Teoria dell'attaccamento: come influenza i nostri figli?

La teoria dell'attaccamento dimostra come il legame madre-figlio sia un fattore determinante per la personalità e la salute emotiva del bambino
Teoria dell'attaccamento: come influenza i nostri figli?
Elena Sanz

Scritto e verificato la psicologa Elena Sanz.

Ultimo aggiornamento: 22 febbraio, 2023

Quando si parla di psicologia dell’educazione e dello sviluppo, la teoria dell’attaccamento è probabilmente una delle più conosciute. Grazie ad essa, abbiamo compreso meglio l’importanza del legame tra genitori e figli. Non solo, ma siamo anche riusciti a capire come questo sia un fattore determinante nella formazione della personalità.

Lo stile di attaccamento influenza l’autostima infantile e la capacità del bambino di fidarsi degli altri ed esplorare l’ambiente. Questo legame modula il modo in cui un bambino percepisce se stesso, la capacità che ha di relazionarsi e la qualità della sua salute emotiva. Quindi, per chi ha figli, è importante conoscere questa teoria.

Che cos’è l’attaccamento?

L’attaccamento è il legame emotivo intenso e duraturo che si sviluppa tra un neonato e le sue figure di riferimento. Un neonato può affezionarsi a diverse persone, ma il rapporto con i genitori è considerato il più importante.

L’obiettivo di questo attaccamento è aumentare le possibilità di sopravvivenza del bambino. Un neonato dipende completamente da chi lo accudisce, non solo per garantire la sua integrità fisica, ma anche per il suo corretto sviluppo emotivo.

Per generare questo attaccamento, il bambino emette una serie di comportamenti (come il pianto, il balbettio o il sorriso sociale) che attirano l’attenzione della madre e promuovono la vicinanza fisica e la connessione emotiva. Allo stesso tempo, nella donna emergono i cosiddetti “comportamenti materni”, reazioni mediate dall’ossitocina che la portano a prestare attenzione ai bisogni del bambino e a prendersene cura.

L’obiettivo finale è che la madre sia presente e disponibile nei confronti del bambino e che sia sensibile e ricettiva alle sue richieste. Che sia in grado di rispondere in modo appropriato e aiutare il bambino a regolarsi emotivamente. Così, giorno dopo giorno e ad ogni interazione, il bambino genera una visione di sé e degli altri che determinerà la sua futura personalità.

Origini della teoria dell’attaccamento

Tutte queste conoscenze sono il risultato di decenni di ricerca. Possiamo individuare le origini della teoria dell’attaccamento nel lavoro dello psicologo inglese John Bowlby, che ha postulato diverse idee al riguardo:

  • Il bambino ha un bisogno innato di attaccamento a una figura principale. Questa idea, nota come monotropia, indica che deve esistere un legame primario (più importante e qualitativamente diverso dal resto) che si crea, in genere, con la madre.
  • Esiste un periodo critico per la formazione del legame di attaccamento. Se durante i primi anni di vita il bambino viene privato di quel legame materno (o viene interrotto), le conseguenze saranno quasi irreversibili.
  • L’attaccamento promuove la vicinanza tra madre e bambino e fa sì che quest’ultimo provi un’elevata ansia da separazione.
  • Questa relazione con la madre (o caregiver principale) crea un modello mentale con cui il bambino sarà governato da quel momento in poi. In altre parole, questa relazione è determinante nella visione che il bambino svilupperà di sé, degli altri e del mondo e influenzerà a lungo termine la sua salute psicologica ed emotiva.
Bambino che piange e che sta formando l'attaccamento.
Il pianto del bambino è una richiesta di attenzione da parte del caregiver primario, che favorisce la creazione di un attaccamento.

