La frattura dell’anca è una lesione grave e pericolosa. È la complicanza più grave dell’osteoporosi e, purtroppo, un problema di salute molto comune nelle persone anziane. Secondo le stime, ogni anno si verificano circa 1, 6 milioni di fratture dell’anca, un numero destinato a crescere.
La maggior parte delle fratture dell’anca interessa le persone con più di 80 anni, fatto che complica l’intervento e il recupero del paziente.
Che cos’è la frattura dell’anca?
La frattura dell’anca è una lesione e frattura ossea a carico dell’estremità prossimale del femore. A seconda della posizione, può interessare la testa del femore, il collo del femore, i trocanteri o altri segmenti.
Le fratture che coinvolgono il collo del femore sono intracapsulari, ovvero si trovano all’interno della capsula articolare; in questo caso, nel punto di inserzione tra il femore e il bacino.
Le lesioni trocanteriche e di altri segmenti sono classificate come extracapsulari, poiché non interessano l’articolazione stessa, ma piuttosto la lunghezza dell’osso.
È possibile classificare le fratture dell’anca in base a diversi parametri. Se consideriamo, ad esempio, il grado di spostamento delle strutture danneggiate parliamo di:
- I: frattura incompleta
- II: frattura completa, ma senza spostamento delle strutture coinvolte.
- III: frattura completa con spostamento parziale: il dislocamento è inferiore al 50%.
- IV: frattura completa con spostamento totale.
Cause della frattura dell’anca
Come indicato dalla Mayo Clinic, un forte trauma, come un incidente d’auto o una caduta da una grande altezza, può causare una frattura dell’anca indipendentemente dal sesso o dall’età.
L’età media dei pazienti resta comunque 80 anni, con una maggiore incidenza tra le donne. Ciò è dovuto a una maggiore prevalenza di osteoporosi che rende la donna molto più vulnerabile allo stress meccanico e alle cadute.
Le ossa non sono tessuti immobili: vengono generate e distrutte in base allo sviluppo del corpo e alle necessità fisiologiche. Questo processo prende il nome di rimodellamento osseo. A partire dai 30 anni di età, la distruzione di tessuto osseo supera il tasso di produzione, rendendo le ossa più fragili, porose e deboli.
Pertanto, una persona anziana con osteoporosi ha molte più probabilità di subire una frattura rispetto ad un soggetto giovane. La maggior parte dei quadri clinici si verifica quando la caduta avviene in posizione eretta, producendo così una lesione femorale di maggiore o minore gravità.
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Fattori di rischio
Abbiamo appena detto che essere anziani rappresenta il principale fattore di rischio per la frattura dell’anca. Altri elementi che contribuiscono alla probabilità di subire una lesione grave sono:
- Sesso: le donne perdono densità ossea più velocemente degli uomini, quindi l’80% dei pazienti sono donne. Ciò è dovuto, in parte, al calo nella produzione di ormoni sessuali, come gli estrogeni, in menopausa.
- Osteoporosi.
- Deficit nutrizionale: carenze di calcio o di alcune vitamine possono tradursi in una minore densità ossea durante la crescita e lo sviluppo.
- Alcol e fumo: questi, così come altre sostanze che creano dipendenza, alterano il ritmo di produzione e di usura delle ossa.
Nei soggetti non anziani, l’imprudenza alla guida, il consumo di droghe o tabacco e la mancanza di esercizio fisico sono alcuni degli eventi che possono favorire la frattura dell’anca.
Un episodio di questo questo tipo è invece più raro nelle persone giovani che seguono uno stile di vita sano.
Sintomi
Come indicato nel Manuale MSD, il sintomo più comune è un forte dolore nella zona inguinale dopo una caduta. Se i frammenti ossei si sono separati (lesione di tipo III e IV), non sarà più possibile camminare, reggersi in piedi e nemmeno muovere la gamba interessata.
Se invece la frattura è lieve (tipo I), il paziente potrebbe condurre una vita normale per alcuni giorni, nonostante il dolore. Questo non è però consigliabile, poiché aumenta il rischio di morte, a breve e a lungo termine.
Possibili complicazioni
Secondo le stime, tra il 2 e il 7% dei pazienti muore subito dopo il ricovero. Tra il 6 e il 12% degli anziani che superano questa fase, muore nel primo mese dopo la frattura e fino al 33% nel giro di un anno.
Pertanto la letalità immediatamente dopo la lesione è del 5-10%, che aumenta a 1/3 del totale dei pazienti dopo un anno. D’altra parte, più del 10% dei sopravvissuti andrà incontro a invalidità permanente, senza possibilità di tornare a casa.
Sono, purtroppo, dati sconfortanti. A cosa si deve questa prognosi tanto negativa? Alcune delle complicazioni più comuni sono:
- Formazione di coaguli di sangue nelle gambe o nei polmoni che interrompono il normale flusso di sangue, spesso con esiti letali.
- Ulcere da decubito causata da una lunga permanenza a letto. Può portare a infezioni sistemiche, con conseguenze a volte fatali nelle persone anziane.
- Maggiore perdita di massa muscolare: essendo costretto a letto, il paziente perde massa muscolare, fatto che ostacola notevolmente le possibilità di recupero.
- Infezioni del tratto urinario, polmonite, sepsi.
Diagnosi
Dopo una caduta di una certa entità, occorre chiamare il pronto soccorso soprattutto se la persona è anziana. L’equipe medica eseguirà una radiografia di emergenza per valutare la gravità della frattura. A seconda dell’entità della lesione, sono possibili diversi tipi di trattamento.
La chirurgia dopo la frattura dell’anca
Nonostante quanto abbiamo finora detto, una frattura dell’anca in una persona anziana non è considerata necessariamente la fine della strada. È però essenziale tentare un approccio chirurgico.
Si tratta di un processo molto delicato: come indica la US National Library of Medicine, il recupero potrebbe richiedere fino a un anno. In base al tipo di lesione, si possono realizzare diversi tipi di intervento.
1. Fissaggio con viti
Questa procedura chirurgica utilizza speciali viti metalliche per fissare la frattura femorale. Le viti possono essere fissate ad una placca metallica inserita nell’osso oppure da sole. Aiutano il tessuto a riattaccarsi.
2. Sostituzione totale dell’anca
La testa, il collo del femore e l’incavo dell’osso pelvico vengono completamente sostituiti da una protesi artificiale. Sembra essere l’opzione migliore in quasi tutti i casi, perché associata ad una migliore qualità della vita dei pazienti.
3. Sostituzione parziale dell’anca
In questo caso viene sostituita soltanto la parte danneggiata del femore e non l’intera articolazione. Viene consigliata in quei pazienti che presentano patologie pregresse o che non potranno più riacquistare l’autonomia.
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Frattura dell’anca: una patologia ad alta mortalità
Purtroppo, sebbene sia possibile un completo recupero e un ritorno ad una vita normale dopo un intervento di protesi totale dell’anca, in molti casi, non si potrà realizzare. Questo significa un maggiore rischio di morte precoce.
Al di là della gravità della frattura, occorre tener conto del fatto che in genere la persona è anziana e con altre patologie, condizioni che rendono il recupero difficile e il tasso di mortalità alto.
Bibliografia
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