Il rito del matrimonio è una cerimonia carica di simboli che rappresentano la promessa, l’unione, le aspettative, l’affidarsi l’uno all’altro. Uno di questi simboli è lo scambio delle arras matrimoniali.
Presenti nelle nozze tradizionali cattoliche di Spagna, America latina e Filippine, le arras sono monete che rappresentano la prosperità materiale e spirituale della coppia.
Le arras sono cariche di significato: l’uomo trasferisce le sue ricchezze alla donna e a sua volta le riceve. Lo scambio avviene davanti al prete che benedice l’unione e la discendenza.
Così come l’anello simboleggia l’alleanza, le arras matrimoniali rappresentano la volontà di condividere tutto nel matrimonio. “Il mio è tuo, il tuo è mio”, i beni sono condivisi. Sono, allo stesso tempo, un augurio di abbondanza e prosperità.
Che cosa sono le arras matrimoniali?
Le arras sono tredici monete, 12 d’oro e una d’argento portate all’altare in un cestino o un vassoio, in genere da un bambino. Dopo il rito dello scambio degli anelli, i testimoni le consegnano allo sposo il quale, a sua volta, le metterà nelle mani della sposa.
Sono, in genere, regalo della “madrina” dello sposo – un’altra figura importante nelle nozze ispaniche, ma questa è una tradizione più recente.
C’è anche chi utilizza un simbolo diverso, un gioiello, un fiore, una candela. Alcune coppie scelgono monete da un paese diverso con un significato speciale, perché sono quelle le loro origini o perché vi andranno a vivere in futuro.
Le arras possono essere scambiate anche nei matrimoni civili, ovviamente senza la benedizione del prete.
Leggete anche: Canzoni da matrimonio, le migliori 30
Il rito
Dopo lo scambio degli anelli il sacerdote benedice le arras e lo sposo le consegna alla sposa con queste parole: “Ricevi queste arras come pegno della benedizione di Dio e simbolo dei beni che condivideremo”.
La sposa, in seguito, le restituisce allo sposo con le stesse parole e, infine, il sacerdote benedice la coppia e il loro beni.
La lontana origine delle arras
La parola arras ha una lunga evoluzione che comincia nell’epoca paleolitica in Siria. Verso il 1400 aC., gli Erabatu erano tasse imposte alle famiglie. La parola si è evoluta nel greco “Arrabón”, pegno lasciato come garanzia negli acquisti.
In epoca romana, era conosciuta prima come “Arrhabo”. In un testo di Plauto del II secolo a.C., l’Aarrhabo era una forma di pagherò e anche una garanzia. Successivamente Plinio il Vecchio, procuratore di Roma dal 70 al 72 d.C., usava già la parola Arra riferendosi alle garanzie commerciali.
Nell’antica Roma, inoltre, la parola Arrabón indicava, nel gergo degli sfruttatori, il pagamento ricevuto dalle prostitute a cambio della protezione offerta.
Le arras nel medioevo
L’arra si mantenne come termine commerciale durante l’alto medioevo nella Spagna dei visigoti. Veniva utilizzato nei contratti di compravendita e andava a indicare il deposito lasciato come caparra dall’acquirente.
All’interno di questi contratti commerciali era compreso anche il patto stipulato tra il padre della sposa e lo sposo per la consegna della figlia al futuro marito.
Come abbiamo detto, all’inizio del medioevo il matrimonio era un accordo legale e commerciale, definito da un contratto. Il padre della sposa cedeva la patria potestà sulla figlia al pretendente, in cambio di una dote.
Questo documento prendeva il nome di Desponsatio (da cui la parola esponsales o sponsale, la promessa di matrimonio formale). Allo stesso tempo si firmava un accordo delle Arras, in cui si dettagliavano i beni concessi alla sposa. Questo avveniva senza necessità di consenso da parte della fanciulla, in genere minorenne. Spesso i due futuri sposi non si conoscevano neanche.
Trascorso un certo tempo dalla stipula del Desponsatio e dell’atto delle Arras, quando la ragazza raggiungeva l’età per procreare, si celebravano le nozze. Con il tempo questa cerimonia è diventata un rito religioso, sotto l’influenza della chiesa. In quel periodo le arras erano parte della tradizione.
Leggete anche: Nozze low cost: utili consigli per organizzarle
L’ordine religioso delle Arras
Nella tradizione cattolica le arras hanno origine nell’Antico Testamento. Abramo fa avere a Rebecca vasi d’oro, vestiti, un pendente per il naso e due braccialetti d’oro, come pegno delle nozze che contrarrà con suo figlio Isacco.
Per questo motivo, durante la cerimonia il sacerdote dice: “Dio onnipresente che ordinasti ad Abramo, il tuo servo, di riservare le arras a Isacco e Rebecca come pegno del santo matrimonio“.
Perché sono tredici?
Non è del tutto chiara l’origine delle tredici arras. La “Cartilla de Prelados y Sacerdotes” (libro dei prelati e dei preti) del XIX secolo afferma che il numero è implicito nell’Antico Testamento. La spiegazione risiede nel fatto che Giacobbe, figlio di Isacco e nipote di Abramo, ebbe 12 figli che fondarono le dodici tribù di Israele. Tredici, dunque, è dodici più uno, che è Dio.
Altre fonti ritengono, invece, che la tradizione sia araba. Una moneta per ogni mese dell’anno, più una di bronzo per i poveri, per dividere l’abbondanza.
La scelta delle Arras matrimoniali
Ora che conosciamo la storia delle arras, capiamo perché sono una parte importante nelle nozze in Spagna e America latina. Altrettanto importante è la scelta delle arras che deve essere accurata e carica di un significato speciale.
Nelle gioiellerie i futuri sposi possono scegliere tra diversi tipi oppure decidere di essere originali e di rappresentare meglio i propri valori.
Bibliografia
Tutte le fonti citate sono state attentamente esaminate dal nostro team per garantirne la qualità, affidabilità, rilevanza e validità. La bibliografia di questo articolo è stata considerata affidabile e di precisione accademica o scientifica.
- Lexicon Philologicum præcipue etymologicum et sacrum. Matthia MArtinio.(1655).Digitalizado por Google.
- Las Arras en el derecho espanol medieval. Alfonso Otero Valencia. (1955). Dialnet.Unirrioja.
- El por qué de todas las ceremonias de la iglesia y sus misterios. Cartilla de prelados y sacerdotes. Antonio Lobera y Abio. (1846). Pag. 489-450.
- Área de Liturgia: Rituales: Matrimonio. Parroquia Asunción de Nuestra Señora de Torrent.