Mary Ainsworth e i suoi contributi alla teoria dell’attaccamento

Una seconda figura di grande rilevanza all’interno della teoria dell’attaccamento è Mary Ainsworth. Questa psicoanalista americana ha ideato un protocollo per valutare e identificare i tipi di attaccamento. Ha condotto il famoso esperimento noto come “la strana situazione”, in cui diverse diadi madre-neonato sono state osservate in termini di scambi e reazioni.

L’idea era di analizzare come si comportavano i bambini quando erano in presenza delle loro madri in una situazione non familiare, la loro reazione quando la madre si allontanava e il loro comportamento al suo ritorno. I risultati hanno identificato tre diversi stili di attaccamento che possono essere generati.

1. Attaccamento sicuro

È il legame ideale, che si verifica quando la madre è sensibile e reattiva ai bisogni e alle emozioni del bambino e risponde prontamente e coerentemente. Questo genera nel bambino un senso di sicurezza che gli permette di avventurarsi all’esterno per esplorare l’ambiente e regolare le proprie emozioni, grazie alla vicinanza alla madre.

I bambini con un attaccamento sicuro diventano persone che si fidano di se stesse e degli altri, che sanno come relazionarsi sulla base dell’interdipendenza. In altre parole, sanno porre dei limiti, ma non hanno paura dell’intimità emotiva.

2. Attaccamento ambivalente

Questo stile si genera quando la madre è incoerente nelle sue reazioni. In genere non è emotivamente disponibile nei confronti del bambino e, sebbene a volte sia attenta e affettuosa, altre volte si comporta in modo ostile o indifferente. Ciò genera nel bambino una sensazione di incertezza di fronte a una realtà imprevedibile, che lo porta ad avere serie difficoltà a fidarsi.

In futuro, questi bambini diventeranno persone molto insicure, ansiose e dipendenti. Persone che non saranno mai tranquille nelle loro relazioni e avranno sempre bisogno di rassicurarsi che l’altro le ama.

3. Attaccamento evitante

In questo terzo caso, la madre ignora i richiami del bambino o è indifferente. I bisogni emotivi del bambino non vengono soddisfatti e, al contrario, vengono rifiutati o minimizzati. Così, il bambino sceglie di disconnettersi emotivamente, poiché capisce che non ha senso esprimersi se non c’è conforto o risposta.

Da adulti, queste persone adottano un atteggiamento di estrema indipendenza e temono di essere vulnerabili o di aprirsi agli altri. Sembrano sicure di sé e autosufficienti, ma in fondo le loro emozioni le spaventano.

Attaccamento madre-figlio.
La teoria dell’attaccamento propone tre tipi di personalità che derivano dalla relazione con il caregiver primario.

In seguito è stato aggiunto un quarto tipo, chiamato attaccamento disorganizzato, che combina le caratteristiche dell’attaccamento ansioso e di quello evitante. Si genera in situazioni di trauma genitoriale o di abbandono.

La teoria dell’attaccamento ci aiuta a capire come è costruito il nostro mondo interno

In breve, la teoria dell’attaccamento è la risposta a come è modellato il mondo interno ed emotivo dei bambini. È nel rapporto con la madre (o con la figura di riferimento) che il piccolo sviluppa un’idea di sé, impara cosa aspettarsi dagli altri, e forma atteggiamenti e tendenze interpretative che lo accompagneranno per tutta la vita.

Il legame di attaccamento primario è il modello seguito da tutte le altre relazioni nella vita. Ecco perché è così importante che sia di qualità.

Se un bambino cresce con un attaccamento sicuro, in futuro potrà godere di relazioni sane, equilibrate e soddisfacenti, avrà la spinta necessaria per raggiungere i propri obiettivi e prendere decisioni. In breve, sarà più vicino al successo, alla felicità e alla salute emotiva.


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  • AinsworthM. D. S.BellS. M. & StaytonD. J. (1971Individual differences in strange-situation behaviour of one-year-olds. In The Origins of Human Social Relations (ed. SchafferH. R.), pp 1732New YorkAcademic Press.
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