La somatizzazione è un fenomeno psicologico molto interessante poiché si accusano determinati sintomi fisici pur in assenza di patologia. In genere, è la conseguenza della paura o dell’ansia di aver contratto una malattia. Nell’attuale contesto di pandemia, non è difficile imbattersi in casi di somatizzazione da Coronavirus.
La pandemia da Coronavirus non ha causato solo un alto numero di contagi, ma sta anche diffondendo la paura in tutto il pianeta. Attualmente, sono tanti i paesi interessati dal fenomeno e la stragrande maggioranza di essi ha dichiarato lo stato d’allarme.
Come sappiamo i Coronavirus sono una famiglia di virus e, nello specifico, il SARS-COV-2 ha avuto origine nella città cinese di Wuhan, nel dicembre dello scorso anno. Il virus, in quanto nuovo ceppo, è ancora in parte sconosciuto e in fase di studio.
Nonostante l’alto numero di persone infette, esistono anche casi di persone che manifestano un semplice problema di somatizzazione. Nelle prossime righe spiegheremo in cosa consiste tale meccanismo.
In cosa consiste la somatizzazione?
La somatizzazione è un disturbo che consiste nella trasformazione involontaria di un problema psicologico in un sintomo fisico. In altre parole, si manifestano determinati sintomi fisici in assenza di una patologia che possa giustificarli.
Anticamente, si pensava che il corpo e la mente fossero entità separate. Al giorno d’oggi, invece, si riconosce un stretta correlazione tra i due.
Nella maggior parte dei casi, la somatizzazione è il risultato di forti preoccupazioni o di stati d’ansia. È la paura a produrre i sintomi della patologia senza che il soggetto sia realmente malato.
Tale disturbo tende spesso a essere confuso con l’ipocondria. La differenza risiede nel fatto che il soggetto ipocondriaco presenta un’eccessiva paura di ammalarsi di qualsiasi malattia. Non è necessaria la presenza di un reale fattore esterno per accusarne i sintomi.
Nel caso della somatizzazione, invece, è tipico riscontrare una situazione che alimenta la paura. Ad esempio, l’attuale pandemia da Coronavirus. Il bombardamento costante di notizie e l’emergenza sanitaria in corso possono rappresentarne il fattore scatenante.
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Caratteristiche principali
Secondo gli esperti, per rilevare se il meccanismo è in atto è importante prestare attenzione a diversi fattori. Prima di tutto, bisogna escludere la presenza di una reale patologia, dunque è importante soffermarsi sullo stato di salute generale della persona.
In genere, le persone che somatizzano una malattia sono spesso soggette ad ansia e nervosismo. La maggior parte afferma di pensare con frequenza alla patologia e di temere di averla contratta. In genere sono sempre molto informate riguardo alla specifica condizione.
Normalmente si accusano più sintomi di una particolare malattia. Tali sintomi o le preoccupazioni che ne derivano influiscono sulla vita del soggetto, incrementando ulteriormente lo stato d’ansia.
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Come si manifesta la somatizzazione da Coronavirus?
Il nuovo Coronavirus provoca una serie di sintomi alquanto aspecifici che possono facilmente essere ricollegati ad altre malattie. La gran parte delle persone infette manifesta febbre alta, difficoltà respiratore e tosse.
Sono stati documentati anche casi in cui la persona infetta perde il senso del gusto e dell’olfatto. Al tempo stesso, dato che si tratta di un’infezione virale, è del tutto normale che si provino spossatezza e dolore muscolare.
In caso di somatizzazione da Coronavirus, la persona manifesta i sintomi del COVID-19 senza essere davvero malata. Avverte tosse, mal di testa e persino una temperatura corporea più alta del normale.
Ma se si misura la febbre con un termometro, molto probabilmente la temperatura è normale. Per quanto riguarda il resto dei sintomi, è più difficile dimostrare che non siano legati all’infezione, dato che non possono essere misurati in modo obiettivo.
È bene tenere presente che in momenti di crisi i disturbi da somatizzazione sono molto più frequenti. Per tale ragione, di fronte a qualunque sintomatologia è fondamentale contattare un medico. Tuttavia, non bisogna escludere la possibilità che si tratti della conseguenza diretta di uno stato d’ansia.
Bibliografia
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