Per sapere cos’è la moda circolare, dobbiamo innanzitutto ripassare in che modo funziona la moda da sempre. La produzione della maggior parte degli indumenti che conserviamo nel nostro armadio è ben lontana dall’essere ecosostenibile.
Per la fabbricazione di questi indumenti vengono sfruttate fonti non rinnovabili, gettate in pasto ai circuiti di produzione, che daranno come risultato un indumento che verrà usato per una sola stagione per poi essere gettato via.
Questo meccanismo prende il nome di moda usa e getta: un modello di consumo smisurato di indumenti non sempre necessari. Si tratta di abiti che dominano le passerelle per un breve lasso di tempo per poi cadere in disuso molto prima di esaurire la loro vita utile.
Secondo alcuni studi, in media un Paese Europeo vende circa 80 milioni di capi d’abbigliamento ogni anno, mentre un cittadino butta via 7 chili di indumenti nello stesso arco di tempo.
Alla luce di questi numeri – ancora più allarmanti, se moltiplicati per tutti i Paesi del mondo- è nata la cosiddetta moda circolare.
Moda circolare: cos’è e quali sono le sue caratteristiche?
La moda circolare fa parte di un progetto ancora più ambizioso e di più ampia portata, noto come economia circolare. La Ellen Macarthur Foundation è una fondazione che punta su questo modello economico sostenibile alternativo, a cui stanno aderendo sempre più agenti.
Si fonda sull’eguaglianza sociale, sull’eliminazione dei rifiuti e dell’inquinamento; sull’uso intelligente dei prodotti, in modo che non vengano gettati via, e sulla “rigenerazione di sistemi naturali”, secondo quanto riportato sul sito web.
L’obiettivo è mantenere i prodotti in circolazione più a lungo possibile, mediante l’attuazione del concetto delle tre erre “ridurre, riutilizzare, riciclare“.
Nel caso della moda circolare, l’idea è che gli indumenti restino “attivi” durante la loro vita utile. Così, quando saranno diventati inutilizzabili, potranno fare ritorno all’ambiente naturale senza inquinarlo.
D’altra parte, promuove l’uso di materiale ecosostenibile, che cioè non danneggia i diversi ecosistemi. Dunque, parliamo di cinque fattori-chiave:
- Materiali potenzialmente riutilizzabili.
- Energia rinnovabile.
- Stoccaggio del carbonio.
- Amministrazione delle risorse idriche.
- Giustizia sociale.
Infine, riguarda il fatto di riciclare e ottenere materie prime partendo da indumenti che non possiamo riutilizzare più. In questo modo s, vengo fabbricati prodotti, o meglio, rifiuti che non provocano danni all’ambiente.
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Quali sono i benefici della moda circolare?
Vogliamo mettere in luce alcuni dei benefici che derivano dall’ingresso nel mondo della moda circolare. Che siano benefici economici, sociali o personali, tutti sono vantaggiosi per la salute dell’ecosistema.
Acquistiamo indumenti di ottima qualità
Se vogliamo che un indumento entri a far parte della moda circolare deve essere pensato, disegnato e prodotto in modo da durare più a lungo degli indumenti convenzionali.
A questo scopo si deve considerare, in particolare, la materia prima e i cicli di produzione. Vale a dire che sono indumenti di qualità eccezionale.
Contribuiamo a una produzione sostenibile
Anche se i materiali utilizzati sono naturali, neppure il processo di produzione deve inquinare. Inoltre, devono essere restituiti e riciclati senza arrecare danni all’ambiente.
Esempi di questi processi e materiali sono il cotone organico, le energie rinnovabili, eccetera. Quando compriamo un indumento con queste caratteristiche, investiamo nel futuro dell’ambiente.
Possiamo tutti entrare a far parte del mondo della moda circolare e dare il nostro contributo a una moda sostenibile.
Riduciamo i livelli dell’inquinamento
Non solo perché non gettiamo via gli indumenti che non usiamo più, ma anche perché questi indumenti vengono preparati secondo processi che rispettano l’ambiente, come già detto.
Come possiamo contribuire alla moda circolare?
Tutti possiamo, nel nostro piccolo, contribuire a questa causa. Anche se è vero che molte persone non possono affrontare i costi di acquisto di un indumento fabbricato secondo i criteri della moda circolare, ci sono altri modi per collaborare.
Fare upcycling o riciclare con creatività
Si tratta di una proposta secondo la quale possiamo riciclare gli indumenti, ma con un valore aggiunto. Ad esempio, ricamando un bordino, applicando un elemento, una stampa o dei merletti che ne cambino l’aspetto completamente.
Di questo processo fa parte anche il fatto di modificare un indumento. Ad esempio, trasformare un vestito in un due pezzi o un jeans in una gonna. La fantasia e la creatività sono illimitate in questo caso.
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Comprare per investire non perché va di moda
Se abbiamo l’opportunità di comprare uno di questi indumenti, teniamo a mente che si tratta di un investimento a lungo termine e non di un acquisto da una stagione e via.
Donare gli indumenti che non usi più
Con il cambio stagione, possiamo portare gli abiti che non indossiamo più ai centri di raccolta. Ricordate però che ogni capo deve essere in buono stato, in modo che gli altri possano continuare a usarli. Molte persone saranno grate di poter ricevere capi d’abbigliamento di seconda mano, donati.
Rivendere al mercatino
Si tratta di una delle modalità più spesso scelte per entrare nel meccanismo della moda circolare. Non dobbiamo fare altro che metterci in contatto con gli organizzatori dei mercatini dell’usato o di seconda mano e portare i nostri indumenti per rivenderli o scambiarli con altri con caratteristiche uguali. Questa compra-vendita può essere molto vantaggiosa.
La moda circolare, uno stile di vita
Nel 2014 è stato ideato il concetto della mano di Anna Brismar, consulente marchio Green Strategy, mentre organizzava un evento sulla moda sostenibile. Da allora, si è attivata una rete di imprenditori, produttori e consumatori, coinvolti nel mondo della moda con un atteggiamento più benevolo verso la madre terra.
La moda circolare non dovrebbe essere semplice tendenza, bensì una sfida e una filosofia di vita. Se tutti la mettessimo in pratica, faremmo del bene al pianeta. Che aspettate?
Bibliografia
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