Con sindrome da rientro si definisce un insieme di sintomi o emozioni che compaiono dopo le vacanze o un lungo periodo senza lavorare. In altre parole, quando si rientra al lavoro e si devono affrontare le solite responsabilità.
Questo temporaneo squilibrio emotivo causa apatia, tristezza e spossatezza sia fisica che psicologica. Proprio perché questi sintomi compaiono subito dopo una vacanza, vi si dà il nome di sindrome da rientro. Vi è capitato di soffrirne? Ne parliamo nell’articolo di oggi.
La sindrome da rientro può essere classificata come vero e proprio disturbo psicologico?
Nessuno dei manuali di psichiatria o psicologia – come il DSM-5 o il CIE-11 – nomina la sindrome da rientro, pertanto non può essere considerato un tipo di depressione. Ciò non toglie che possa essere fonte di malessere per le persone che tornano dalle vacanze o da un periodo di riposo.
Non si tratta di un vero e proprio disturbo psicologico, bensì di uno squilibrio temporaneo vissuto dalla persona che deve riabituarsi alla sua routine dopo un periodo di distacco.
La comunità scientifica non ha ancora trovato un consenso riguardo a questa sindrome, ma si ritiene che sia il prodotto di una concezione del lavoro per cui viene vissuto da molte persone come un’attività negativa, obbligatoria e sacrificante.
Se il lavoro fosse considerato un luogo dove potenziare la creatività e lo sviluppo personale, la sindrome da rientro non esisterebbe. Riprendere un’attività che non ci piace dopo una fase che consideriamo piacevole è sempre problematico.
Sindrome da rientro: il problema dell’adattamento
Il professor Michael Baigent assicura che la sindrome da rientro è scatenata da un problema di adattamento. Per questo, dice che è perfettamente normale sentirsi tristi, giù di morale o nostalgici quando si torna dalle vacanze.
Durante le vacanze, in genere, si praticano attività piacevoli e insolite, che non fanno parte della nostra routine quotidiana. Quando queste attività vengono interrotte dalla fine delle vacanze, e ne iniziano altre meno divertenti, è normale provare nostalgia e turbamento.
Dal momento che si tratta di un problema di adattamento al lavoro e coinvolge una soddisfazione diversa da quella che in genere si riceve durante le vacanze, la sindrome da rientro dura di norma fra i 10 e i 15 giorni, ovvero il tempo necessario affinché la persona si adatti di nuovo alla routine, dal punto di vista mentale, comportamentale ed emotivo.
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I sintomi della sindrome da rientro
Questa sindrome non è ben definita, pertanto i suoi sintomi possono essere variabili. Tuttavia, le persone che soffrono di stress post vacanze possono presentare sia sintomi fisici che psicologici.
Sintomi fisici
- Spossatezza o stanchezza
- Vertigini
- Mancanza di concentrazione
- Mancanza di attenzione
Meno frequenti anche altri sintomi come:
- Tachicardia
- Mal di testa
- Inappetenza
- Insonnia
- Problemi digestivi
Sintomi emotivi
- Apatia
- Malinconia
- Nostalgia
- Irritabilità
- Tristezza
Se i sintomi non scompaiono in un tempo massimo di due settimane, si considera un quadro di stress acuto, ansia generalizzata, attacchi di panico, ecc, a seconda dei sintomi mostrati dalla persona.
In questo caso, ci sono sicuramente altre variabili che non sono state prese in considerazione, oppure fattori di rischio ambientale o disposizionali che hanno favorito lo sviluppo di questo disturbo. In questi casi, è importante chiedere un supporto psicologico, perché potrebbe influenzare tutti gli ambiti della vita della persona.
Vivere sognando le vacanze
La consulente Shannah Kennedy, in un’intervista per la rivista Traveller individua come causa scatenante della sindrome da rientro il modello di vita più diffuso nelle culture europea e statunitense.
La maggior parte delle persone vive sognando le vacanze, aspettandole come il grande evento dell’anno. Non vivono e non apprezzano a fondo il periodo lavorativo. Sembra che le vacanze siano l’unico momento della vita che le renda felici, soddisfatti e che valga la pena di essere vissuto.
