboliti di alcune piante medicinali oppure una patologia possono interferire con il normale sviluppo del feto. Tutto ciò, aggiunto alle proprietà dei diversi metaboliti attivi, influisce sulla comparsa di eventuali disturbi.
Teratogenesi, citotossicità, genotossicità e altri termini simili si riferiscono ai pericolosi cambiamenti che le cellule embrionali subiscono nel corso della propria formazione. La donna deve fare molta attenzione alle sostanze maggiormente associate a questi processi.
Così come l’alcol e il tabacco sono agenti chimici che interferiscono con l’embriogenesi, anche l’assunzione di alcune piante medicinali può avere conseguenze negative. È dunque importante adottare le dovute precauzioni.
Il primo trimestre di gravidanza richiede attenzioni speciali, perché l’embrione sta formando tutti gli organi.
Possiamo affermare che in generale i prodotti fitoterapici possiedono maggiori effetti terapeutici e minori effetti collaterali rispetto a quelli sintetici. Questo fatto ha contribuito alla diffusione dell’idea che ciò che è naturale è innocuo. Alcune piante, di fatto, offrono numerosi benefici. Li elenchiamo nelle righe che seguono:
Menta piperita: ideale contro le coliche e utile durante la gravidanza per preparare i seni in previsione dell’allattamento.
Melissa: utile per il bruciore di stomaco, nausea, insonnia, coliche e malesseri digestivi; ha anche un effetto calmante.
Zenzero: viene impiegato per trattare la nausea e il vomito.
Rosmarino: per il mal di gola, l’insonnia e lo stress.
Valeriana: rilassa e concilia il sonno.
Pur non essendo le uniche, queste piante medicinali sono le più diffuse. Il loro consumo non presenta precise controindicazioni e le gestanti possono assumerle con tranquillità.
È molto diffusa la convinzione per cui le piante medicinali sono sicure, perché consumate sin da tempi molto antichi. Il semplice fatto che siano naturali, però, non rappresenta una garanzia di sicurezza.
Prima, durante e dopo la gravidanza o l’allattamento al seno, le donne che desiderano assumere gli infusi devono consultare un medico esperto sull’argomento. Molti effetti, positivi e negativi, provocati dalle piante durante la gravidanza sono sconosciuti a molti.
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