Si tratta di un problema che interessa soprattutto i bambini (spesso appoggiati dai genitori) e consiste nel non mangiare certi alimenti per capriccio oppure nel mangiare pochissimo.
Il disturbo da alimentazione selettiva può causare molti problemi in futuro, come l’anoressia o la bulimia. Continuate a leggere l’articolo per saperne di più!
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Disturbo da alimentazione selettiva: di cosa si tratta?
È una patologia che comincia in età infantile, quando i bambini evitano o riducono il consumo di alcuni alimenti.
Sebbene i genitori accettino questo comportamento o addirittura lo suggeriscano, magari per non perdere troppo tempo in cucina o per lasciare che siano i bambini a scegliere cosa mangiare, i figli potrebbero andare incontro a una serie di complicazioni nel loro processo di crescita.
Legata ai capricci o ad una cattiva educazione, la sindrome dell’alimentazione selettiva spinge i bambini a mangiare solo ciò che vogliono e a non accettare altri tipi di alimenti che chiaramente non amano.
Nella maggior parte dei casi, gli alimenti “accettati” sono hamburger, patatine fritte, dolci e pizza. Gli ingredienti aboliti, invece, sono la frutta e la verdura.
Molti bambini mangiano cibo spazzatura e non mangiano broccoli, mele o lenticchie nemmeno per idea.
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Bisogna tenere conto del fatto che questo disturbo ha come conseguenza un grave deficit nutrizionale, in quanto il bambino non riceve l’adeguato apporto di vitamine, proteine e nutrienti di cui ha bisogno.
La sindrome dell’alimentazione selettiva potrebbe nascondersi dietro una presunta “libertà” del bambino di mangiare ciò che gli piace. Tuttavia, anche se non vuole mangiare frutta o verdura, dovrebbe farlo per il suo bene e per crescere sano.
Il comportamento alimentare di una persona durante la sua infanzia influenza il suo futuro. Un bambino “difficile” quando si tratta di mangiare, avrà problemi a scuola, si ammalerà più spesso e non crescerà molto in termini di statura.
Il disturbo da alimentazione selettiva è un problema di natura psicologica
Quando si parla di alimentazione selettiva, automaticamente la si associa a un problema nutrizionale e alla mancanza di nutrienti.
Questa sindrome viene relazionata anche alla bulimia e all’anoressia, in quanto richiede aiuto professionale.
È importante, dunque, che i bambini che non vogliono mangiare certi alimenti, nonostante l’insistenza dei genitori, siano seguiti da una terapeuta, il quale dovrebbe collaborare con un nutrizionista e un medico pediatra.
I bambini selezionano il cibo come modo di esprimersi e di comunicare. Tra le righe si legge un problema di fondo che deve essere trattato in maniera adeguata.
Piangere davanti a un piatto di verdure, sputare il cibo se ci sono carote o urlare quando arriva il momento della cena sono tutti comportamenti stressanti per i genitori.
Dato che i genitori non vogliono vedere i figli soffrire, scelgono di cucinare loro solo ciò che accettano. Anche se l’intenzione è buona, in realtà fa più danni che bene.
Il problema non accennerà a diminuire e in poco tempo il menù dei bambini prevederà solo una o due opzioni.
Come riconoscere il disturbo da alimentazione selettiva nei bambini?
È più frequente tra i bambini che non tra le bambine che, oltre a non voler mangiare certi alimenti, presentano altri sintomi:
- Problemi di ansia
- Isolamento sociale
- Comportamenti ossessivi e compulsivi
- Scarsa capacità di adattamento ai cambiamenti
- Irritabilità e sbalzi di umore
- Episodi di pianto o urla incontrollabili
- Deficit nutrizionali e perdita di peso
- Rallentamento nel processo di crescita.
Disturbo da alimentazione selettiva: conseguenze e prevenzione
Anche se non esiste un unico fattore scatenante, c’è da dire che un eventuale rapporto problematico tra genitore e figlio ha un peso non indifferente.
Un modo per esprimere il proprio disagio, per attirare l’attenzione o chiedere affetto è proprio quello di scegliere gli alimenti da mangiare o di piangere davanti al cibo.
Lo stress, le situazioni traumatiche o la mancanza di attenzione da parte dei genitori sono tutte possibili cause di questo problema.
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Tuttavia, anche l’iperprotezione o una situazione in cui i bambini non hanno limiti e possono fare quello che vogliono potrebbero scatenare la sindrome dell’alimentazione selettiva.
Non mettere dei limiti o delle regole ai figli, compensare l’assenza o la negligenza con “eccessiva” libertà e regali sono cause significative di questo disturbo.
Per prevenire i “non mi piace”, “questo non lo mangio” o “non lo voglio” quando arriva il momento del pranzo o della cena, i genitori devono giocare d’astuzia ed essere molto pazienti.
Al primo rifiuto non ha senso ricorrere a minacce o a frasi del tipo “lo mangi perché lo dico io”.
In realtà, è bene sapere che i bambini imitano i genitori e gli adulti che vedono vicino a loro.
Di conseguenza, se la mamma, il papà o il fratello maggiore selezionano il cibo sul piatto o rifiutano di mangiare qualcosa, di sicuro i bambini adotteranno lo stesso atteggiamento.
La dieta della famiglia deve includere tutti i tipi di ingredienti e se qualcuno dovesse seguire una dieta diversa, bisogna rendere partecipi anche i bambini o coinvolgerli nella conversazione.
Provare ricette diverse, realizzare piatti divertenti e colorati o farsi aiutare dai bambini in cucina sono dei piccoli trucchi per insegnare loro a mangiare di tutto.
Dargli da mangiare frutta e verdura fin da piccoli, e non sempre e solo carboidrati, grassi e zuccheri, contribuisce a migliorare la loro salute e il loro sviluppo, oltre ad evitare i disturbi di natura alimentare.
Bibliografia
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