Forse non ne avete mai sentito parlare, visto che si tratta di un nome molto tecnico e scientifico, come i nomi dei batteri in genere (sebbene alcuni siano più conosciuti per via della loro maggiore diffusione). Il micoplasma genitale è stato scoperto in epoca relativamente recente.
Cos’è il micoplasma genitale?
È conosciuto sin dagli anni ’80, per essere esatti sin dal 1981, quando è stato identificato in un caso di due pazienti che soffrivano di una malattia conosciuta come uretrite e in cui si vide che tale infezione non era dovuta al germe più comune che la causa: il gonococco.
È stato solo in epoca recente, tuttavia, che è stato affermato con certezza, grazie a studi scientifici, che si tratta di un batterio responsabile di malattie a carattere sessuale. Potremmo dire che lo studio pubblicato nel 2015 sulla rivista International Journal of Epidemiology ne abbia confermato l’esistenza.
Di per sé il micoplasma genitale è un batterio appartenente a una famiglia conosciuta come Micoplasma. Tra i membri di questa famiglia possiamo citare anche il Micoplasma pneumoniae e il Micoplasma hominis. È il batterio più piccolo che conosciamo capace di vivere in modo autonomo, nonché il secondo più piccolo tra quelli conosciuti dall’essere umano ad oggi.
Si comporta come un parassita delle cellule umane, e questo perché vive nelle cellule dell’apparato respiratorio e dell’apparato riproduttivo. Per questo motivo, è difficile diagnosticare la sua presenza attiva, dato che non è visibile attraverso i tradizionali microscopi per esami diagnostici e la sua coltura richiede laboratori altamente specializzati.
Le cause del micoplasma genitale
Il micoplasma genitale si annida nelle cellule dell’apparato riproduttivo dell’essere umano. Per questo motivo possiamo considerarla una malattia a trasmissione sessuale (MTS).
Il contagio avviene dunque attraverso pratiche sessuali e rapporti completi, in cui un essere umano è portatore del batterio e lo trasmette al partner. Attraverso i fluidi che i partner si scambiano durante i rapporti vaginali, anali o orali, il batterio può passare da un ospite all’altro.
Questo, ovviamente, si verifica a due condizioni: che una delle persone coinvolte nel rapporto sessuale sia infetta e che non siano state prese adeguate precauzioni durante il rapporto (ad esempio, il preservativo).
Alcune persone sono più soggette al rischio di infezione. Come già detto, ci riferiamo a coloro che non utilizzano preservativi durante i rapporti sessuali, ma anche a coloro che usano giocattoli sessuali durante i rapporti e non adottano misure igieniche basilari.
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Sintomi dell’infezione da micoplasma
Il micoplasma tende a essere latente, proprio perché piccolo e per la sua condizione di parassita. In un primo momento la persona infetta potrebbe non manifestare alcun sintomo. In generale, il batterio richiede tra 1 e 3 settimane dal momento dell’annidamento nell’organismo prima di manifestarsi.
Dobbiamo distinguere i sintomi dell’uomo da quelli della donna. Nell’uomo, la manifestazione più comune è la malattia conosciuta come uretrite; ovvero un’infiammazione dell’uretra, che è il canale che trasporta l’urina dalla vescica all’esterno. Nella donna, la manifestazione più comune è la cervicite, ovvero un’infiammazione del collo dell’utero.
L’uomo può accusare:
- Bruciore (o persino dolore) durante la minzione
- Prurito
- Secrezioni mediante l’uretra, di un aspetto ben diverso dall’urina.
La donna può accusare:
- Prurito vaginale
- Dolori alla zona pelvica
- Sanguinamento durante i rapporti sessuali
- Aumento delle secrezioni vaginali, con variazioni dell’odore
- Disturbi durante la minzione
Recenti studi scientifici associano l’infezione da microplasma genitale all’infertilità, nel caso di trattamento tardivo. E nelle donne in gravidanza può anticipare il travaglio o provocare un aborto spontaneo.
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Trattamento del micoplasma
A causa della difficile diagnosi dell’infezione da micoplasma genitale, non sempre possibile (soprattutto in tempi brevi), i protocolli medici prescrivono un trattamento empirico ai pazienti con sintomi di malattie s trasmissione sessuale.
In altre parole, si prescriveranno antibiotici prima degli esami diagnostici per confermarne la presenza, con farmaci già testati come efficaci per eliminare i patogeni più comuni nelle MTS.
Una persona che presenta i sintomi precedentemente elencati verrà trattata con antibiotici di due diverse tipologie, in un approccio terapico che può prevedere un’unica dose o una terapia di una durata fino a sette giorni. Se i sintomi persistono, dopo il trattamento empirico, il medico prescriverà una seconda terapia antibiotica, con farmaci di diverso spettro.
Oltre agli antibiotici, parte fondamentale del trattamento è astenersi dai rapporti sessuali fino a conferma di guarigione; anche il partner (o i partner) del paziente infetto devono sottoporsi al trattamento per evitare ricadute.
Bibliografia
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