Questo modello di vita provoca un atteggiamento molto diffuso nelle persone, che aspettano un anno intero per le vacanze estive o natalizie. Dopo aver aspettato tanto, è normale provare nostalgia, tristezza ed apatia quando finiscono. Perché? Perché bisognerà aspettare un altro anno o diversi mesi prima di vivere di nuovo quel momento di riposo tanto anelato.
L’ideale sarebbe, quindi, includere piccoli periodi di riposo e di vacanza durante l’anno, anche solo un fine settimana o un giorno libero ogni tanto. Andare a fare una passeggiata in montagna, trascorrere una giornata al mare se si abita in una località costiera o preparare un piccolo progetto che interrompa quest’attesa lunghissima e che sia piacevole.
Le cause della sindrome da rientro
Anche se, come abbiamo appena spiegato, la sindrome da rientro si deve principalmente a un problema di adattamento alla routine lavorativa, esistono alcune variabili in particolare che possono scatenarla. Questo squilibrio, o difficoltà di adattamento alla routine dopo le vacanze, può essere favorito da:
- Aspetto fisico: durante le vacanze, le persone tendono a mangiare più del solito e, a volte, ad essere più sedentarie. Per questo, il corpo può cambiare e possiamo notarci più appesantiti al rientro. Questo può far sì che si rifiuti il proprio aspetto fisico, rendendo il periodo post vacanze ancora più “deprimente”.
- Stanchezza: anche il ritmo sonno-veglia viene spesso modificato durante le vacanze, usciamo di più la sera e dormiamo meno. La stanchezza accumulata può provocare una sensazione di sonnolenza e stanchezza al lavoro.
- Aumento del consumo di alcol: anche l’aumento del consumo di alcol può contribuire alla sensazione di stanchezza che proviamo al rientro dalle ferie.
- Programmare troppe attività: durante le vacanze, programmiamo ogni singolo istante per godere al massimo del tempo libero; nella maggior parte dei casi, non riposiamo a sufficienza. Per questo, e per non arrivare stremati, sarebbe meglio lasciare del tempo per riposare e oziare.
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Consigli per superare la sindrome da rientro
Dal momento che sono pochi i casi in cui lo stress da rientro richiede un intervento psicologico – e questi pochi casi si riferiscono alla presenza di un disturbo definito, con caratteristiche diverse – spetta a noi regolarci in modo tale da rendere l’adattamento alla routine il più rapido e indolore possibile. Ecco alcuni consigli che possono esservi utili:
- Rispettare una corretta igiene del sonno, quindi dormire almeno 8 ore a notte. Né una di più, né una di meno.
- Fissare nuovi obiettivi e programmi piacevoli durante tutto l’anno, e non solo puntando solo sulle vacanze estive.
- Prendersi cura del proprio corpo, mantenendosi idratati e mangiando correttamente. Si consiglia di fare anche attività fisica, che può essere di grande aiuto per rallegrare l’umore dopo le vacanze.
- Organizzare un rientro al lavoro graduale. Non iniziate al massimo, ma cercate di riadattarvi al ritmo poco a poco.
- Rientrare dalle vacanze qualche giorno prima di dover riprendere il lavoro è una buona abitudine per evitare lo shock post vacanze.
- Attenzione all’alcol e alla caffeina. Nel primo caso, può aumentare la sensazione di apatia e nostalgia, mentre la caffeina può avere un effetto di amplificazione dello stress e dell’ansia.
- Riconsiderare il proprio approccio alla vita lavorativa. Cos’è il lavoro? Perché lo considero un peso? Cercare di vedere il proprio lavoro come un’attività soddisfacente, che fomenti lo sviluppo personale.
Per tutti i motivi che abbiamo appena citato, il consiglio principale per tutti coloro che soffrono di una crisi da rientro è calma e pazienza. L’apatia e la nostalgia scompariranno da sole nel giro di qualche giorno.
Non appena notiamo i sintomi, possiamo cambiare il nostro atteggiamento in modo tale che al rientro dalle prossime vacanze non ci ritroveremo di nuovo sommersi dallo stress.
Bibliografia
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