Tra il 15% e il 20% delle persone a cui è stato diagnosticato l’Alzheimer soffre, in realtà, di demenza LATE. Si tratta di una forma di demenza che fino a questo momento veniva diagnosticata erroneamente come morbo di Alzheimer, dato che le sue manifestazioni cliniche sono simili a quest’ultimo. Le previsioni dicono che nei prossimi anni l’incidenza potrebbe aumentare.
Questo disturbo colpisce soprattutto gli anziani in età molto avanzata. Come nel caso dell’Alzheimer, anche la demenza LATE causa una perdita della memoria e della capacità di realizzare attività della vita quotidiana. In questo articolo vi spieghiamo quali sono le caratteristiche distintive e le somiglianze più importanti.
In cosa consiste la demenza LATE?
La demenza LATE è una malattia tipo proteinopatia, il che significa che è causata dall’alterazione di determinate proteine. Causa una demenza molto simile al quadro clinico che si manifesta in caso di morbo di Alzheimer.
LATE è l’acronimo che indica l’encefalopatia associata all’età Limbico-predominante. Una delle differenze con l’Alzheimer è che la proteina alterata nel cervello è la TDP-43. Nel caso dell’Alzheimer si verifica invece un malfunzionamento delle proteine TAU e beta-amiloide.
La proteina TDP-43 si occupa dell’espressione genetica nel cervello. Un accumulo di queste proteine “piegate male”, ovvero con una forma diversa da quella originale, è causa di questa malattia.
L’eccesso di proteine alterate provoca neurotossicità e degenerazione neuronale. Circa un 25% delle persone al di sopra degli 85 anni soffre di anomalie che riguardano questa proteina, tali da presentare sintomi.
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Chi è più soggetto a questa malattia?
Un’altra differenza che dobbiamo sottolineare è che le probabilità di soffrire di Alzheimer non aumentano vorticosamente con l’età. Il rischio di soffrire di demenza LATE, invece, è correlato all’età, e aumenta soprattutto a partire dagli 80 anni.
L’acronimo LATE, che in inglese significa “tardi”, viene usato proprio perché questa caratteristica definisce la patologia in questione. Le donne corrono un rischio maggiore di soffrire di questa malattia, visto che oggi la loro speranza di vita supera quella degli uomini.
Visto che si stima che il numero di persone al di sopra degli 80 anni tenderà ad aumentare nei prossimi anni, lo farà anche l’incidenza di questa malattia. La demenza LATE potrebbe diventare negli anni a venire un problema di salute pubblica.
Come avviene la diagnosi della demenza LATE?
Negli ultimi tempi, con il progresso delle tecniche diagnostiche, è stato possibile individuare con più precisione la proteina TDP-43. Oggi le tecniche più precise per la diagnosi del morbo di Alzheimer si basano sullo studio di biomarcatori nel liquido cefalorachidiano.
I suddetti marcatori sono la proteina TAU e la proteina beta-amiloide, che abbiamo già menzionato. Un’altra tecnica diagnostica è la ricerca di accumuli di queste proteine nel cervello, mediante tecniche di immagine come la PET.
Tuttavia, la maggior parte delle volte la diagnosi di Alzheimer si basa sui sintomi e sul quadro clinico. Raramente si sottopone il paziente a questi esami biochimici per confermare la malattia. Proprio per questo alcune persone che hanno ricevuto una diagnosi di Alzheimer sono in realtà affette da demenza LATE.
In caso di demenza LATE l’obiettivo è applicare le stesse tecniche adottate per l’Alzheimer, ma allo scopo di individuare la proteina TDP-43. La presenza di una quantità sufficiente di questa proteina alterata confermerebbe già la diagnosi.
Sintomi della malattia
La malattia LATE produce una sintomatologia che avanza più lentamente rispetto ad altre forme di demenza. Gli ultimi studi dimostrano che la suddetta patologia progredisce in tre fasi. Tali stadi sembrano coinvolgere l’area del cervello interessata e produrre un danno sempre maggiore. Si tratterebbe di:
- Stadio 1: lesioni dell’amigdala. In questa fase iniziano a essere percettibili, in forma lieve, alterazioni dello stato d’animo. Possono verificarsi sbalzi dell’umore con agitazione e persino con esplosioni di aggressività.
- Stadio 2: lesioni dell’ippocampo. Quando viene colpita quest’area del cervello, iniziano a comparire segnali di perdita di memoria. Sebbene questa non sia la prima fase, è però il principale motivo per il quale i pazienti iniziano a rivolgersi al medico.
- Stadio 3: lesione del giro frontale medio che si manifesta sotto forma di alterazioni del comportamento e della condotta. I pazienti dimostrano difficoltà a condurre una vita normale. Simile al morbo di Alzheimer in fase molto avanzata.
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Importanza e conclusioni
A oggi la scoperta di questa nuova malattia non comporta cambiamenti nella diagnosi e nel trattamento delle forme di demenza finora conosciute. Tuttavia, ha aperto la strada a nuovi percorsi di ricerca.
Conoscere esattamente l’etologia di queste malattie potrebbe permette lo sviluppo di trattamenti specifici per ciascuna di esse.
Attualmente, infatti, non esiste un trattamento efficace per queste patologie. E trovarne uno rivestirà un ruolo sempre più importante, visto che, come dicevamo all’inizio, si stima che l’incidenza della demenza LATE aumenterà nei prossimi anni.
Bibliografia
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