Parlare di tromboembolia equivale a parlare di malattia tromboembolica venosa. Entrambe le espressioni si riferiscono alle medesime condizioni che condividono un comune denominatore. La malattia tromboembolica venosa comprende:
- Trombosi venosa profonda.
- Embolia polmonare.
- Sindrome post-trombotica.
La trombosi venosa profonda, o TVP, consiste nella formazione di un coagulo di sangue in una delle vene del corpo. In genere ciò avviene a carico delle vene profonde degli arti inferiori.
In assenza di trattamento, la trombosi venosa profonda evolve in embolia polmonare: il coagulo della vena profonda si stacca e viaggia attraverso l’apparato circolatorio. Il trombo è così divenuto un embolo, che finisce per ostruire una vena polmonare.
Nel punto in cui si trovava il coagulo che ha provocato la trombosi venosa profonda, si verificano alcuni cambiamenti. Le alterazioni in questione sono responsabili della sindrome post-trombotica. Le gambe che ospitavano il trombo si gonfiano, assumono una colorazione bluastra e possono ulcerarsi.
Fattori di rischio della tromboembolia
La tromboembolia provoca in primo luogo la formazione di un coagulo. Perché si formino dei coaguli nelle vene, devono sussistere determinate condizioni.
Alcune persone sono più inclini a soffrire di questo disturbo a causa di una serie di fattori di rischio. In questi casi è necessario adottare le dovute precauzioni per prevenire spiacevoli complicazioni.
Una situazione di rischio è rappresentata dalle lesioni venose. Dopo una frattura importante che ha danneggiato le pareti delle vene oppure a seguito di lesioni ai muscoli che al ospitano vie venose, possono formarsi dei trombi.
Anche l’immobilità prolungata è un fattore di rischio. È il caso di individui che devono osservare un lungo periodo di riposo a letto durante il periodo post-operatorio. Lo stesso vale per chi è costretto a portare il gesso in seguito a una frattura, soprattutto negli arti inferiori.
Nelle donne, qualunque periodo della vita caratterizzato da un aumento dei livelli di estrogeni può aumentare le possibilità di soffrire di trombosi venosa profonda. Le donne in menopausa alle quali viene prescritta una terapia ormonale sostitutiva devono sottoporsi ai dovuti controlli medici, dal momento che questa terapia comporta una somministrazione di estrogeni artificiali. Ulteriori categorie a rischio sono le seguenti:
- Persone che hanno sofferto in passato di venosa profonda.
- Soggetti che soffrono di obesità morbigena.
- Chi è affetto da disturbi della coagulazione.
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Sintomi
Le tre forme di tromboembolia, o malattia tromboembolica venosa, presentano sintomi caratteristici. In caso di trombosi venosa profonda, o TVP, il paziente potrebbe essere ignaro della malattia in quanto inizialmente asintomatica.
Nel caso in cui la TVP provochi sintomi, questi consistono in gonfiore dell’area colpita da trombosi, cambiamenti di colore della pelle e dolore. In genere colpisce le gambe.
Quando il problema è ormai in stato avanzato e si è sviluppata l’embolia polmonare, i sintomi sono acuti e mettono a rischio la vita del paziente. Il coagulo ha raggiunto un polmone, ostruendo il flusso di sangue nell’organo.
Una persona affetta da embolia polmonare accusa dispnea (difficoltà a respirare) e dolore al petto, che peggiora con la respirazione. A volte l’embolo provoca tosse con tracce di sangue, fenomeno noto in medicina come emottisi.
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Prevenzione della tromboembolia
La tromboembolia è una condizione piuttosto frequente, di fatto ogni anno colpisce in media centocinquanta individui su centomila. Con l’avanzare dell’età, inoltre, aumenta la probabilità.
D’altra parte, la malattia tromboembolica venosa presenta ancora un alto tasso di letalità. Si calcola che fino al 10% dei decessi avvenuti in ospedale siano attribuibili a un episodio di tromboembolia. Nella popolazione generale, rappresenta la terza causa di morte cardiovascolare.
Per tutte queste ragioni, la prevenzione è di fondamentale importanza. È necessario adottare tutte le misure necessarie per prevenire la formazione di coaguli, trombi ed emboli, soprattutto nel caso delle persone che presentano una predisposizione maggiore a soffrirne. A questo scopo, si consiglia di adottare le seguenti misure:
- Mobilizzazione il più rapida possibile dei pazienti allettati in seguito a intervento chirurgico o a causa di lesioni.
- Utilizzo di anticoagulanti controllati in persone che presentano fattori di rischio.
- Uso di misure compressive in individui affetti da varici degli arti inferiori.
- Controllo del peso corporeo.
- Realizzazione di attività fisica che coinvolga le gambe in persone con tendenza alla sedentarietà.
Di fronte alla presenza di qualunque sintomo che possa suggerire una tromboembolia, bisogna consultare subito il medico generico o specialista. Un intervento tempestivo può salvare la vita.
Bibliografia
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