La dislessia è classificata come un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA) che riguarda i meccanismi coinvolti nel processo di lettura. È caratterizzata dalla difficoltà nel riconoscere alcune parole in maniera precisa e fluida, ma anche nella sillabazione.
Le persone affette da dislessia, dunque, fanno fatica a leggere e a pronunciare le parole scritte. In genere, ma non sempre, hanno difficoltà a scrivere senza commettere errori di ortografia o a sviluppare ragionamenti di logica o matematica.
È importante sottolineare che le persone dislessiche hanno uno sviluppo cognitivo nella norma, in altre parole non hanno difficoltà di lettura o scrittura per via di problemi cognitivi. In un quadro cognitivo normale, sviluppano un problema specifico per quanto riguarda la capacità di lettura.
La dislessia e le sue caratteristiche
Chi ne è affetto?
Nella maggior parte dei casi, la dislessia viene diagnosticata durante l’infanzia. Proprio perché è un disturbo persiste anche in età adulta.
Secondo i dati statistici, la dislessia colpisce dal 5 al 10% della popolazione. A livello pratico, in una classe di 25 alunni almeno uno di loro è dislessico.
Come influisce sulla vita delle persone che ne sono affette?
I primi problemi si manifestano ovviamente in età scolare. Le difficoltà di apprendimento della lettura sono un ostacolo enorme per questi bambini non solo a livello scolastico, ma anche a livello di sviluppo personale perché iniziano ad avere problemi di autostima.
In molto casi, queste difficoltà generano disinteresse verso la lettura. Le conseguenze sono:
- Vocabolario insufficiente o povero.
- Problemi di comprensione nella lettura.
- Problemi nella comprensione di testi complessi, nel trarre le conclusioni.
In generale, le persone dislessiche sono consapevoli dei loro limiti. Questo spiegherebbe la frequenza di sintomi quali scarsa autostima, ansia e anche depressione.
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A cosa è dovuta la dislessia?
Per rispondere a questo quesito, dobbiamo procedere per gradi.
1. Come facciamo a leggere e a scrivere le parole?
L’ipotesi più accreditata è quella del modello a due vie. Secondo questa teoria, per scrivere una parola possiamo:
- Recuperarla dalla memoria nel caso sia una parola conosciuta. È la cosiddetta “via lessicale” o visiva e fa riferimento al magazzino lessicale visivo ortografico, dunque si recupera l’informazione conservata nella memoria relativa al modo in cui abbiamo visto scrivere una parola. Ad esempio, impariamo a scrivere la parola “bagno”. Quando dovremo riscriverla, recuperiamo l’ortografia corretta dal magazzino lessicale della nostra memoria.
- Convertire i fonemi che formano la parola in grafemi, ovvero riprodurre graficamente i suoni che formano la parola in questione. Si tratta della “via fonologica” ed è l’opzione che viene usata in caso di parole nuove. Nei primi anni dell’infanzia si acquisiscono le capacità di conversione fonema-grafema, si impara che a determinati suoni corrispondono determinate grafie e viceversa. In questo modo è possibile scrivere parole mai sentite prima: conosciamo i suoni che le formano e semplicemente li rappresentiamo graficamente. Questa teoria è avvalorata dagli ultimi progressi raggiunti grazie a test su immagini cerebrali che hanno dimostrato l’esistenza di un’origine neurobiologica dei disturbi dell’apprendimento.
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2. Cosa succede nel cervello?
In generale, potremmo dire che diminuiscono le connessioni che dovrebbero stabilirsi tra le diverse aree del cervello coinvolte nel linguaggio.
3. Quali sono le aree del cervello coinvolte nel linguaggio?
Innanzitutto, l’area di Broca, la quale si trova nel lobo frontale dell’emisfero dominante, ovvero il sinistro, e in minima parte in quello destro. In generale, quest’area si occupa dell’articolazione di parole, della denominazione e della lettura a mente.
In secondo luogo, c’è l’area di Wernicke che si trova nel lobo temporale e parietale dell’emisfero dominante. Le sue funzioni principali sono coinvolte nella comprensione del linguaggio parlato. Inoltre, è la zona in cui si immagazzinano le sequenze di suoni che formano le parole.
Infine, esiste un’area del cervello relazionata con la corteccia parietale e occipitale il cui compito riguarda la formazione delle parole.
Conoscendo i processi di lettura e di scrittura delle parole e le aree del cervello coinvolte, non è difficile capire perché in casi di alterazioni si sviluppa la dislessia.
Che tipi di dislessia ci sono?
- Dislessia visiva: le persone affette da questo tipo di dislessia utilizzano la via visiva, ovvero leggono “visivamente” le parole. Possono leggere con facilità parole conosciute, ma faticano a elaborare e riconoscere parole nuove o irregolari.
- Dislessia fonologica: le persone con questo tipo di dislessia utilizzano la via fonologica, ovvero leggono le parole sillabandole. Hanno difficoltà a leggere parole la cui pronuncia non corrisponde all’ortografia.
- Dislessia profonda o mista: è il caso più grave di dislessia perché risultano compromesse le due vie con conseguenti difficoltà nella lettura di parole, diversi errori di ortografia e confusione tra i significati delle parole.
Trattamento
Il trattamento della dislessia è fondamentale per attenuare i problemi a lungo andare, da un punto di vista sia scolastico sia emotivo. Di fatto, è stato dimostrato che i trattamenti di potenziamento hanno grande efficacia nei bambini.
Il potenziamento in genere consiste soprattutto in:
- Rinforzo e potenziamento con la supervisione di esperti.
- Trattamento con il logopedista.
- Acquisizione di tecniche di studio personalizzate.
- Schede ed esercizi di rinforzo a casa per consolidare le lezioni.
Il sostegno della famiglia è di grande importanza per il trattamento della dislessia. I genitori non solo possono motivare i figli, aiutandoli così nel loro percorso scolastico e di crescita personale, ma favorire anche la realizzazione di attività di rinforzo e potenziamento che migliorino il loro rendimento scolastico, soprattutto nell’ambio della letto-scrittura.
Se i bambini vengono incoraggiati a svolgere ulteriori attività che aumentino la loro autostima (quali sport, attività extrascolastiche, hobby, ecc.), il loro stato d’animo migliorerà in maniera considerevole. D’altra parte, qualora sviluppino gravi problemi di ansia e depressione, conviene consultare uno specialista per un aiuto professionale.
Bibliografia
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