Crisi epilettiche: come si classificano

Esistono diversi tipi di crisi epilettiche. Oltre alle variabili riconducibili al singolo individuo, l'epilessia in quanto patologia ha espressioni diverse. In questo articolo tratteremo la classificazione delle crisi epilettiche riconosciute dalla medicina.

Crisi epilettiche: come si classificano

Sono diverse le crisi epilettiche che la medicina ha classificato fino ad oggi. Si conoscono più di cinque manifestazioni, ciascuna con le proprie manifestazioni.

L’epilessia è un disturbo neurologico nel quale si verificano delle scariche elettriche a partire dal sistema nervoso verso tutto il corpo. Tali scariche sono brusche e si manifestano all’improvviso, interrompendo le altre funzioni dei neuroni.

Come vedremo più avanti, avere una crisi epilettica non equivale a soffrire di epilessia. Un soggetto può manifestare una crisi a un certo punto della sua vita, senza soffrire di tale patologia.

Le crisi epilettiche hanno in genere breve durata e una risoluzione altrettanto rapida con il recupero delle normali funzioni. Tale risoluzione è completa e priva di postumi; in caso contrario, si dovrà prendere in considerazione la presenza di cause sottostanti.

Si stima che, indipendentemente dalla tipologia di crisi epilettica, l’1% della popolazione ne abbia sofferto almeno una volta. Un quinto dei pazienti diagnosticati come epilettici e sotto trattamento non riesce a tenere sotto controllo le convulsioni nonostante i farmaci. Le crisi epilettiche si dividono in due grandi gruppi:

  • Generalizzate: in questi casi, la scarica elettrica neuronale si verifica contemporaneamente in una vasta area del cervello, interessando persino l’intero organo cerebrale.
  • Parziali: chiamate anche focali in quanto localizzate o focalizzate in un particolare e limitato gruppo di neuroni.

Crisi epilettiche generalizzate

Il primo grande gruppo riguarda le crisi epilettiche generalizzate. Sono crisi che coinvolgono scariche simultanee di neuroni in modo massivo. Tra esse troviamo:

  • Crisi tonica: è probabilmente la crisi epilettica più nota. Il corpo del soggetto prima si irrigidisce per poi scuotere ritmicamente gli arti e il tronco. Spesso la caduta è accompagnata dalla perdita di coscienza e persino dalla perdita di controllo degli sfinteri. Un’ulteriore complicazione è data dal morso della lingua e da un eventuale trauma cranico dovuto alla caduta in sé.
  • Crisi di assenza: questo tipo di crisi è opposto a quello precedente. Il paziente è statico, con lo sguardo perso nel vuoto e incapace di rispondere. Si ha una perdita di coscienza che non si traduce in svenimento, ma in una sorta di vuoto mentale del soggetto. Gli episodi di questo tipo ha una durata di circa dieci secondi.
  • Crisi mioclonica: a differenza della crisi tonica, non sussistono eventi di rigidità posturale. Quando si verifica la scarica elettrica neuronale, il paziente scuote il corpo, in particolare gli arti superiori. A volte, la manifestazione è di tipo lieve e viene scambiata per un tic nervoso, di poca rilevanza. Altre volte si associa a una perdita di coscienza con relativo svenimento e caduta.
tipi di convulsioni epilettiche
La scarica neuronale è la base fisiopatologica dell’epilessia

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Crisi epilettiche parziali

Tra gli attacchi epilettici parziali, nei quali la scarica elettrica proviene da alcuni neuroni in aree specifiche, abbiamo:

  • Parziale semplice: si tratta di una manifestazione clinica senza perdita di coscienza. Il soggetto sperimenta scosse muscolari in una parte del corpo accompagnate da sensazioni di formicolio. Si hanno diverse modalità di manifestazione, dalle crisi che consistono nello svenimento senza segni visibili nel soggetto, alle crisi sensoriali accompagnate, ad esempio, da allucinazioni.
  • Parziale complessa: questo quadro presenta la perdita di coscienza e somiglia alla crisi di assenza. Il soggetto può rimanere assorto per qualche istante eseguendo movimenti automatici come la masticazione. A causa della perdita di coscienza, il paziente non ricorda l’episodio.
  • Parziale con generalizzazione: è una crisi parziale che si evolve durante l’episodio, passando da localizzata a generalizzata. I sintomi sono simili a quelli descritti all’inizio.
  • Spasmi epilettici: è la manifestazione tipica dei bambini, in particolare di quelli di età inferiore a un anno, e raramente si riscontra nei bambini di età superiore ai due anni. Il sintomo è dato dall’estensione del corpo o dalla brusca flessione dell’intero organismo per quasi cinque secondi.
Uomo sul pavimento
Le crisi epilettiche possono essere di tipo generalizzato o parziali

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Le crisi non equivalgono a una diagnosi di epilessia

Come anticipato: avere un attacco epilettico non significa necessariamente soffrire di epilessia. Per poter formulare una diagnosi di epilessia, è necessario effettuare dei test neurologici complementari.

Le crisi epilettiche che a volte colpiscono le donne in gravidanza generalmente non sottendono l’epilessia. Per l’esattezza, i sintomi sono dovuti a una condizione nota come eclampsia e, una volta terminata la gestazione, scompaiono.

L’esame più spesso richiesto dai medici per escludere l’epilessia o individuare il tipo crisi è l’elettroencefalogramma. Attraverso la registrazione a opera di uno strumento, si ottengono le tracce delle onde cerebrali. Se necessario, lo studio può essere integrato con immagini diagnostiche del cervello. Lo scopo di questo esame è quello di individuare un’eventuale lesione cerebrale che può essere causa dell’epilessia, come ad esempio un tumore.

Bibliografia

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