Il Canesten può presentarsi sotto forma di crema o polvere per uso cutaneo, oppure come capsula morbida o compressa vaginale, in base all’applicazione alla quale è destinato.
Il principio attivo noto con il nome commerciale di Canesten è il clotrimazolo. Nelle righe che seguono vi spieghiamo quali sono i suoi impieghi e i suoi possibili effetti collaterali.
Impieghi e indicazioni terapeutiche del Canesten
Il Canesten viene prescritto per il trattamento topico di infezioni micotiche superficiali causate da dermatofiti, funghi e lieviti, come:
- Infezioni da dermatofiti: tigna (Tinea pedis, Tinea manuum, Tinea cruris e Tinea corporis).
- Pitiriasi versicolor.
- Candidosi vulvovaginale.
- Balanite da candida.
Modalità di azione
Il clotrimazolo è un antimicotico del gruppo imidazolo che impedisce la crescita dei funghi agendo a livello della sintesi dell’ergosterolo, uno sterolo che compone la membrana cellulare dei funghi e di alcuni lieviti.
L’inibizione della sintesi dell’ergosterolo provoca l’alterazione strutturale e funzionale della membrana citoplasmatica, dando luogo a un cambiamento nella permeabilità della stessa, che infine provoca la lisi o dissoluzione cellulare.
Come si applica il Canesten?
La forma di somministrazione è generalmente cutanea o vulvare, e la durata del trattamento dipende dalla posizione e dall’estensione dell’infezione micotica. In generale, si consigliano le seguenti durate:
- Infezioni da dermatofiti: da 3 a 4 settimane.
- Pitiriasi versicolor: da 1 a 3 settimane.
- Candidosi vulvovaginale o balanite da candida: da 1 a 2 settimane.
Come è stato già riportato all’inizio dell’articolo, esistono altre forme farmaceutiche disponibili sul mercato per il trattamento intravaginale della vulvovaginite, come compresse vaginali e crema vaginale con applicatore (Gyno-Canesten), in base all’area in cui si trova l’infezione.
Si raccomanda anche di pulire e asciugare molto bene le zone interessate prima di applicare il Canesten. Si applica uno strato sottile di crema sulla zona interessata e quelle circostanti, realizzando un lieve massaggio fino al suo completo assorbimento, da 2 a 3 volte al giorno.
Indicativamente, una striscia di crema di circa 2 centimetri è sufficiente per trattare un’area delle dimensioni di una mano (dorso e palmo): i 2 cm equivalgono alla lunghezza dell’ultima falange del dito indice.
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Quando è controindicato il suo uso?
L’uso del Canesten è controindicato in caso di ipersensibilità al clotrimazolo, a qualunque altro antimicotico del gruppo degli imidazoli o a qualcuno dei suoi eccipienti.
Possibili effetti collaterali del Canesten
Alcuni dei possibili effetti indesiderati più frequenti sono i seguenti:
- Disturbi a livello dell’apparato immunitario, come reazioni allergiche (sincope, ipotensione, dispnea, orticaria).
- Disturbi cutanei e del tessuto sottocutaneo, come vesciche, edemi, eritemi, prurito, sensazione di bruciore, irritazione, eruzioni cutanee, ecc.
Generalmente questi sintomi non determinano l’interruzione del trattamento e sono più frequenti durante i primi giorni di applicazione del Canesten.
Ho la candidosi e sono incinta: posso usare il Canesten?
Normalmente la candidosi non rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo della gravidanza o la crescita del bebè, come invece può accadere nel caso delle malattie a trasmissione sessuale o di altre infezioni. Il clotrimazolo è uno dei medicinali che vengono utilizzati comunemente durante la gravidanza.
Le ricerche che sono state condotte sia a livello sperimentale che in seguito alle esperienze relative alla commercializzazione del prodotto indicano che non si prevedono effetti nocivi né per la madre né per il bambino se il Canesten viene utilizzato durante la gravidanza. Durante i primi 3 mesi della gestazione, tuttavia, prima della somministrazione del farmaco bisogna valutare i vantaggi che ne deriverebbero.
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A titolo di curiosità, un recente studio ha rivelato che le donne colpite da Candida spp. durante il secondo mese di gravidanza corrono un rischio maggiore di avere un parto prematuro e che il neonato sia sottopeso.
Anche se questo genere di infezione non rappresenta un particolare rischio per il nascituro, è comunque possibile che si verifichi un contagio al momento del parto. La candidosi si trasmette al bambino attraverso il contatto con la vagina durante il parto naturale. Per questa ragione, in presenza di sospetto di un’infezione da candidosi vaginale durante la gravidanza, si consiglia di consultare il proprio ginecologo.
Bibliografia
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